sabato 12 settembre 2015

«Il problema Spinoza» e «La questione ebraica». - A proposito del “romanzo“ di Yalom e delle sue finalità.

Dico subito ai miei Cinque Lettori che mi sono appena deciso di scrivere quattro righe su un libro di 450 pagine che ho finito di leggere, per intero e in ogni sua pagina, giusto ieri, mentre aspettavo che mi lavassero la macchina. Non avevo intenzione di scriverne, ma poi mi è venuto in mente l’impegno che ho assunto con me stesso e con i miei Cinque Lettori di onorare l’aggiornamento del blog. Scrivo dunque di getto, con rischio di refusi e dissonanze grammaticali e sintattiche, ma i miei Cinque Lettori questo lo sanno, mentre ai detrattori professionali dico loro, cortesemente, di girare al largo.

Ho un grande interesse per Spinoza, ma non sono uno specialista, ossia una di quelle persone che della loro occupazione su Spinoza ne fanno un vero e proprio mestiere, per tutta la vita, e ci campano con questo “lavoro”, e guai se qualcuno invade il loro campo. Se è così che bisogna fare, allora nella vira ci si può occupare di un solo pensatore, di un solo scrittore, quando invece tutti questi uomini che hanno vissuto nei tempi sono legati fra di loro in una sorta di dialogo permanente che supera il tempo e lo spazio.

Ma veniamo al punto. Se qualche studente desidera istruirsi su Spinoza non cominci con un “romanzo”, quello appunto di Irvin D. Yalom, edito da Neri e recensito - si noti - pure dall’«ebreo» Paolo Mieli, di cui già ricordo altre recensioni “tribali”, per così dire. Vi sarebbe qui da fare un discorso che non facciamo: sull’esistenza o meno di lobbies all’interno di ogni paese e del suo sistema mediatico e culturale. Mi è dispiaciuto vedere in Tv Alessandro di Battista (Cinque Stelle) che stringeva la mano a Paolo Mieli, mentre non è stato egualmente cortese con un alto prelato al quale era stato presentato. Si consiglia ad Alessandro di ascoltare nell’archivio di Radio radicale un inedito Mieli, assai preoccupato per il sostegno ad Israele da parte dei politici italiani... Ricordo Bersani che obiettava la “disumanità” dei posti di blocco israeliani e ricordo in altro momento lo stesso NMieli che si dichiara elettore non del PD, ma di Scelta Civica, e ricordo pur ele sue posizioni sulla Grecia, e ricordo pure la pronta reaziuone di Giarrusso, altro e diverso Cinque Stelle... Ma queste sono “pettegolezzi” al quale prego di non dare importanza, o al massimo sono delle spie, delle indicazioni, di nessuna importanza finchè non vengono inserite in un discorso più ampio che qui non possiamo fare. Il problema, la ricerca da fare (se lo consentono) potrebbe essere: esiste o non esiste in Italia una Israel Lobby?...

Il mio primo ricordo, durevole, di Benedetto Spinoza è il riassunto (non un “romanzo”) che ne fece Antonio Labriola alla fine del XIX secolo, in Appunti, pubblicata dall’Opera omnia che ne aveva intrapreso Feltrinelli in tre volumi di color verde scuro. Poi venne la lettura dei testi spinoziani e il dibattito su di essi... Addirittura un aggettivo (“ebreo”) determinò la chiusura di una casa editrice... Spinoza è autore difficile per la forma che usa, ma meno difficile quando si capisce il suo “problema” (da non confondere con quello di Yalom, che è altra cosa)... Dove dunque vuole andare a parare Yalom in 450 pagine? I “ringraziamenti" per la scrittura del libro, che si leggono nell’ultima pagina, mi fanno pensare alle produzioni cinematografiche hollywodiane, con una lista infinita di nomi e acronimi che scorrono sullo schermo mentre il pubblico esce dalla sala.

Spinoza è un filosofo indubbiamente importante, che determinò gli sviluppi della pensiero dal Seicento ad oggi. Quindi, un grande filosofo. È vero che era “ebreo”, ma la comunità ebraica del suo tempo lo scomunicò con infamia perpetuo e tentò perfino di assassinarlo. Il sorto Stato di Israele non si comporta diversamente di come fanno certi miei compaesani che in una piazza del paese hanno innalzato un monumento a un letterato dai natali ignoti... Lo si vuole per forza nato nel paese, per dare in questo modo importanza al paese... Ho semplificato, ma è la stessa cosa.

Il romanzo di Yalom è subdolo, ingannevole. Certo è un ‘romanzo’ ed a nessuno può essere impedito o contestato di scrivere romanzi. Ma anche un romanzo, che in questo caso non è la ‘verità’ su Spinoza, è possibile cogliere una tesi, quella che il romanziere ha in testa e che con procedimento subliminale vuol trasmettere al lettore. Hollywood esiste per questo. L’industria cinematografica è uno strumento di guerra.

Chiudo con un esempio che non è quello fatto da Yalom, anche se tocca il tema dell’«odio», colonna portante della propaganda israeliana nel mondo. Spinoza nel suo Trattato definisce l’ebraismo come una sorta di religione cultuale dell’odio: io ebreo odio te goy; di riflesso tu ricambi il mio odio con altro odio; ricevo con godimento il tuo odio perché in questo modo te lo restituisco moltiplicato. E siamo già nel Seicento olandese, molto prima che nascessero sia Alfred Rosenberg sia Adolf Hilter, che sono gli altri personaggi del “romanzo” che si svolge in parallelo su due secoli: il Seicento,  quando Spinoza viene scomunicato (cherem) dalla comunità ebraica olandese e il Novecento, dove si immagina un Rosenberg lettore e odiatore di Spinoza in quanto “ebreo”. Qui andrebbe aperta una digressione per dire come Yalom nei processi identitari di un popolo ignora la differenza dall’aspetto meramento biologico da quello prettamente politico. A Carl Schmitt l’Ufficio di Rosenberg negò la patente ideologica nazista al concetto schmittiano del politico perché in esso mancava proprio l’aspetto völkisch, biologico, razziale...

Curiosamente, Yalom nel suo ‘romanzo‘ non percepisce come è proprio nell’ebraismo che prevale l’aspetto biologico sulla componente non già politica ma religiosa. Ne viene fuori una strana religione di cui si accorse subito il filosofo Benedetto Spinoza e se ne accorgerà pure un altro ebreo, di nome, Karl Marx che ne scrisse nella sua questione ebraica, un Marx che non teneva in nessuna considerazione nessuna religione di questo mondo... Gli era stata sufficiente la frequentazione giovanile di Ludwig Feuerbach per chiudere il discorso con qualsiasi religione, e meno che mai con quella “ebraica” che in Occidente dovrà fare i conti con il Cristianesimo e l’Islam: le tre religioni monoteistiche che soppiantarono le religioni “pagane” del mondo antico.

Yalom, volutamente, non coglie il dilemma essenziale: ma l’ebraismo cosa è? Si dice comunemente: una religione e un popolo. Se è una religione, allora la si dovrebbe trattare come una qualsiasi religione, accogliendola o respingendola o ignorandola, secondo i liberi moti della propria coscienza. Ma se è un “popolo”, che deve essere necessariamente caratterizzato ad elementi come territorio, lingua, Stato, sorge il problema di come per secoli un “popolo” possa vivere da “ospite” perpetuo presso altri «popoli», la cui caratterizzazione non è in genere “biologica” ma prettamente “politica”, conclusiva di laboriosi processi di integrazioni fra vinti e vincitori, ma anche immigrati... Chi rivendica per l’eternita la “purezza” della propria discendenza dalla Dodici Tribù si esclude dalla “mescolanza” con altri popoli, che fessi non sono e percepiscono immediatamente il “nemico”, l’alieno, e dunque si difendono...

Stiamo vivendo un processo di “immigrazione”, si blatera ogni giorno del diritto dovere di accoglienza, si parla perfino di integrazione... Insomma, stanno venendo fuori tante belle contraddizioni che oggettivamente minano alla radice l’impianto ideologico messo in piedi dal Tribunale di Norimberga, di cui Yalom pure parla nella parte finale del suo “romanzo” ma senza minimante interrogarsi sulla legittimita di un Tribunali di Vincitori che pretende di processare i Vinti.... quei Vincitori che per primi sganciano la bomba atomica e che meditavano di fare lo stesso con l’alleato e collega sovietico... Ormai lo si sa ed è pure questo un dato storico.

E qui chiudo, ma avendo dato gli spunti necessari i miei Cinque Lettori possono continuare per  conto loro... Ad esempio, il sionismo nasce con Herzl o lo precede? E cosa è propriamente il sionismo? Ed ancora, il “razzismo”, ormai titolo di reato, appartiene unicamente agli “antisemiti” o è insito anche nel “sionismo”, come per ben due volte ebbe a dichiarare l’ONU: nel 1975 con apposita risoluzione assembleare e nel 2001 a Durban 1...Nel “romanzo” si parla di Sabbatei Levi e della sua “falsa” conversione all’Islam... Si pone così il sospetto dell’infiltrazione, della insincerità, della doppiezza, che poi nel XIX andrà ad alimentare l’«antisemitismo», che era inizialmente un movimento politico del tutto lecito... Insomma, sono tanti i problemi che il “romanzo” sfiora, ma senza favorire risposte scomode e perfino proibite.



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