domenica 7 dicembre 2008

Sionismo d’assalto: 55. Barbara Mella e il suo ambiente

Come «Informazione Corretta» e altri media presentano Israele, il Medio Oriente e la Palestina: Abu Mazen - Allam - Battista - Bordin - Broder - Buffa - Bush - Calabrò - Casadei - Colombo - Cicchitto - Diaconale - Fait - Fallaci - Ferrara - Fourest - Foxman - Frattini - Guzzanti - Israel - B.H. Lèvy - Lisistrata - Livni - Loewenthal - Amos Luzzatto - Mella - Meotti - Merkel - Morris - Nirenstein - Ostellino - Ottolenghi - Pacifici - Pagliara - Palazzi - Panella - Petraeus - Pezzana - Polito - Prister - Ranieri - Rocca - Ronchi - Ruben - Santus - Schwed - Sfaradi - Shalev - Steinhaus - Sussmann - Taradash - Tas - Teodori - Ulfkotte - Volli - Wiesel -
Cosa si intende qui per Israel Lobby?
«Una coalizione informale di individui e gruppi che cerca di influenzare la politica estera americana in modo che Israele ne tragga beneficio».
Ed in Italia come stanno le cose?
Stiamo cercando di scoprirlo! Con uno sguardo sull’Europa e sui luoghi da dove si tengono i fili.
«Esistono due distinti meccanismi che impediscono alla realtà del conflitto israelo-palestinese di essere giustamente divulgata, e sono i due bavagli con cui i leader israeliani, i loro rappresentanti diplomatici in tutto il mondo, i simpatizzanti d’Israele e la maggioranza dei politici, dei commentatori e degli intellettuali conservatori di norma zittiscono chiunque osi criticare pubblicamente le condotte dello Stato ebraico nei Territori Occupati, o altri aspetti controversi della storia e delle politiche di quel Paese. Il primo bavaglio è l’impiego a tutto campo dei gruppi di pressione ebraici, le cosiddette lobby, per dirottare e falsificare il dibattito politico sul Medioriente (negli USA in primo luogo); il secondo è l’accusa di antisemitismo che viene sempre lanciata, o meglio sbattuta in faccia ai critici d’Israele» (P. Barnard, Perché ci odiano, p. 206).

Ricerche correlate:

1. Monitoraggio di «Informazione Corretta»: Sezioni tematiche. – 2. Osservatorio sulle reazioni a Mearsheimer e Walt. – 3. L’11 settembre: misteri, dubbi, problemi. – 4. Rudimenti sul Mossad: suo ruolo e funzione nella guerra ideologica in corso. – 5. Free Gaza Movement: una sfida al blocco israeliano di Gaza. – 6. La pulizia etnica della Palestina. – 7. Studio delle principali Risoluzioni ONU di condanna a Israele. – 8. Cronologia del conflitto ebraico-palestinese. – 9. Boicottaggio prossimo venturo: la nuova conferenza di Durban prevista per il gennaio 2009. – 10. Teoria e prassi del diritto all’ingerenza. – 11. Per una critica italiana a Daniel Pipes. – 12. Classici del sionismo e dell’antisionismo: un’analisi comparata. – 13. Letteratura sionista: Sez. I. Nirenstein; II. Panella; III. Ottolenghi; IV. Allam; V. Venezia; VI. Gol; VII. Colombo; VIII. Morris; – 14. La leggenda dell’«Olocausto»: riapertura di un dibattito. – 15. Lettere a “La Stampa” su «Olocausto» e «negazionismo» a seguito di un articolo diffamatorio. – 16. La guerra giudaico-cristiana dei nostri giorni. – 17. Jürgen Graf: Il gigante dai piedi di argilla. – 18. Carlo Mattogno: Raul Hilberg e i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia. – 19. Analisi critica della manifestazione indetta dal «Riformista». – 20. Controappello per una pace vera in Medio Oriente. –

Barbara ha un suo blog collegato a HonestReportingItalia, dove mi gratifica di “solito”, “ineffabile” e “immarcescibile”. Fino all’altro ieri non sapevo chi fosse e non ne avevo mai sentito il nome. Da Barbara sono poi giunto al cognome Mella, salvo errore. “Solito” cosa vuol dire? Che io non sono per lei un “ignoto”, come mi sembra vi sia ulteriore conferma. Ebbene gli ricambio la certamente non cortese attenzione non nel senso che intendo esercitarmi e gareggiare con lei nell’arte della contumelia, ma invece nel più produttivo senso dell’osservazione politico-sociologica cui è improntato il mio monitoraggio. Ormai, al punto in cui sono giunto, posso senz’altro ritenere che la Israel lobby esiste non solo negli USA secondo la ricerca di Mearsheimer e Walt, ma esista senza ombra di dubbio anche in Italia. Bisogna però distinguere fra diverse categorie di soggetti fisici, di strutture, di metodi di azione, ecc. Barbara appartiene al livello basso dell’assalto mediatico. Esiste anche un livello dell’assalto fisico racchiuso nella teoria della cinquina, di cui parleremo in altra sede. La funzione dell’assalto mediatico consiste nel lanciare insulti verso persone singole ed isolate. L’assalto è condotto in gruppo attraverso blog e siti abitualente frequentati da consimili, anche se non è impossibile accedervi. Non già per un civile confronto critico ma per una sorta di azzannamento fra cani, dove a farne le spese è in genere il cane randagio, ovvero navigatore solitario, entrato in un canile alieno. Barbara, da me contraccambiata qui con Barbarazza, difesa verbale sottoproporzionata rispetto all’«immarcescibile» a me dato, è qui considerata come inclusiva di una categoria di individui, ai quali non dedicherò singolarmente una scheda.

Versione 1.1
Status: 7.12.08
Sommario: 1. Barbarella nel giudizio di Salamelik. – 2. Barbara Mella nell’Archivo di «Informazione Corretta». – 3. I bambini di Saddam e i bambini di Bush nel materno giudizio di Barbarazza. – 4. Lettera di Barbarazza a Kofi Annan. – 5. I Dossier di Barbara: sull’antisemitismo nell’Università di Torino, capitale del sionismo italiano. – 6. Barbarazza a convegno in quel di Bolzano. –

1. Barbarella nel giudizio di Salamelik. – Affidandoci a Google troviamo uno stringente giudizio di Salamelik su Barbara Mella di cui al link. Ho poco da aggiungere al giudizio critico ed argomentato di Salamelik se non che ho poco voglia di occuparmi di Barbarazza. Tanto più che sempre grazie a Google la trovo in compagnia di Brunello Mantelli, nella cui lista anti-faurisson trovo pure una Barabara Mella la cui professione sarebbe “insegnate in Brunico”. Noto con l’occasione che nella stessa lista si trova un Marcello Pezzetti che ha imbastito a Shlomo Venezia l’ennesima testimonianza. Un Pezzetti di cui per mia disgrazia come cittadino romano leggo che è Direttore di un Museo della Shoah in Roma, un museo che verrà a gravare sulle dissestate casse comunali per 23 milioni di euro, mentre si apprende che le scuole d’Italia sono fatiscenti in Roma non si trovano i soldi per i lampioni delle strade. Esaurito il tempo del colonialismo, qualcuno pensa che si possono occupare e colonizzare le teste degli italiani, grazie anche ad una Lobby parlamentare che fa il paio con quella statunitense. Ma su questo noi siamo pronti a resistere e a contrattaccare con una determinazione ancora maggiore di quella che i palestinesi dimostrano al mondo da 100 anni a questa parte. Barbarazza può lanciare tutti gli insulti che vuole e che restituiamo al mittente, ma non potrò “negare” l’evidenza del Male fatto ai palestinesi dai Sopravvissuti o eredi putativi della Shoah: fanno agli altri ancor più di ciò che lamentano sia stato loro fatto, per giunta senza poterlo accertare in un regime di libero contradditorio. Hir Rodus hic salta, Barbarazza, ne ne hai le gambe!

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2. Barbara Mella nell’Archivio di «Informazione Corretta». – La cosa non mi sorprende e conoscendo il nome era certo di trovarla nell’archivio sei sionisti piemontesi. In fondo, in questa nostra infelice Italia la guerra civile non è mai finita. Vi è stata la fase cruenta sulla quale uno scrittore come Pansa ha squarciato i veli davanti agli occhi di un pubblico che non solo non voleva vedere, ma vuole continuare a tenere gli occhi chiusi. Non si spiegherebbe il notevole influsso che ha il sionismo in Italia se non vi fosse stata l’ideologia della sinistra comunista alla Furio Colombo che ha bisogno di argomenti per demonizzare nella storia d’Europa tutto il periodo storico precedente la sua presa del poter. Il mito della Shoah è un ottimo pretesto. Ma torniamo a noi. Cliccando sul link si trrovano quattro ricorrenze Mella nel «corretto archivio». In questo paragrafo trarremo alcune conlusioni generali su quella che ci appare essere la figura di Barbara Mella, che noi per legittima ritorsione alle offese contenute nel suo blog, ribattezziamo Barbarazza, così come Deborah Fait è per noi Boccuccia di Rosa, non con allusione alla Bocca di Rosa della canzone di un cantautore, dove ci si riferisce ad una casta e benefica prostituta, ma con esclusivo riferimento alla palese volgarità e abituale violenza del linguaggio adoperato. Del resto, Barbarazza e Boccuccia di Rosa giocano in uno stessa squadra, quel del sionismo coloniale e genocida.

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3. I bambini di Saddam ed i bambini di Bush visti da Barbarazza. – Dalla prima voce del 12 marzo 2003 scopriamo che in pratica Barbara Mella è organica a «Informazione Corretta». E chissà che gli ordinari commenti, alquanto volgari, non siano a lei dovuti, a meno di non dover immaginare Angelo Pezzana sempre a scriverli. Si parla di bambini, ma in realtà si parla di Saddam Hussein. Sappiamo come è finita la storia. Di bambini ne sono in verità morti innumerevoli, per lo meno a decine di migliaia, prima della guerra perché le sanzioni all’Iraq colpivano anche i vaccini per l’infanzia. Durante la guerra, basata su menzogne come quelle di Barbara, ne sono poi morti ancora di più per merito dei liberatori e civilizzatori, istigati dalla Israel lobby statunitense e dalla madrepatria israeliana. Sentire Barbarazza che parla di bambini fa una strana impressione. Per giunta pretende di commuoverci con la sua prosa falsa come Giuda. Puah!

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4. Lettera di Barbarazza a Kofi Annan. – Sempre come testo redazionale troviamo il 16 marzo 2003 una “Lettera aperta a Kofi Annan”. Caspita! Quello stesso che qualche mesa fa è stato demonizzato dagli IC per aver fatto visita ad Ahmadinejad insieme a Romano Prodi. È di qualche giorno la notizia che Israele si preparerebbe ad attaccare l’Iran senza la copertura degli USA: diventa chiaro anche a chi vuol restare sciocco quale fosse il senso della manifestazione capitolina di Antonio Polito e Riccardo Pacifici con qualche qualche centinaio di ebrei romani ad applaudire: «ma ce sei o ce fai», dice Barbarazza che rdovrebbe essere una romana di Brunico, dove pare che insegni. L’insulto non è a me, ma al Segretario generale dell’ONU, quello stesso ONU che ha elargito infelicemente ad Israele il suo principale ed unico titolo di legittimazione. Non sembra che Barbarazza sappia trarre le conseguenze da una delegittimazione dell’ONU da parte loro, ma la coerenza logica non è il loro forte. La solita filastrocca sul terrorismo: qualcuno vi caccia dalla vostra casa? Vi lamentate? Siete dei terroristi! Fa parte della strategia mediatica di delegittimazione della resistenza delle vittime aggredite, tacciandole di terrorismo. I sionisti dicono pace ed intendono capitolazione delle vittime, sempre che non sia riscite ad eliminarle fissicamente tutte durante i tempi lunghi del “processo di pace”. Una nota qui riguarda Durban I, quando fu virtualmente equiparato razzismo e sionismo, poco importa il formale boicottaggio della conferenza. L’astuzia barbaresca è di distogliere l’attenzione su ciò che succede in Israele, e sappiamo cosa, per rivolgere l’attenzione sui genocidio che si svolgono in altre parti del mondo. Rivendica il diritto di privacy sul genocidio mediorientale che non dovremmo vedere grazie agli sforzi mediatici di Barbarazza. Puah!

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5. I dossier di Barbarazza: sull’antisemitismo all’Università di Torino, capitale del sionismo italiano. – Perbacco! Ne abbiamo quasi la certezza. Di cosa? Che gli ordinari “corretti ottusi commenti” che leggiamo nel nostro monitoraggio di «Informazione Corretta» siano dovuti alla mano di barbara Mella, forse a stipendio di Angelo Pezzana. Infatti in data 9 maggio 2005 pur cliccando sulla voce Mella della ricraca ottenuta non ne compare il nome. È probabile che sia l’autrice del commento in grassetto. A giudicare dallo stile mi sembra quello frequente in molti altri casi. Congetture e non prove, d’accordo! Ma non siamo mica in tribunale ed il mio non è certo un processo, un’indagine giudiziaria. È solo una ricerca diciamo scientifico-sociologica. Il contenuto è quanto mai risibile e miserabile. Con tipica “furbizia” e falsità talmudica si tenta di imbastire un “antisemitismo” che non c’è, ma che indurrebbe studenti ebrei in Torino a non far uso del loro nome ebreo ed a nascondersi. Forse, si vergognano di portare un nome ebreo. Accanto alla nota categorie degli “ebrei che odiano se stessi” e che sarebbero quelli che non ne vogliono sapere del sionismo, vi sono adesso quelli che si vergognano di loro stessi e del nome che portano. E qui direi che li capisco. Poiché costoro gridano come maiali scannati ad ogni minimo pretesto, chiesi una volta Giorgino se essendo lui ebreo, io potevo dire che lui era un ebreo senza che lui mi tacciasse di antisemitismo. Rispose che lo poteva certamente dire, ci mancava altro, e che lui era fiero di essere ebreo. Meno male! Bisognerebbe dirlo agli studenti di Torino di cui parla Barbarazza nel “dossier” da lei imbastito, dove si apprendono alcuni particolari gustosi. Vengono fuori i nomi torinesi di Ugo Volli e Daniela Santus, loro sì che sono “docenti universitari”, e che docenti! Docenti con i baffi! Pure Daniela con i baffi! Purtroppo, si apprende nello stesso dossier che i due docenti con i baffi non riscuotono molto fra i colleghi per le loro abituali sceneggiate: «è mancata [loro» un sostanziale solidarietà del mondo accademico». Volevano pure la solidarietà! Ma leggiamo ancora il divertente dossier, dove si scopre la mancanza di senso dell’umorismo che è nelle cose che la stessa Barbarazza riporta.

Malgrado le assicurazione della Digos («nessun studente ebreo ha mai denunciato di essere stato costretto a dare nomi falsi»: il tal Amir Peel è stato appositamente convocato, ma sui giornali non si legge di un’accusa che gli sia stata fatta per calunnia), del sindaco («all’università di Torino non c’è il clima delle camice brune»), della stessa associazione “Amici” di Israele che ha imbastito una montatura certamente non amichevole verso gli italiani «Certo non siamo alla vigilia della cacciata…»), si tenta di inscenare il solito vittimismo, colpevoli i soliti antisemiti. Ed in cosa sarebbe consistito il nuovo allarmante episodio di antisemitismo? La Daniele, l’Ugo ed altri organizzano le loro solite pagliacciate sioniste, ma non si accontentano di ritrovarsi fra di loro e di suonarsi e cantarsi indisturbati la loro messa. Pretendono di essere applauditi ed osannati. Ogni forma di distanziamento e distacco critico è una forma di antisemitismo. Voglio qui raccontare una barzelletta, appresa da un gesuita polacco. Sono due amici di cui uno ebreo. L’ebreo chiede in prestito quasi tuto, infine anche lo spazzolino da denti. Al rifiuto in quanto oggetto strettamente personale, l’ebreo grida all’amico non ebreo: antisemita! Sembra una barzelletta, ma è la verità implicita nel dossier di Barbarazza. Si trova la banalità sublime del “diritto di Israele all’esistenza”, ridicolizzata da Noam Chmosky. In contradditorio con Chmosky è però intervistato un gay italiano, Daniele Scalise il quale sentenzia che il problema sono non gli studenti «ma i professori»: per l’istupidimento legalizzato degli studenti ci ha già pensato l’on. Furio Colombo, per i professori ci penserà la Gelmini che sta smantellando la scuola e l’università pubblica italiana: gli insegnanti “buoni” verranno reclutati direttamente in Israele. I pezzi faziosissimi del dossier di Barbarazza pongono il problema della legittimitazione/delegittimazione di Israele, ignorando un dato elementare. Posto che Israele costituisce, malgrado il suo immenso arsenale militare e nucleare, solo una base militare di penetrazione nel Medio Oriente su un territorio ristrettissimo, interamente circondato da genti arabe, solo dai suoi vicini può ottenre, se mai la otterrò, quella legittimità che va cercando. Non la può chiedere a noi italiani che non abbiamo i titoli per concederla a danno di terzi. Elementare da spiegare e comprendere, se i nostri studenti non fossero stati rieducati da Furio Colombo.

Difficile immaginare un’espressione più stupida e priva di senso, o meglio il solo senso enucleabile è il dovere dei palestinesi al suicidio e la legittimazione di ogni insediamento illegale nonché il regime di apartheid, di pulizia etnica, di genocidio avanzante. Tutto questo è stato ribattezzato dalla propaganda sionista come “diritto di Israele all’esistenza”. Andatelo a raccontare non per le vie di Torino, ma ai sopravvissuti della Nakba ed a quelli che rivendicano il diritto di ritornanre nelle case e nei villaggi dai quali li avete cacciati. Tanta faccia tosta dovrebbe suscitare non già antisemitismo, ma una sana indignazione che invece è mancata del tutto. Vogliono proprio lo spazzolino! Non è una barzelletta.

Vi fu pure una interrogazione parlamentare sul nulla di una dichiarazione di tal Amit Peer che dichiarava a un giornale israeliano non di essere stato chiuso in un “cesso” popolato di pulci e parassiti, come è successo in israele al pacifisto italiano Vittorio Arrigoni. Brillano i nomi degli interroganti Del Mastro, Delle Vedove e Chiglia. Per l’italiano Arrigoni non vi è stato un analogo interesse, eccetto il solo on. Fabio Evangelisti, da parte dei parlamentari italiani. Che sia stata una montatura è cosa evidente. La prassi della montatura è sistematica nella propaganda israeliana dal 1948 ad oggi. Un tale sconvilgimento della verità di fatto per cui si pretende che il nero sia bianco e viceversa. È veramente strabiliante ed è cosa che si stenta a credere e riesce difficile comprendere. Il dato interessante in questa vicenda è l’esistenza di una doppia ed equivoca cittadinanza, leggendo qui. Cosa significa e quali problemi ciò comporta? Insomma, per farla breve si è trattato di una calunnia contro il popolo italiano, ormai preso a calci da suoi governati e da strani cittadini con doppia cittadinanza. Era una montatura del 2005 e non ci attardiamo oltre. Se ne possono trovare in rete gli estremi.

Li chiamano “pregiudizi” verso Israele. Ma quali sono questi pregiudizi? La Nakba è un pregiudizio? Le oltre 70 condanne dell’ONU sono un pregiudizio? Sabra e Shatila sono un pregiudizio? Gli omicidi mirati sono un pregiudizio? Il lager di Gaza è un pregiudizio? Gli insediamenti “illegali” sono un pregiudizio? L’occupazione illegale è un pregiudizio? Il processo di immigrazione sionista culminato nell’esporpriazione violenta degli indigeni è un pregiudizio? Che gli arabi sono stati in Gerusalemme cacciati dalle loro case è un pregiudizio? Che vi sono strade per soli ebrei è un pregiudizio? Che i palestinesi vengono massacrati come mosche senza poterne contare neppure il numero è un pregiudizio? Mentre per un singolo soldato israliano magari caduto mentre scendeva dal carrormato si pretende un pronunciamento di solidarietà e di lutto del presidente del consiglio italiano e del presidente della repubblica italiana è un pregiudizio? Barbarazza, ma chi credi di poter prendere per i fondelli? Ma cosa stai a fare in Italia se ti trovi così male in mezzo ad un popolo di “cretini”? Cosa aspetti a scappartene in israele tu e tutta la tua conbricola? Probabilmente avrai anche tu un doppio passaporto. Noi poveri goym ne abbiamo uno solo e dobbiamo per forza restare in Italia, alla quale peraltro siamo profondamente legati.

Dal dossier esce pure il nome della «militante triestina» Deborah Fait, alias Boccuccia di Rosa, che gratifica i cittadini italiani ad un solo passaporto «pidocchi dell’umanità figli di Hitler e di Stalin», colpevoli di avere i summenzionati pregiudizi. Quanto poi ai “figli di Stalin” si può scoprire che in Israele ve ne siano proprio tanti, passati e recenti. Si erano già eserciti tanti nella caccia al contadino russo sotto Stalin ed hanno poi importato le tecniche apprese nella caccia al palestinese. Israele, essendo una colonia che riunisce persone di nazionalitò differenti ma di una comune religione ebraica, è davvero una prezioso serbatoio di talenti, giunti da ogni parte del mondo, ahimé per la loro propria felicità, ma per infelicità degli indigeni palestinesi. Ma anche questo può essere un pregiudizio. Noi stiamo lavorando per superare i nostri pregiudizi oppure per trasformarli in dati di scienza certificati. Si parla tanto e strumentalmente di odio, ma sarebbe il caso di spostare l’attenzione verso l’amore e l’affetto che gli israeliani nutrono verso il mondo arabo e in particolare verso gli israliani. Nei documenti, ad esempio nel libro di Avraham Burg, si apprende che se in Italia si fa fatica a riscontrare le calunnie fabbricate a Tel Aviv, in Israele è giudizio corrente da parte della cittadinanza ebrea che per per un ebreo l’arabo buono è solo «l’arabo morto». Non risulta che siano state fatte inchieste al riguardo da parte delle autorità israeliane né che i giornali italiani se ne siano occupati. Insomma, su una menzogna, una vera e prorpia menzogna di uno studente ebreo con la doppia cittadinanza, si è costruita una montatura proprio mentre si diceva che essa si basava su un dato smentito da tutti i soggetti interpellati, anche di parte ebraico. Allo studente Amit Peer non risulta che nessuno abbia mosso il minimo addebito, la minima censura. Se della stessa cosa fosse stato responsabile uno studente italiano con una sola cittadinanza probabilmente sarebbe già finito in carcere.

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6. Barbarazza a convegno in quel di Bolzano Bolzano. – È da anni che il comune di Bolzano, pieno di privilegi che altri comuni italiani, neppure quelli padani, preme per un suo polo universitario. Nel mio ultimo viaggio in Bolzano ad un convegno internazionale mi sono appena accorto dell’esistenza di questa Accademia, pure promotrice del convegno Rosmini al quale partecipavo: me ne era stata chiesta notizia da un collega tedesco. Non sapevo proprio cosa dirgli. Ma adesso questa Accademia mi appare in una luce sinistra se Barbarazza ha potuto tenervi una relazione, altamente scientifica, come fra poco vedremo. Dall’appello antiaccademico di Mantelli leggo anche il nome: Barbara Mella, insegnante, Brunico. Non so quale università ci sia in Brunico. Come si apprende dalla locandina a far compagnia a Barbarazza erano Emanuele Ottolenghi e Federico Steinhaus. Non lasciamoci comunque condizionare dai pregiudizi e sorbiamoci tutta quanta la Relazione di Barbarazza:
Titolo del convegno:
«Antisemitismo:

politica progressista e risentimento antiebraico»
[Il titolo appare misterioso ed i suoi termini contradditori, ma ovviamente per capirne il senso bisognerebbe aver sentito ciò che si è detto. Qui per adesso ci limitiamo ad analizzare il contributo della Dr. Barbara Mella, per gli altri contributi se li reperiremo in rete, li commenteremo nelle rispettive schede giò dedicate a Ottolenghi e Steinhaus]
Bolzano, 12 novembre 2005
Accademia Europea, Via Druso 1
9,00 – 12,30
Titolo dell’«Intervento con breve discussione conclusiva» della Dr. Barbara Mella, docente:
«La scuola e la questione israeliana-palestinese: esperienze tra ignoranza e pregiudizio»
[È da chiedersi per chi ha fatto le scuole italiane a suo tempo e chi ne conosce abbastanza la realtà odierna perché mai la scuola italiana dovrebbe essere sensibile alla “questione” israeliana-palestinese più che alla questione meridionale, anche se non intendo certo negare l’importanza del “conflitto” e non già della “questione”. In ogni caso pare sospetta una recente iniziativa di una parte sindacale (sic) di voler trattare nelle scuole il conflitto arabo-israeliano. Sembra chiaro che si vogliano indottrinare le scolaresche secondo un’ottica di parte. Ho appena scritto alla UIL Scuola la seguente lettera:

«Leggendo notizie come la seguente: Conflitto israelo-palestinese corso speciale in 9 licei. In aula l’iniziativa della Uil.
mi chiedo quali mai siano diventati i compiti della UIL, ovvero di un sindacato, che dovrebbe occuparsi di stipendi e condizioni lavorative, ma non di didattica.
Trovo assai strana l’iniziativa di tenere corsi di storia contemporanea, su uno dei momenti più spinosi e controversi del conflitto mediorientale. Nutro perfino il sospetto che sia una iniziativa di parte e di indottrinamento fazioso degli studenti, e quindi a danno degli studenti e con estromissione del ruolo e delle prerogative dei docenti, la cui libertà ex artt. 21 e 33 un sindacato dovrebbe invece garantire.

Non è così?»

Quanto poi all’ignoranza ed al pregiudizio occorebbe di chi sia l’ignoranza e il pregiudizio. Lo vedremo avanti nella lettura, suppongo
]

Vorrei iniziare questa mia relazione con una data: maggio 1964. Nel maggio del 1964 Ahmed Shukeiry fonda l’OLP: Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Che cosa significa, esattamente, "liberazione della Palestina?"
[Domanda assai acuta! Pendiamo dalle labbra di Barbarazza per poterlo apprendere.]
Tutti noi, di fronte a questa domanda, risponderemmo: liberazione dei territori occupati, affinché si possa realizzare il legittimo
[Graziosa concessione a fronte della illegittima spartizione della Palestina, che era già dei palestinesi, ma che per strani maneggi dell’Onu appane nato venne spartita. Come se avessero spartito l’Italia, dandone magari una parte ai marocchini che avessero deciso di spostarsi in massa in Sicilia. Tutti i commentatori hanno contestato la legittimità di una deliberazione Onu che spartisse un qualsiasi paese. L’Onu non nasceva per questo, ma per garantire la pace nel mondo e perché non si ripetessero conflitti come quello appena terminato. Lo Statuto dell’ONU recita all’inizio del suo art. 1 che i i suoi fini sono quelli di “mantenere la pace e la sicurezza internazionale”, mentre all’art. 2 aggiunge che «L’Organizzazione è basata sul principio dell’eguale sovranità degli Stati Membri». Stranamente senza neppure sentire la volontà dei palestinesi, abitanti storici della Palestina, il loro paese viene diviso in due, di cui una parte è assegnata agli immigrati coloniali ebrei, che vi fondano un loro Stato, che in 60 anni servirà soltanto per opprimere la popolazione palestinese residuato nei territori da loro non occupati. Il secondo Stato palestinese non ha mai avuto luogo. In genere gli stati si dividono a seguito di guerra civile ed autonomamente costituiscono distinti stati. Una situazione anomale come quella creata dalle potenze in Palestina non si è forse mai presentata nella storia. In Italia, dopo la caduta del fascismo si creò la RSI e l’Italia rimase divisa per due anni. I Palestinesi in pratica si vide privata della maggior parte del suo territorio che venne assegnata a coloni ebrei che vi fondarono un loro stato da cui muovono per incursioni e vessazioni di ogni genere verso gli antichi legittimi abitanti. Un regime di violenza e sopraffazione giustificato in nome della Shoah, ossia di una persecuzione subita in Europa da parte dei tedeschi, ma di cui non erano certo responsabili i palestinesi, che assumono il ruolo di un terzo che dovrebbe pagare le presunte colpe di altri. Una barbarie giuridica mentre si pretende di fondare un nuovo diritto che assicuri per sempre la pace e la giustizia fra i popoli. ]
desiderio dei palestinesi di creare lo stato di Palestina. C’è però un piccolo dettaglio che, nel dare questa risposta, viene regolarmente trascurato: i cosiddetti "territori occupati" sono stati occupati tre anni dopo, nel giugno 1967.
[Quanto è acuta, Barbarazza! È tanto acuta che non riusciamo ad accorgerci di tanto acume. L’OLP è fondato nel 1964, ma la guerra dei sei giorni è del 1967. Se vuole istruirsi gli mando una mia Cronologia n progress dove risalendo nel tempo può arrivare fino al 1789, anno in cui viene proclamata dalla rivoluzione francese l’emancipazione degli ebrei. Evitiamo di proposito di risalire ai tempi biblici, ma riportiamo questo brano di Ilan Pappe: «Secondo le narrazioni palestinesi e sioniste, di una vera e propria “Palestina”, intesa come una coerente unità geopolitica, si comincia a parlare nel 3000 a.C. Da allora, e per 1.500 anni, essa fu la terra dei cananei. Attorno al 1.500 a.C. la terra di Canaan cadde, e non per l’ultima volta, sotto il dominio egizio e poi, a seguire, sotto quello filisteo (1200.975), israelita (1000.923), fenicio (923-700), assiro (700-612), babilonese (586-539), persiano (539-332), macedone (332-63), romano (63 a.C.-636 d.C.), arabo (636-1200), crociato (1099-1291), ayyubide (1187-1253), mamelucco (1253-1516), e ottomano (1517-1917)». I sionisti, come è noto, fecero la loro comparsa nel 1882. «La colonizzazione, per loro, fu parte di quello che definirono “il ritorno” e “la redenzione” del paese, una volta governato dagli israeliti; un governo che però, come dice la cronologia appena riportata, occupa lo spazio di meno di un secolo in una stora lunga cinque millenni». (I. PAPPE, Palestina: quale fururo?, Jaca Book, 2007, pp. 47-48). E dunque, Barbarazza, con appena 3 anni puoi fare ben poco per accampare chissà quali diritti.]
Nel momento in cui nasce l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, l’unico territorio occupato da Israele è lo stato di Israele. Credo che questo renda sufficientemente chiaro quale sia il reale scopo dell’OLP
[Quale? Non lo abbiamo capito! Diccelo! Speriamo che più avanti lo si capisca. Per adesso abbiamo solo capito la tua faziosità vestita da panni seriosi di un convegno poco serioso all’origine.]
– che da parte dell’organizzazione stessa, del resto, non è mai stato negato, né occultato, e quale sfasamento si verifichi regolarmente, allorché parliamo delle vicende di quest’area, tra la realtà "vera" e quella percepita.
[Deve essere un messaggio allusivo rivolta alla ristretta cerchia abitualmente frequentata da Barbara Mella, poiché un estraneo non riesce a capire nulla. Speriamo più avanti di cogliere il senso e la profonda saggezza dell’Autrice del testo.]
E vengo ora al mio ambito specifico, [meno male!] ossia la scuola, [poveri noi!] dove il fenomeno della disinformazione
[e che? l’informazione è quella che può venire da Barbarazza? poveri nostri ragazzi!]
provoca inevitabilmente conseguenze più gravi che altrove: se mettere in dubbio ciò che si è appreso in famiglia, dagli amici, alla televisione, nei giornali può a volte essere difficile, ma rimane pur sempre fattibile, smontare un "l’ho imparato a scuola", "l’hanno detto a scuola", "l’ha insegnato il professore di lettere", "c’è scritto nel libro di storia" è impresa quasi impossibile.
[Ma guarda un po’! È dove vuole arrivare costei? O meglio: adesso arriva lei! Arrivano i nostri! Come se già le scuole non fossero già messe abbastanza male.]
Altra peculiarità dell’ambiente scolastico è quella di essere formato da persone con un alto livello di istruzione e, spesso, di notevole cultura; persone che mai, su qualunque altro argomento, si azzarderebbero a parlare senza essersi prima approfonditamente informate, mai si permetterebbero di ripetere un "sentito dire" senza averne prima verificata l’attendibilità, mai si lancerebbero in giudizi della cui fondatezza non si fossero prima accertate e che tuttavia, quando si tratta di Israele, sono pronte a ripetere senza esitazione qualunque sciocchezza e qualunque menzogna.
[Ecco dove Barbarazza voleva andare a parare. Essendo lei la detentrice della verità vera su Israele è lei che bisogna sentire, non altri. Il guaio, come nel recente caso Valvo, che se qualcuno si mette a chiedere le “prove” di Auschwitz, viene subito sospeso e sui giornali si apre una gogna mediatica. La realtà è esattamente l’opposta a quella paventata da Barbarazza. Per timore, di non subire una sorte analoga a quella di Valvo o Pallavidini o dichiarano di non saper nulla o evitano l’argomento o ripetono le sciocchezze della stessa Barbarazza. Non esiste nessuna verità che meriti questo nome se non la si può attingere, avvicinandosi ad essa attraverso il dibattito ed in contraddittorio. Cosa che sono rigorosamente proibite, quando si tratta di materie come il “cosiddetto Olocausto” o la politica di Israele.]
Vorrei qui citare un dialogo quasi surreale intercorso fra me e un preside che mi aveva precedentemente dato prova di raffinata cultura e profonda sensibilità. Si parlava delle "famose" risoluzioni Onu che Israele non avrebbe rispettato, e io chiedo:
«Ma lei le conosce?»
«Tutti le conoscono!»
«Sì, ma LEI le conosce?»
«Naturalmente».
«E che cosa dicono?»
«E come vuole che faccia a ricordarmene? È passato tanto di quel tempo, in attesa che Israele le rispettasse, che abbiamo avuto tutto il tempo di dimenticarle!»
«Quindi lei non sa che cosa dicono».
«So che Israele non le rispetta: non le basta?»
«Come fa a sapere che non le rispetta se non sa che cosa chiedono?»
«Israele non rispetta le risoluzioni Onu, questo è un dato di fatto e lo sanno tutti». Detta, quest’ultima frase, in tono perentorio e chiudendo con essa la discussione. Chiedo scusa se nel citare questo episodio sono quasi scaduta nel pettegolezzo, ma credo possa essere utile a inquadrare un certo modo di ragionare e di discutere che si incontra abitualmente quando si parla di Israele: non si conoscono le cose che si citano, ma si citano lo stesso.
Venendo ora alla mia esperienza personale, posso dire di avere assistito, da parte dei miei colleghi, ad un totale capovolgimento delle vicende che coinvolgono Israele. Capovolgimento che emergeva regolarmente durante gli esami: interrogati in proposito, gli scolari raccontavano che Israele opprime i palestinesi dopo avere rubato la loro terra, che da quando è nato ha continuato a scatenare una guerra dietro l’altra contro gli arabi per impedire la nascita dello stato di Palestina, che lì vige un regime di apartheid ... E il – o la – collega di lettere assentiva: lo scolaro stava diligentemente ripetendo quanto gli era stato insegnato. Naturalmente, nonostante il disagio che la cosa mi provocava, non potevo intervenire in simili circostanze, così ad un certo punto ho deciso di tenere qualche lezione sulla questione israelo-palestinese. Non saprei dire se il risultato di tale iniziativa sia stato più grottesco o più drammatico: nel corso della lezione, ogni mia affermazione era regolarmente seguita dall’intervento di qualche scolaro che diceva: «Ma la professoressa di storia ha detto tutto il contrario!» Poiché avevo portato documenti sufficienti a dimostrare tutto ciò che affermavo, alla fine gli scolari si sono convinti che quanto dicevo rispondeva a verità; tuttavia il contrasto fra quanto avevano sentito da me e quanto era stato insegnato dalla collega ha creato una confusione tale, che nel tema d’esame più di uno ha scritto che «è una bellissima cosa che sia nato lo stato di Israele, peccato però che per costruirlo abbiano prima dovuto distruggere lo stato di Palestina». Alla fine, grazie alla sensibilità di una delle colleghe di lettere, che era solo disinformata in buona fede, il problema si è potuto risolvere: da qualche anno il tema lo tratto io, anche se non è la mia materia, e gli scolari finalmente escono dalla scuola con le idee un po’ più chiare. Ma naturalmente questo vale solo per le mie classi: da ciò che sento confrontandomi con insegnanti di tutta Italia, posso constatare che la disinformazione – spesso ma non sempre in buona fede – è davvero grande. Vorrei qui riportare, a titolo esemplificativo, una testimonianza che mi è arrivata da Udine: «Mio fratello, 13 anni, studia in terza media. Io sto all'università lontano da casa. Un giorno torno a casa per un paio di giorni e vedo mio fratello che, ad alta voce, ripete la lezione di educazione civica. Esempio di teocrazia: le repubbliche islamiche ed Israele. E giù nello specifico: Israele persegue come suo scopo la liberazione delle terre dall'infedele islamico dopo aver occupato illegittimamente un territorio non suo. Sentito questo sobbalzo, prendo gli appunti di mio fratello e il giorno dopo vado a colloquio dalla prof e le chiedo di dirmi come diavolo avesse fatto a recuperare certe informazioni. Risposta: certe volte, per far passare un concetto e renderlo interessante, bisogna porre l'accento sulle situazioni estreme e più stuzzicanti. Questa visione di Israele è una di queste situazioni. Le spiego che non la penso così, che la situazione è più complessa e che ci sarebbero un sacco di cose da dire prima di liquidare tutto con: Israele è in realtà uno sviluppo del fondamentalismo religioso. Il giorno dopo in classe, lezione sull'imperialismo americano e gli interessi degli Usa in Israele...».

Un altro esempio di come la disinformazione si diffonda nella scuola è quanto da me trovato, circa tre anni fa, nel sito warnews, sito frequentatissimo da insegnanti e studenti, essendo forse l’unico a fornire notizie dettagliate su tutte le decine di conflitti in atto nel mondo, e non solo dei due o tre che fanno abitualmente notizia nei mass media. Citerò alcuni passaggi del capitolo dedicato al conflitto israelo-palestinese (v. allegato 1), segnalando gli errori più grossolani.
"Il conflitto mediorientale inizia nel 1948, con l'autoproclamazione dello Stato d'Israele": in realtà la nascita dello stato di Israele era stata decisa da una risoluzione Onu
"e la conseguente guerra con tutti i Paesi arabi confinanti": la guerra in realtà è stata scatenata dai Paesi arabi, allo scopo di distruggere lo stato di Israele e impedire la nascita di quello di Palestina
"durante la quale l'esercito israeliano (armato e finanziato dagli Usa) ha occupato tutti i territori che l'ONU aveva assegnato ai Palestinesi per la creazione di un loro Stato": e qui c’è addirittura un totale capovolgimento di quanto accaduto, dato che sono stati Egitto e Giordania a occupare e poi annettere rispettivamente Gaza e Cisgiordania, destinate dall'Onu a costituire lo stato di Palestina (e, per inciso, ne hanno immediatamente cacciato tutti gli ebrei che vi risiedevano). Vengono poi nominate le guerre dei Sei giorni (1967) e del Kippur (1973) e le relative occupazioni senza mai neppure accennare al fatto che queste guerre sono state volute e scatenate dagli stati arabi, e che le occupazioni si sono rese necessarie a scopo difensivo – non dimentichiamo che una sconfitta avrebbe significato la scomparsa di Israele – obiettivo che, come stiamo constatando proprio in questi giorni, non è mai stato del tutto abbandonato (v. allegato 2). Ci viene inoltre raccontato che queste guerre hanno provocato la creazione di 4 milioni di profughi cacciati dai territori occupati, e anche qui la realtà viene pesantemente falsificata: i profughi erano poco più di mezzo milione, una buona parte dei quali, come è dimostrato da documenti di fonte araba, sono stati indotti ad andarsene dagli stessi arabi (v. allegato 3). La cosiddetta "seconda intifada" ossia la guerra terroristica iniziata a fine settembre 2000 (v. allegato 4), viene spiegata così: "Ma tra i Palestinesi lo scontento è progressivamente dilagato, poiché la quotidiana oppressione israeliana è continuata (regime di apartheid per i palestinesi che vivono in Israele e regime di occupazione nei territori)", capovolgendo anche qui la realtà: al momento degli accordi - falliti - di Camp David, il 90% della popolazione palestinese viveva sotto amministrazione dell'ANP, e non sotto occupazione israeliana; quanto agli arabi con cittadinanza israeliana, questi possono accedere, e di fatto accedono, al parlamento e a varie altre altissime cariche. Risparmio il resto che, nella sua monotona opera di falsificazione della storia e della cronaca, rischierebbe di annoiare; aggiungo solo – non senza una discreta dose di orgoglio, che oggi questo testo non si trova più nel sito di warnews: grazie a un mio intervento è stato sostituito con uno, se non proprio equilibrato al 100%, in ogni caso molto meno fazioso.

Se poi passiamo dalla scuola all’università, dobbiamo constatare una situazione se possibile ancora peggiore. Non intendo qui entrare nel merito di quanto insegnato nelle facoltà e corsi di insegnamento che trattano specificamente questo tema, ma vorrei riportare qualche passo di una famosa/famigerata lettera aperta firmata da un centinaio di docenti dell’università di Bologna (v. allegato 5).
«Abbiamo sempre considerato il popolo ebreo come un popolo intelligente, sensibile, forte forse più di tanti altri perché selezionato nella sofferenza, nelle persecuzioni, nelle umiliazioni subite per secoli, nei pogrom e, per ultimo, nei campi di sterminio nazisti. [...]
Oggi, di fronte a ciò che sta succedendo nel territorio israelo-palestinese, sentiamo purtroppo che la nostra stima e il nostro affetto per voi, per il popolo ebreo, si sta trasformando in dolorosa rabbia per quello che state facendo al popolo palestinese. [...] È necessario che vi rendiate conto che oggi voi state facendo ai palestinesi quello che a voi è stato fatto nei secoli passati. Le tragiche vostre esperienze non possono essere state da voi già così dimenticate! Voi li state umiliando, distruggete le loro case, i loro campi, tagliate i loro alberi da frutta, murate i loro pozzi, bloccate le loro ambulanze, li imprigionate, li affamate, li torturate, spadroneggiate nelle loro città, li chiudete in ghetti, traumatizzate gravissimamente i loro bambini, li uccidete. Possibile che non vi accorgiate che state fomentando contro voi stessi un odio immenso, sempre più profondo, carico del desiderio di vendetta? Non è difficile capire che solo gente esasperata, nell'impossibilità di difendersi altrimenti, possa immolarsi per uccidere qualcuno di voi, del vostro popolo che è ormai considerato complice delle repressioni. Noi siamo contro il terrorismo, ma diteci, quale altro modo essi hanno per difendersi? Quali altre armi essi hanno se non le pietre o gli agguati o il proprio corpo? E non avreste voi stessi, nella loro identica situazione, reagito nello stesso modo?» A parte la scarsa conoscenza della lingua italiana di questi docenti della più antica università d’Europa ("ebreo" è sostantivo, e non si può usare con funzione aggettivale parlando di "popolo ebreo") vale la pena di sottolineare il profondo razzismo che permea ogni frase di questa lettera, parlando di caratteristiche – vien voglia di dire "razziali" attribuite a un intero popolo, giustificando sentimenti di ostilità e addirittura il terrorismo nei confronti di questo popolo con le scelte, condivisibili o meno, di un governo, per non parlare del totale capovolgimento dei rapporti di causa-effetto di quanto avviene in Israele, oltre alle falsità in essa contenute e all’assurdità di quel «non avreste voi stessi, nella loro identica situazione, reagito nello stesso modo?» come se gli ebrei non si fossero ripetutamente trovati in situazioni non solo simili, ma anche peggiori, senza per questo diventare terroristi.
E vorrei infine ricordare una serie di episodi recentemente verificatisi.
Università di Pisa, 14 ottobre 2004: il diplomatico israeliano Shai Cohen viene invitato a tenere una lezione alla facoltà di Scienze politiche, nell’ambito del corso di Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-Asiatici del professor Maurizio Vernassa. Accolto da grida quali: "Israele non ha diritto di esistere", o "Il popolo ebraico non esiste: è un’invenzione dell’Occidente", o ancora "Le vostre cose andatevele a fare in Sinagoga", non riesce a tenere la prevista lezione ed è costretto ad andarsene.
Università di Firenze, febbraio 2005: era stato invitato a parlare, presso la facoltà di Giurisprudenza, l’ambasciatore di Israele, Ehud Gol. Al suo arrivo, il Collettivo Politico di Scienze Politiche si era preparato alla contestazione. Sono stati venti minuti di "Israele fascista", "Sharon boia" e "Assassini". Finché il professor Stefano Mannoni, docente di Storia delle Costituzioni Moderne e organizzatore dell’incontro, ha deciso di chiamare la polizia, previa consultazione con il rettore.
Università di Torino, maggio 2005: la professoressa Daniela Ruth Santus, docente di Geografia Culturale, aveva invitato il vice-ambasciatore Eleazar Cohen. La Digos e la polizia erano presenti, ma gli autonomi rimasti fuori dall’aula, oltre agli slogan, hanno lanciato razzi e fumogeni per disturbare la lezione. La stessa professoressa Santus ha subito minacce dirette e anche insulti esposti nelle bacheche di facoltà.
E infine l’episodio forse più grottesco:
Università di Bologna, marzo 2005: l’israeliana Angelica Calò e la palestinese Samar Sakkar, intime amiche da molti anni, erano state invitate insieme per parlare di pace fra i due popoli. Titolo dell’incontro era: "Sotto lo stesso cielo, l’impossibile convivenza?". Ma all’ultimo momento gli organizzatori dell’evento hanno preferito rinunciare per il rischio che si correva. Nella mail inviata ad Angelica Calò l’8 marzo 2005, il giorno prima della conferenza, si leggeva: "Purtroppo ti devo dire che abbiamo dovuto annullare l’incontro a Bologna perché, dopo la forte contestazione subita dall’ambasciatore israeliano all’università di Firenze, ci è stato consigliato di annullare l’incontro, vista anche la situazione nella nostra facoltà". Angelica Calò, per inciso, è una pacifista israeliana che insegna, per propria scelta, anche in scuole arabe e ha fondato un teatro in cui ha voluto ragazzi sia israeliani che arabi, sia ebrei che cristiani, musulmani, drusi, circassi, perché convinta da sempre della possibilità di una pacifica convivenza. Questo, avrebbe voluto andare a dire a Bologna, così come in tutti i posti in cui si è recata a parlare, ma non le è stato concesso, perché israeliana.
E non credo servano altri commenti.

ALLEGATO 1

Testo completo del capitolo relativo alla questione israelo-palestinese precedentemente presente nel sito www.warnews.it con, inseriti, i miei commenti, che hanno indotto i gestori del sito a sostituire il testo con uno meno squilibrato (NOTA: ho lasciato gli errori di battitura dell’articolo di warnews così come erano nel testo originale)

Egregi signori, ho letto la vostra ricostruzione del conflitto mediorientale, e ho notato alcune dimenticanze e alcune sviste, che mi permetto di segnalarvi.

Il conflitto mediorientale inizia nel 1948, con l'autoproclamazione dello Stato d'Israele
avete dimenticato di dire che la nascita dello stato di Israele era stata decisa da una risoluzione Onu.
e la conseguente guerra con tutti i Paesi arabi confinanti,
avete dimenticato di dire che la guerra è stata scatenata dai Paesi arabi, allo scopo di distruggere lo stato di Israele e impedire la nascita di quello di Palestina
durante la quale l'esercito isralesiamo (armato e finanziato dagli Usa) ha occupato tutti i territori che l'ONU aveva assegnato ai Palestinesi per la creazione di un loro Stato.
qui c'è una piccola svista: sono stati Egitto e Giordania a occupare e poi annettere rispettivamente Gaza e Cisgiordania, destinate dall'Onu a costituire lo stato di Palestina, e ne hanno immediatamente cacciato tutti gli ebrei che vi risiedevano.
Con la "guerra dei sei giorni" del 1967
avete dimenticato di dire che anche questa guerra è stata scatenata dagli arabi allo scopo dichiarato di "ributtare in mare gli ebrei", ossia distruggere Israele.
Isralele ha occupato poi anche Gerusalemme est, la striscia di Gaza, la Cisgiordania,
da cui, negli anni in cui erano occupate da Egitto e Cisgiordania erano partiti migliaia di attentati terroristici e incursioni armate in territorio israeliano
le alture del Golan (Siria)
usate per sparare dentro l'orfanotrofio israeliano che si trovava a valle
e il Sinai (Egitto).
vedi Gaza e Cisgiordania.
E nel 1973, ancora una guerra, quella dello "Yom Kyppur",
sempre scatenata dagli arabi, sempre allo stesso scopo.
con cui Israele ha rafforzato le sue posizioni. Queste tre guerre hanno provocato la morte di 100mila palestinesi e la creazione di 4 milioni di profughi cacciati dai territori occupati.
non esattamente: i profughi erano poco più di mezzo milione e quasi tutti, come posso documentare con documenti di fonte araba, sono stati indotti ad andarsene dagli stessi arabi.
Nel 1985
no, nel 1982
Isralele ha occupato anche il Libano del sud,
per difendersi dalle continue incursioni armate
dov'è subito cominciata la resistenza dei guerriglieri Hezbollah.
no: è cominciata la guerra civile fra varie fazioni di palestinesi, guerra civile che ha distrutto la più ricca e civile nazione del medioriente.
Nel territori palestinesi occupati la resistenza è stata organizzata dall'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) di Yasser Arafat,
no: l'OLP è nato nel 1964 quando NON c'erano territori occupati, il che rende perfettamente chiaro che per territori occupati i palestinesi non intendono Gaza e Cisgiordania, bensì Israele. Inoltre il primo comandante dell'OLP non è stato Arafat bensì Ahmed Shukeiri.
resistenza che dal 1987 ha preso la forma dell'Intifada, il lancio di pietre contro i soldati di Tel Aviv. Solo nel 1993, con la firma degli accordi di Oslo, gli Israeliani hanno accettato di ritirarsi da alcuni territori e di permettere la creazione in questi di un Autorità Nazionale Palestinese (ANP), una struttura statuale embrionale, risoltasi con al semplice nascita della polizia palestinese (munita di sole armi leggere).
evidentemente vi sono sfuggite tutte le navi cariche di armi pesanti acquistate dall'ANP.
Ma tra iPelstinesi lo scontento è progressivamente dilagato, poiché la quotidiana oppressione israeliana è continuata (regime di apartheid per i palestinesi che vivono in Israele e regime di occupazione nei territori)
al momento degli accordi - falliti - di Camp David, il 90% della popolazione palestinese viveva sotto l'ANP.
e la speranza di un vero Stato palestinese con capitale Gerusalemme est si è allontanata. Sono così fioriti movimenti armati fondamentalisti come Hamas, che hanno condotto numerosi attentati contro l'esercito e i coloni israeliani.
vi siete dimenticati gli attentati contro i civili israeliani in territorio israeliano.
Si è rafforzata così anche la desta israeliana contraria ad ogni concessione ai Palestinesi,
destra che ha conquistato il potere a Tel Aviv,
la capitale è Gerusalemme, il governo è a Gerusalemme, quindi il potere è stato conquistato a Gerusalemme.
decisa ad interrompere il processo di pace.
altra piccola svista: la destra è andata al governo dopo che Arafat aveva definitivamente affondato il processo di pace a Camp David e dopo mesi di attentati terroristici, durante il governo di sinistra di Barak, così come gli attentati terroristici erano sempre continuati anche durante il governo di sinistra di Rabin.
Cosa che è infatti accaduta nell'ottobre 2000, quando, in seguito ad una provocazione del leader
non era un leader: è stata la guerra scatenata dai palestinesi a farlo diventare tale
estremista
in che senso?
israeliano Sharon, è riperesa l'intifada palestinese,
la guerra, come numerosi dirigenti palestinesi hanno più volte pubblicamente dichiarato, era pronta già da due mesi. Inoltre la visita di Sharon al Monte del Tempio era stata concordata con l'Autorità Palestinese.
repressa nel sangue dall'esercito israeliano, che in due mesi ha ucciso oltre 300 palestinesi,
voi conoscete qualche alternativa contro il terrorismo?
utilizzando contro di loro carri armati ed elicotteri, e bombardando le caserme della polizia di Arafat.
responsabile di organizzare il terrorismo. Avete inoltre dimentcato di dire che l'ANP, da quando esiste, ha speso miliardi di dollari, teoricamente elargiti per migliorare le condizioni di vita della popolazione palestinese, per organizzare e armare il terrorismo, per approntare nuovi libri di testo inneggianti all'odio antiisraeliano e antiebraico e alla distruzione dell' "entità sionista" (lo stato di Israele non è mai menzionato, né compare nelle carte geografiche), per montare programmi televisivi per i più piccoli che istigano al cosiddetto martirio, per istituire campi militari in cui bambini a partire dai sei-sette anni vengono addestrati all'uso delle armi. Eccetera eccetera.
Cordiali saluti
Barbara Mella

ALLEGATO 2

Quelli che seguono sono alcuni articoli della Costituzione di Al-Fatah, reperibili in inglese all’indirizzo internet http://www.fateh.net/e_public/constitution.htm.

Principi fondamentali
Articolo 4 - la lotta palestinese è parte indissolubile della lotta mondiale contro il sionismo, colonialismo e l'imperialismo internazionale
Articolo 6 - I progetti e gli accordi dell'ONU, o quelli di qualsiasi accordo individuale insidiano i diritti del popolo palestinese, sono illegali e rifiutati.
Articolo 7 - Il movimento sionista è razzista, colonialista e aggressivo nell'ideologia, obiettivi, organizzazione e metodo.
Articolo 8 - L'esistenza israeliana in Palestina è un'invasione sionista con una base espansionistica e colonialista ed è un naturale alleato del colonialismo e dell'imperialismo internazionale.
Articolo 9 - Liberare la Palestina e proteggere i suoi luoghi sacri è un obbligo arabo, religioso ed umano.

Obiettivi
Articolo 12 - Completa liberazione della Palestina, sradicamento dell'esistenza economica, politica, militare e culturale sionista.

Metodi
Articolo 17 - La rivoluzione armata popolare è il metodo inevitabile per liberare la Palestina.
Articolo 19 - La lotta armata è una strategia e non una tattica e la rivoluzione armata del popolo arabo palestinese è un fattore decisivo nella lotta di liberazione e nello sradicamento dell'esistenza sionista e questa lotta non cesserà fino a quando lo Stato Sionista non sarà demolito e la Palestina completamente liberata.

Questi articoli si possono leggere oggi nel sito sopra indicato. Ciò significa che nonostante le ripetute promesse di Arafat di cancellarli, e le ripetute assicurazioni di averlo fatto e di avere riconosciuto il diritto all’esistenza di Israele, ciò, in realtà, non è mai avvenuto. Né è ancora avvenuto, a un anno dalla sua morte, con il suo successore Mahmoud Abbas.

ALLEGATO 3

I CAPI ARABI RESERO PROFUGHI I PALESTINESI


Il quotidiano del Cairo AKHBAR EL-YOM, il 12 Ottobre 1963 ricordava: "Venne il 15 Maggio 1948… quello stesso giorno il Mùfti (leader religioso Islamico) di Gerusalemme fece appello agli Arabi di Palestina affinché abbandonassero il Paese, in quanto gli eserciti Arabi stavano per entrare al loro posto…"
Il 6 Settembre 1948, il "Beirut Telegraph" intervistava Emile Ghoury, segretario del Supremo Comitato Arabo: "Se esistono questi profughi, è conseguenza diretta dell’ azione degli Stati Arabi contro la partizione, e contro lo stato Ebràico".
Il 19 Febbrajo 1949, il quotidiano Giordano FALASTIN scriveva. "Gli Stati Arabi che avevano incoraggiato gli Arabi di Palestina a lasciare le proprie case temporaneamente per essere fuori tiro degli eserciti d’ invasione Arabi, non hanno mantenuta la promessa di ajutare questi profughi….".
Da un rapporto della Polizia Britannica al Quartier Generale di Gerusalemme il 26 Aprile 1948:"Ogni sforzo è compiuto da parte degli Ebrei per convincere a popolazione Araba a rimanere, e a condurre insieme a loro una vita normale….."
A Haifa il 27 Aprile 1948 il Comitato Nazionale Arabo rifiutò di firmare una tregua, comunicando ai governi della Lega Araba: "Quando la delegazione entrò nella sala delle riunioni, rifiutò con fierezza di firmare la tregua, e chiese che si facilitassero l’evacuazione della popolazione Araba, e il suo trasferimento nei Paesi Arabi circosrtanti…. Le autorità militari e civili e i vari esponenti degli Ebrei espressero il loro profondo rincrescimento. Il Sindaco di Haifa, Shabtai Levi, aggiornò l’ incontro con un appello alla popolazione Araba affinché riconsiderasse la sua decisione…."
MANIFESTO IN ARABO E IN EBRAICO AFFISSO IL 28 APRILE 1948 dal Consiglio Ebraico dei Lavoratori di Haifa, rivolto ai cittadini Arabi, ai lavoratori, alle autorità:
Da tanti anni viviamo insieme nella nostra città, Haifa. In sicurezza, e in fratellanza e comprensione reciproche. Grazie a ciò, la nostra città è fiorita, e si è sviluppata per il bene dei residenti, sia Arabi, sia Ebrei. Così Haifa è stata di esempio per altre città della Palestina. Elementi ostili non sono riusciti a adeguarsi a questa situazione, e hanno dato origine a scontri, minando le relazioni fra voi e noi. Ma la mano della Giustizia è più forte. La nostra città ora è sgombra di questi elementi, che sono fuggiti temendo per la propria vita. Così, una volta di più, l’ordine e la sicurezza hanno il sopravvento nella città. La strada è aperta per la ripresa della cooperazione e della fratellanza fra i lavoratori, Ebrei e Arabi.
A questo punto riteniamo necessario chiarire nei termini più franchi: siamo persone amanti della Pace! Non c’è ragione per la paura che altri cercano d’instillare in voi. Non c’è odio nei nostri cuori, né astio nel nostro atteggiamento verso cittadini amanti della Pace che, come noi, sono impegnati nel lavoro, e nello sforzo di creare.
Non temete! Non distruggete le vostre case con le vostre stesse mani! Non troncate le vostre fonti di vita. Non attirate su di voi, con le vostre mani, la tragedia, mediante un’ evacuazione non necessaria, e fardelli da voi stessi creati. Trasferendovi, sarete sopraffatti dalla povertà, e dall’umiliazione. Ma in questa città, vostra e nostra, Haifa, le porte sono aperte alla vita, al lavoro, alla Pace, per voi e per le vostre famiglie.

CITTADINI GIUSTI E AMANTI DELLA PACE
Il Consiglio dei Lavoratori di Haifa, e la Confederazione del Lavoro, la Histadrùth, vi consigliano, per il vostro bene, di restare nella città, e di tornare al vostro lavoro normale. Siamo pronti a venire in vostro ajuto, a ristabilire condizioni normali, a assistervi nell’approvvigionamento di cibo, e a aprire possibilità di lavoro.
LAVORATORI: LA CITTA’ CHE ABBIAMO IN COMUNE, HAIFA, FA APPELLO A VOI AFFINCHE’ VI UNIATE NELLA SUA COSTRUZIONE, NEL SUO PROGRESSO, NEL SUO SVILUPPO; NON TRADITE LA VOSTRA CITTA’, E NON TRADITE VOI STESSI. SEGUITE IL VOSTRO INTERESSE, E SEGUITE LA STRADA GIUSTA !
La Federazione Ebràica del Lavoro in Palestina
IL CONSIGLIO DEI LAVORATORI DI HAIFA

ALLEGATO 4

Poiché, nonostante le molte prove contrarie, molti ancora continuano a propagare la favola della "passeggiata di Sharon" come causa della guerra scatenata a fine settembre 2000, ritengo utile riportare alcune dichiarazioni di varie personalità palestinesi.
«Chiunque pensa che questa intifada sia scoppiata per la visita di Sharon al Monte dei Templi sbaglia... questa intifada è stata programmata da molto tempo, da quando Arafat è tornato da Camp David» ha ammesso il ministro per le comunicazioni palestinese Imad Al-Faluji (in un’intervista ad Al Safir del 3/3/2001), ma ancora prima Al-Faluji aveva affermato che questa guerra terroristica chiamata intifada è scoppiata come risultato di una scelta strategica fatta dai palestinesi (intervista al Ayam del 6/12/2000).
Arafat ha cominciato a chiamare i palestinesi alla nuova intifada già nei primi mesi del 2000. Davanti alla gioventù di Al Fatah a Ramallah il 3/4/2000 ha sostenuto che i palestinesi dovranno tornare all'opzione dell'intifada (come riferito chiaramente dal giornale Al Mujahid).
Marwan Bargouti, capo di Fatah in Cisgiordania, ha detto chiaramente già nel marzo 2000: «Dobbiamo iniziare una guerra sul campo di fianco ai negoziati....Cioè un confronto armato.»(sul giornale Ahbar Al-Halil 8/3/2000).
Durante l'estate del 2000 Al Fatah ha costruito 40 campi di addestramento per allenare i giovani palestinesi alla guerra che preparavano.
L'edizione del luglio 2000 del mensile Al Shuhada, distribuito tra le forze di sicurezza palestinesi, recitava: «Dalla delegazione per i negoziati guidata dal comandante e simbolo Abu Ammar (Arafat) al popolo palestinese coraggioso, siate pronti. La battaglia per Gerusalemme è cominciata«. Un mese dopo il comandante della polizia palestinese ha detto al giornale ufficiale dell'ANP Al-Haiat Al-Jadida: «La polizia palestinese guiderà i figli nobili del popolo palestinese quando arriverà il momento del confronto militare.»
Freih Abu Middein, il ministro della giustizia dell'autorità palestinese, ha avvertito: «La violenza è vicina ed il popolo palestinese è disposto a sacrificare volentieri anche 5000 vittime» (Al-hayat Al-Jadida, 24/agosto/2000).
Un'altra pubblicazione ufficiale dell'autorità palestinese l'11 settembre del 2000, 2 settimane prima della passeggiata di Sharon, scrisse: «Noi dichiareremo l'intifada generale per Gerusalemme. Il tempo per l'intifada è arrivato, il tempo per la Jihad (guerra santa) è arrivato.»
Il consigliere di Arafat, Mamduh Nufal disse al francese Nouvel Observateur (1/marzo/2001): «Alcuni giorni prima della visita di Sharon al monte dei templi, quando Arafat ci chiese di essere pronti per lo scontro armato io ero favorevole a delle dimostrazioni di massa, ma mi ero opposto all'uso delle armi, è stata la decisione finale di Arafat di adottare l'uso delle armi e di attaccare civili e militari israeliani con le bombe.»
Il 30/09/2001 Nufal ha spiegato ad Al-Ayam che è stato Arafat che ha emesso personalmente l'ordine ai comandanti del campo di aprire il confronto violento con Israele il 28 settembre del 2000.


ALLEGATO 5



Testo integrale della lettera dei docenti dell’università di Bologna.

Noi sottoscritti docenti dell'Università più antica d'Europa, l'Università di Bologna, di varie ideologie filosofiche e politiche e di vari credi religiosi, consapevoli che il conflitto israelo-palestinese rappresenti oggi uno dei fattori più pericolosi di instabilità e di guerra nella situazione internazionale, firmiamo questa lettera aperta ai militari dell'esercito israeliano quale monito e quale auspicabile contributo alla pacificazione del suddetto conflitto.
Abbiamo sempre considerato il popolo ebreo come un popolo intelligente, sensibile, forte forse più di tanti altri perché selezionato nella sofferenza, nelle persecuzioni, nelle umiliazioni subite per secoli, nei pogrom e, per ultimo, nei campi di sterminio nazisti. Abbiamo avuto compagni di scuola ed amici ebrei, colleghi di lavoro da noi stimati ed anche allievi israeliani a cui abbiamo trasmesso i nostri insegnamenti portandoli alla laurea e che oggi esercitano la loro professione in Israele. Molti di noi sono stati in Israele, a Gaza e in Cis-Giordania nel quadro di missioni culturali o per programmi dell'Unione Europea e conoscono perciò direttamente la situazione. Ed è per questo che oggi, di fronte a ciò che sta succedendo nel territorio israelo-palestinese, siamo spinti a scrivervi perché sentiamo purtroppo che la nostra stima e il nostro affetto per voi, per il popolo ebreo, si sta trasformando in dolorosa rabbia per quello che state facendo al popolo palestinese. E credeteci, tante altre persone dentro e fuori dalla nostra Università che hanno stima per il vostro popolo, oggi provano i nostri stessi sentimenti.
È necessario che vi rendiate conto che oggi voi state facendo ai palestinesi quello che a voi è stato fatto nei secoli passati. Le tragiche vostre esperienze non possono essere state da voi già così dimenticate! Voi li state umiliando, distruggete le loro case, i loro campi, tagliate i loro alberi da frutta, murate i loro pozzi, bloccate le loro ambulanze, li imprigionate, li affamate, li torturate, spadroneggiate nelle loro città, li chiudete in ghetti, traumatizzate gravissimamente i loro bambini, li uccidete. Possibile che non vi accorgiate che state fomentando contro voi stessi un odio immenso, sempre più profondo, carico del desiderio di vendetta? Non è difficile capire che solo gente esasperata, nell'impossibilità di difendersi altrimenti, possa immolarsi per uccidere qualcuno di voi, del vostro popolo che è ormai considerato complice delle repressioni. Noi siamo contro il terrorismo, ma diteci, quale altro modo essi hanno per difendersi? Quali altre armi essi hanno se non le pietre o gli agguati o il proprio corpo? E non avreste voi stessi, nella loro identica situazione, reagito nello stesso modo ?
Militari israeliani! Rifiutatevi di continuare ad opprimere il popolo palestinese. Abbassate le armi. Chiedete a gran voce, con il coraggio che vi dà la vostra fede religiosa, di smettere le violenze. E vedrete che le violenze cesseranno anche dall'altra parte. Se continuerete nella repressione, aumenterà sempre più contro voi stessi la riprovazione del mondo intero, non del solo mondo arabo e non ci sarà un futuro di pace per il vostro popolo. Pensate con la vostra testa, con il vostro cuore soprattutto. Non potete vivere sempre circondati dall'odio e col fucile in mano. Ricordatevi che non state difendendo la vostra Patria ma gli insediamenti dei coloni nei territori palestinesi, il che non è la stessa cosa. Ricordate quanti bambini ed adolescenti sia palestinesi che israeliani sono stati uccisi in questo conflitto. Abbiate il coraggio di rifiutarvi di usare le armi contro i Palestinesi e siamo certi che anche i Palestinesi fermeranno le loro azioni disperate. Qualcuno deve pur muoversi per primo. Ve lo chiediamo per il bene del popolo ebraico, in nome della civiltà e della cultura. Questa scelta potrebbe procurarvi difficoltà, punizioni, pressioni, anche persecuzioni e forse il carcere. Ma solo così potrete ritrovare voi stessi e non vivere più in una continua contraddizione con la vostra coscienza, per il crimine ingiustificabile che state commettendo. Alcuni di voi hanno avuto il coraggio di denunciarlo. A loro va tutta la nostra solidarietà e stima.

Silvio PAMPIGLIONE, -Andrea CANEVARO, Ivano DIONIGI, Giorgio Renato FRANCI, Augusto Palmonari, Santino PROSPERI, Ruggero RESTANI, Pio Enrico RICCI BITTI, Fiorenzo STIRPE, Walter TEGA, Cristina BOARI, Roberta SPADONI, Gabriele CAMPANA, Anna Maria CACIAGLI, Umberto CHERUBINI, Alex PASSI, Bianca Maria PIRACCINI, Alessandro BONGINI, Enrico MORINI Laura CALZÀ, Alessandro ROTTURA, Paolo PARISINI, Roberto ROSMINI, Ignazio MASSA, Massimo MONTANARI, Gualtiero GANDINI, Carlo MELCHIORRE, Antonio González VARA, Marco CHIANI Moreno TOSELLI, Rosario PREZIOSI, Giuliano BETTINI, Silviarosa FACONDI, Stefano IOTTI, Massimo MASI, Giuseppe Nicola MARTINELLI, Fabrizio BONOLI, Tullia GALLINA TOSCHI, Francesca VENTURA, Elena MAESTRINI, Daniele BIGI, Sanzio CANDELETTI, Giancarlo BARBIROLI, Giorgio POLI, Stefano CIURLI, Dario SPELTA, Paolo CIACCIA, Domenico Pietro LO FIEGO, Laura CAVANA Livia VITTORI ANTISARI, Antonio PALAZZI, Renato PASQUALI, Vincenzo BALZANI, Alfonso PRINCIPE, Paolo NEYROZ, Nico STAITI, Costantino MARMO, Varia FORTUNATI, Giuseppe PIAZZA - Pierluigi BERTOLINI, Paolo ZAMBONELLI, Antonio GENOVESE, Concepcion Rubies AUTONELL, Vito Antonio MONACO, Franco RICCI LUCCHI, Lorenzo QUILICI, Ivo MATTOZZI, Maria MALATESTA - Laura LANDI, Felice CARUGATi, Beatrice PASSARINI, Antonietta D'ANTUONO, Antonella TOSTI, Ignazio MASULLI, Anna Rosa BORGATTI, Gabriella SARTINI, Fanny Stefania CAPPELLO, Giovanni NERI, Pier Carlo MONTEVECCHI, Maria Grazia MAIOLI, Guido AVANZOLINI, Stefano GIROTTI, Laura STANCAMPIANO, Antonio Maria MANCINI, Claudio LAMBERTI, Gianni FACCIOLI, Carlo MONTI, Guido RONZANI, Alessandra PAGLIARANI, Francesco CHIODO, Emilio PASQUINI, Roberto ROSSINI, Nicoletta CAVAZZA, Rolando RIZZI, Giancarlo DI SANDRO, Massimo CARLOTTI, Eva PICARDI, Pierluigi LENZI, Rudy LEWANSKI, Maria Lucia GIOVANNINI, Fernando BOLLINO, Gian Piero SPADA, Gaetano BALDI, Gianfranco DI LONARDO, Guglielmo PESCATORE, Anna BADIANI, Claudio PAOLUCCI, Paola ROCCHI, Mario MAZZULLO, Giannino GALLONI, Maria Clara DONATO, iAlessandro ROMAGNOLI, Fiorenzo ALBANI, Alberto VACCHERI, Maria Corinna SANGUINETI, Francesco PEPE, Barbara PECORI, Giovanna SALUSTRI, Gabriella ROCCHETTA, Maria Luisa VANELLI, Giorgio BATTELLI, Raffaella BALDELLI, Paola TAMPIERI, Renato ZANONI, Luigi MORGANTI, Roberta GALUPPI, Fabio OSTANELLO, Massimo TRENTINI, Angelo STEFANINI, Eva PICARDI, Alfonso PRINCIPE, Laura BERTAZZONI, Fausto DISALVO, M. Giulia BATTELLI, Alessandro FAENZA, Andreina ALBANESE, Marco BATTACCHI, Olga CODISPOTI, Maurizio MATTEUZZI
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