venerdì 2 agosto 2013

Uno vale uno: realtà e implicazioni di un principio di democrazia diretta.

Precedente / Successivo
E la Libertà di pensiero e espressione?
Chi appena conosce un poco il Movimento Cinque Stelle sa che si tratta di una realtà complessa che si è costituita e gravita intorno a Cinque Temi aggreganti e fondativi, per lo più di carattere ambientale. Restano fuori i grandi temi etici e politici e giuridici e storici e di diritto internazionale, dove le stelle aggreganti devono ancora formarsi in un grande dibattito che andrà a formare la cultura politica del Movimento in aree dove non si è ancora formata una posizione comune e che non sarà certo condizionata dalle dichiarazioni, probabilmente distorte o estorte a pochi e ancora impreparati parlamentari assegnati alla Commissione esteri del Senato: sono lì per rappresentare la posizione del Movimento quando una posizione si sarà formata, non per dare e precostituire essi stessi una posizione che il Movimento nel suo insieme non ha ancora espresso. Nell’attesa si dice giustamente che il Movimento è a-ideologico, ma alcune dichiarazioni (per come riportate) hanno una indebita coloritura ideologica, ad esempio la confusione fra antisionismo e antisemitismo. Una fessura dove non è difficile prevedere il lavoro della Lobby parlamentare, già riunita intorno alla Nirenstein ed ancora rimasta nel nuovo parlamento.

Paolo Bernini
Nel frattempo, tutte le posizioni individuali e personali di altri parlamentari e di attivisti non solo sono “legittime” ma vanno pienamente rispettate, e non certo sconfessate dicendo che “non” rappresentano il Movimento, cosa che vale anche per quelli che sembrerebbero voler sconfessare altri parlamentari: sarebbe perfino contro la costituzione della repubblica oltre che lo statuto del Movimento. E se “uno vale uno”, nessuno vale più dell’altro! Inoltre, siffatte posizioni personali e individuali possono costituire una ricchezza per il Movimento, fungendo da base di discussione per tutti gli altri parlamentari Cinque Stelle, che sono legati ad un vincolo assoluto di rispetto l’uno per l’altro e tutti verso il Movimento ed anche i loro Fondatori. Giustamente, nella fase attuale, i Portavoce spiegano agli Attivisti che essi si regolano accettando di parlare con tutti, anche con l’ambasciatore israeliano, iperattivo, che vorrebbe portare anche i Cinque Stelle nel solco della prassi parlamentare della Nirenstein, ora definitivamente stabilitasi in Israele, dopo aver fatto nel parlamento italiano unicamente o prevalentemente gli interessi dello Stato di Israele. Non vi è però dubbio che i parlamentari pentastellati incontrerebbe anche iraniani, hizbollah, hamas e quanti altri chiedessero di incontrarli, soprattutto e quanto più sguarniti di forza lobbistica. Che i palestinesi da oltre 100 anni siano stati cancellati e oscurati è cosa nota a chi sa di storia specifica delle questioni connesse. Sentire non significa poi condividere e sono certamente incaute alcune dichiarazioni rilasciate e strumentalizzate dalla propaganda sionista, che va cantando vittoria e lanciando insulti e contumelie contro i Padri Fondatori. Dopo i Mastrangelo e le Gambaro, guai a prestare il fianco ai tentativi esterni di dividere il Movimento, dando anche soltanto il sospetto di voler dare addosso alla piena libertà di espressione di un qualsiasi altro parlamentare o di un attivista del Movimento! Co-firmando il ddl Amati, ahimé, i parlamentari del Senato non si sono accorti di essersi dati la zappa sui piedi e di essere caduti in una trappola che teoricamente può portare alla chiusura del blog di Beppe Grillo ed all’arresto di Beppe e Casaleggio!


L’iperattivo ambasciatore israeliano
In questo clima gli interessi lobbistici giocano di anticipo tentando di condizionare il Movimento sui temi ancora non coperti. È in questo contesto che si collocano le manovre sioniste, che come dice Atzmon ormai puntano non già alla semplice Terra Promessa, ma al “Pianeta Promesso”. Vi è da augurarsi che la sortita dell’ambasciatore israeliano, fin troppo abituato a pellegrinaggi di ossequio bipartisan da parte dei parlamentari italiani, mal tollera l’eresia di alcuni parlamentari grillini, guidati da una Luisa Morgantini. Per il diritto costituzionale i parlamentari grillini alla commissione esteri del Senato hanno le prerogative costituzionali che competono loro, ma dal punto di vista politico, in base al principio “uno vale uno”, i singoli senatori non dovrebbero contare più di un singolo attivista, che magari ne sa molto più di loro sugli accordi di Oslo, sui diritti umani, sulla storia della Palestina dal 1882 ad oggi. Vi è da augurarsi che fra i tanti “tavoli di lavoro” del Movimento se ne aprano anche in tema di politica estera e dei cosiddetti diritti umani – sempre più una ideologia di copertura per l’ingerenza e il cambio di governi legittimi – sui quali Beppe Grillo si era già pronunciato con un video you tube sulla distruzione dei villaggi palestinesi da pare degli israeliani: “dopo di me non ci saranno più palestinesi”, questa era l’analisi contenuto in quel video che i parlamentari grillini farebbero meglio ad andarsi a rivedere.

I vilipesi Fondatore del Movimento
Dobbiamo imputare alla proverbiale perfidia sionista il tentativo di porre un cuneo fra il Movimento ed il suo fondatore? E ammissibile che per un verso i portavoce del Movimento in Commissione esteri sembrino essersi lasciati intimidire dall’ambasciatore israeliano che dovrebbe interloquire con la sola Farnesina e per altro accettino senza fiatare la campagna diffamatoria, gli insulti irriferibili di un “portale storico” della ebraismo italiano contro i fondatori del Movimento? Dal modo in cui la “comunità ebraica” sta giocando con il Movimento Cinque Stelle, una forza politica del 25 % che si sta tentando di ingabbiare con tradizionale tecnica lobbistica, sorgono alcune nostre considerazioni fondate sulla analisi di Gilad Atzmon, il quale si ricordi che un ebreo, nato in Israele, dove ha fatto il servizio militare, ma da dove è poi fuggito per le ragioni che spiega nel suo libro. Nel fondamentale capitolo sul concetto di temporalità egli mette in guarda gli ebrei della «diaspora» dal loro identificarsi con lo Stato di Israele e con la sua politica che con “Piombo Fuso” ha aperto a tanti gli occhi che prima tenevano chiusi e sigillati dai media. Dalle dichiarazioni che si leggono sorge qualche dubbio sulla loro appartenenza statuale: abbiamo a che fare con italiani uniti in questo difficile momento a tutti gli altri italiani? O sono cittadini israeliani che stando in Italia hanno principalmente a cuore gli interessi di Israele in guerra permanente da oltre un secolo con tutto il mondo arabo sorto dal dissolto Impero ottomano?

Nessun commento: