martedì 1 marzo 2016

«Bombardare il quartiere generale»: altri casi di “espulsioni” di attivisti storici del Movimento. Le follie dello Staff massonico.

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Nella stessa giornata, oltre al mio (che mi lascia assolutamente sereno d'animo) vengo a conoscenza di altre due “espulsioni” a loro insaputa. È davvero qualcosa di kafkiano quanto accade in un Movimento che nasceva come forma embrionale di democrazia diretta, nel più completo rifiuto del sistema e dei metodi di partito. È il caso di Fabio Castellucci, che ha dato una spiegazione della sua “espulsione” come conseguenza di una serie di critiche fatta dall’interno. Pare ovvio che le critiche, di ogni genere ed anche radicale, in un Movimento democratico debbano essere non solo permesse, ma anche promosse e sollecitate. L'altro caso è di Roberto Motta, che ha rilasciato un'intervista, o meglio è stato sorpreso mentre mangiava da un giornalista della Tv de l'Unità. Il numero e la qualità delle “espulsioni” è tale da consentire la formazione di una sorta di “corrente” tutta interna al Movimento. A ben riflettere la comunicazione anonima, burocratica, immotivata di una “espulsione” da parte di uno «Staff» di assai dubbia legittimità non è certo sufficiente a far cessare le ragioni tutte politiche di adesione ad un Movimento. La partecipazione al Movimento è fatta in primo luogo da un rapporto diretto di conoscenza del Movimento stesso: nessuno ne ha migliore conoscenza di chi vi è stato dentro. Si può non avere più fiducia nel Movimento ed in questo caso lo si abbandona e ci si allontana: è questa la vera “espulsione” che può essere solo una “autoespulsione”. Con il loro atto arbitrario quanti si nascondono dietro la dicitura “Staff di Beppe Grillo” hanno aperto una grave lacerazione dentro il Movimento. Lo Staff è chiamato a render conto dei suoi atti arbitrari non solo ai singoli espulsi, quanto ai cittadini che in nove milioni hanno dato vita al Movimento. A ogni attivista ancora non espulso, ma passibile ad ogni momento di inaspettata espulsione, a capriccio e senza sapere perché, è fatto obbligo, morale, di aprire un dibattito interno. Di questi episodi si sapeva potessero avvenire solo sotto l’imperio dello stalinismo: che appaiano ancora oggi è cosa inaudita e intollerabile. L’episodio analogo che riguardava Gramsci in carcere può essere istruttivo ed è il caso di rivisitarlo. Credo quindi che se verrà accolto l’invito fatto agli espulsi di non lasciare il Movimento potrà avviarsi un’importante fase tutta interna di discussione e contestazione (“Bombardare il quartiere generale”), che farà del bene, non del male, al Movimento tutto. Con la nostra pubblica protesta non è in alcun modo nostra intenzione disaggregare il Movimento, ma al contrario renderlo più forte e più aperto alla libera, sicura e garantita partecipazione dei cittadini, di tutti i cittadini e non degli aspiranti professionisti della politica alla ricerca di candidature e di cariche.

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