mercoledì 11 settembre 2013

Sulle orme di Pierre Piccinin, il belga prigioniero in Siria insieme all’italiano Quirico...

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Per me la “notizia” era ed è quanto il belga Piccinin ha sentito il “dovere morale” di rivelare subito appena liberato: che ad usare il gas su cui tutti assai ipocritamente si scandalizzano sono stati i “ribelli”, non Assad a cui si cerca di addossarglielo in una ricerca del pretesto per una aggressione militare sul modello di quello in Iraq contro Saddam, cui si attribuì il possesso di armi che invece non possedeva affatto. Il mondo fu trascinato in guerra sulla base di una menzogna per la quale nessun governante, nessun organo di informazione ha mai pagato. E la scena sembra ripetersi tal quale con assoluto disprezzo di quel mondo che già una volta è stato ingannato con modalità identiche. Poco si parla di Pierre Piccinin e la scena viene riempito da Quirico che elude la sostanza delle gravissime dichiarazione del compagno di prigionia e si diletta con un lirismo assai fuori di luogo.

Tuttavia, poiché fra gli anfratti del web si scoprono delle verità lasciate nell’ombra, noi useremo questo post per seguire in modo diacronico e sincronico tutte le notizie che riguardano le dichiarazioni di Pierre Piccinin, le sole che interessino, mentre di nessun interesse è il lirismo di Quirico, verso cui i media orientano l’attenzione del pubblico. Sempre più appare strana la modalità del rilascio dei due prigionieri. È stato pagato un riscatto in danaro o sono state date contropartite politiche? Quirico intende o non intende smentire Piccinin? Ha senso che un prigioniero tenti di svalutare ciò che dice il compagno di prigionia dicendo che non è “attendibile”? Pare ovvio che si tratta di prigionieri, le cui dichiarazioni devono essere valutate da un magistrato o dai cittadini che hanno pieno diritto al loro autonomo giudizio politica senza essere imbeccato da giornalisti il cui compito era di coprire la ribellione contro un governo tuttora legittimo?

Seguiremo dunque in tempo reale gli sviluppi. In questo momento sento in diretta l’on. Cicchitto che dà una sua lettura dei fatti che corrisponde a quella che poteva essere la filosofia nostrana di “gladio” e della P2.  Purtroppo, non sono in parlamento e non posso ribattergli in faccia le sue castronerie interessate. Segue per fortuna un intervento di Marta, che dice quel che tutti sappiamo: non siamo un paese indipendente e sovrano, anche se desideriamo tenere la schiena dritta e mandare a casa tutti i servi e traditori parlamentari che ci funestano dal 1945 ad oggi. Sempre continua a farmi riflettere il fatto accertato che Ben Alì, presidente della Tunisia, era un volgare agente della CIA. Quanti ve ne sono ancora di nascosti nelle istituzioni dei paesi “alleati” di Usa e di Israele? Molto vi sarebbe da dire. Continua.

Riprendiamo subito, riportando il brano di un intervista, dove il dilemma torna ad affacciarsi: vi è qualcuno dei due prigionieri che mente? Dicono o non dicono la stessa cosa? Non è un modo di eludere quello di Quirico che ammette di aver sentito - così parrebbe – ciò che Piccinin dice, e dunque non lo smentisce, ma usa il termine “folle”: “è folle dire che...”. Per adesso il mainstream sembra incantato dai toni lirici melensi del sostenitore dei piani eversivi contro il legittimo governo siriano, che racconta ma non dice ciò che interessa sapere soprattutto: sono stati o non sono stati i ribelli ad usare il gas? Non è forse egli reticente di fronte a ciò che invece Piccinin sente il dovere morale di dire giacché la guerra incombe di minuto in minuto? Di fronte ad un pericolo imminente che senso ha prender tempo? Ecco il brano di una intervista che già affronta il problema da altri taciuto:

D. Domenico Quirico, il giornalista italiano liberato in Siria, ha smentito seccamente il suo compagno di cella, Pierre Piccinin, secondo cui il gas sarebbe stato usato dai ribelli. Lei che cosa ne pensa?

R. Questa è una questione che riguarda soltanto Quirico e Piccinin. Non ho nulla da commentare su una vicenda che assume toni più privati che pubblici. (Fonte)

Solo che qui di “privato” non vi è proprio nulla. Si tratta di una guerra per la quale stiamo già soffrendo tutti quanti.

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