domenica 1 novembre 2015

11. Letture: Ernesto MARZANO: «Israele, il killer che piange», Aracne 2015.

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È un libro alquanto diverso con quelli descritti nelle ultime due schede. Si potrebbe dire scollegato. Devo perciò spiegare la ragione per la quale, sia pure con una certa fatica l’ho già letto in buona parte. Intanto, a dimostrazione del «potere ebraico» che non esiste o di cui almeno non si deve parlare, occorre premettere che il libro ha avuto la “gloria” di essere boicottato, allo stesso modo e dagli personaggi che in Roma hanno boicottato per ben due volte Ilan Pappe, una prima volta alla Prima Università, alla Sapienza di Roma, dove nel gennaio 2009 avrebbe dovuto tenersi un Seminario sulla guerra israelo-palestinese, ed una seconda volta alla Terza Università, credo quest’anno non ancora concluso, dove Pappé avrebbe dovuto tenere una conferenza organizzata da docenti di questa vivace Università. Il fatto curioso di questi boicottaggi è che oltre alla illiberalità del non far parlare le persone la “negazione” all’agibilità della Sala avviene all’ultimo momento, dopo che gli inviti sono stati fatto, dopo che ne è stata fatta pubblicità, dopo che i necessari permessi erano stati accordati. Una qualsiasi istituzione, a meno che non sia obbligata per legge o per contratto, ha una sua autonomia e un suo margine di discrezionalità, per cui può decidere di ospitare o non ospitare una determinata manifestazione. Ma è un insulto non solo agli Autori o Conferenzieri, ma all’intero pubblico di cittadini italiani il rifiuto all’ultimo momento di una Sala prima accordata... Io nel caso di questo libro, al quale mi recavo prendendo la macchina, ci ho rimesso una multa e sono infuriato pensando alle cause per le quali sono incorso in una violazione del divieto di transito. In Italia, da parte della comunità ebraica, che si lamenta del BDS, esiste questo pesante, fastidioso, irritante boicottaggio dei diritti costituzionali dei cittadini italiani, che hanno il diritto di vedere ciò che vogliono e ascoltare chi vogliono senza essere posti sotto tutela. Esiste anche il fenomeno inverso, rivelato in un singolo episodio, di cui non fornisco le coordinate per ovvi motivi. Esiste cioè la prassi finanziata dal governo israeliano di mandare in giro per l’Italia, l’Europa, il mondo, i suoi “artisti”, conferenzieri e quanto altro, direttamente e totalmente spesati alla condizione contrattuale che dicano pure o facciano quel che voglio, ma offrendo comunque un’immagine positiva dello «Stato ebraico di Israele»... Richiesto di spiegazioni, impresario anonimamente citato, ha ammesso il fatto, dicendo: “di questi tempi, con la crisi che c’è, trovi uno che ti paga tutto lo spettacolo...”. Chiaro?

Ma veniamo brevemente al libro, sul quale ritorneremo quando occorre. Intanto, malgrado il voltafaccia illiberale della “liberale” Fondazione Einaudi la presentazione si è tenuta lo stesso in una libreria vicina... In uno dei suoi ultimi post, da me tradotto e pubblicato, Gilad Atzmon definisce l’«intifada dei coltelli» una vera e propria “guerra di religione”. Atzmon avverte perciò che bisogna considerare con attenzione il ruolo del “sionismo religioso”, che in Israele è al governo e che è ben diverso dal giudaismo dei Rabbini di Neturei Karta che considerano il sionismo una bestemmia davanti a Dio, in quanto nella loro ortodossia religiosa il nome Israele è un concetto liturgico, un luogo dello spirito, ma non un concreto stato mondano, ottenuto con la pulizia etnica e con l’uccisione quotidiana di palestinesi. Parole ben diverse da quelle dei rabbini che in Israele interpretano alla lettera ciò che si legge nelle pagine di quello che per i cristiani si chiama Antico Testamento e che per non poco fedeli cattolici, anche per non pochi preti, è un testo pieno di crimini e di istigazione all’«odio» e a delitti di ogni genere. Si sa che con il tempo l’esegesi biblica interpreta i testi in modo che siano compatibili ai sistemi giuridici vigenti. Ma se proprio si vuol parlare di “fondamentalismo islamico” si dovrebbe pure ben guardare a quest’altro fondamentalismo “rabbinico”, di cui sempre in Roma, alla Fondazione Basso (che ha resistito ad analogo boicottaggio) si è appreso per bocca di un “giornalista indipendente” israeliano. Il libro di Marzano tratta appunto delle interpretazioni rabbiniche del Vecchio Testamento come prassi abituale della politica del governo israeliano. Da qui un evidente interresse per il quale abbiamo comprato direttamente dall’autore il libro e ne abbiamo intrapreso la lettura, per noi un poco faticosa, anche se riconosciamo al suo Autore un certo talento letterario.

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