domenica 20 settembre 2015

I “70 anni” di Renzi e le sue riforme.

Davvero breve breve. Per i miei Cinque Amici. In famiglia. Pochi giorni fa, il solito Renzi, che a me pare decisamente un “ragazzotto” - termine non offensivo e non querelabile -, se ne è uscito con una delle sue sparate. La riforma del Senato è una cosa indispensabile e... tale che “la si aspetta da 70 anni”. Lo slogan è risuonato più volte nel corso della giornata. Orbene, salvo che io non abbia inteso male, e lo si potrà in seguito verificare, facendo i conti, 70 anni fa significa anno 1945 o 1946, in pratica subito dopo la guerra e ancora prima della convocazione dell’Assemblea costituente e del varo della costituzione vigente.

Che diavolo significa? Che Renzi azzera tutto il lavoro che fu della Costituente? Non è mai esistita una Assemblea Costituente? Mah! Ho detto: breve, breve. Ma poiché una conclusione, un senso compiuto ci vuole sempre, chiudo con un enunciato che illustrerò in altra occasione. Cosa vuol dire tutto questo strombazzare di riforme? Quali riforme? In Grecia si sono venduti il porto del Pireo, le isole... le camicie dei cittadini. Temo che le riforme di cui parla Renzi sono sul piano economico il dispositivo giuridico per il liberismo illimitato: venderanno ogni cosa che è proprietà pubblica di tutti i cittadini, smantelleranno tutti i servizi pubblici, venderanno pure le anime dei cittadini; sul piano politico si vuole il passaggio ad una nuova “dittatura”, subdola grazie all’uso dei media e nei fatti tanto più feroce da far sembrare quella di Mussolini, 70 anni dopo, come un’oasi di liberalismo. Ho detto che si tratta di un enunciato, ma è un enunciato che ho già espresso in piazza Montecitorio a un parlamentare dello stesso partito di Renzi: ha fatto spallucce, ma non ha reagito, sa e riconosce forse che al confronto Mussolini “era più liberale” di Renzi... L’illustrazione, le esemplificazioni, sono a venire per i miei Cinque affezionati e assidui Lettori.

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