giovedì 10 settembre 2015

Resistere o non resistere davanti al fenomeno “epocale” dell’immigrazione? Questo è il problema...

Il ministro La Russa
Mai come prima in passato vado seguendo il flusso continuo di informazioni che ogni giorno aggrediscono il comune cittadino, il cui tempo non può essere interamente dedicato alla valutazione critica della massa di informazioni che lo aggrediscono e alle puntuali repliche che potrebbero farsi. Ed ove questo tempo lo avesse non sarebbe facile una risposta abile per respingere l’accusa di essere una “bestia” se non ubbidisce alle direttive del capo regime e dei suoi media. Non dimentico mai una definizione sentita da John Pilger: “L’informazione è una emanazione del potere”. La natura e la forma di questa “emanazione” la si vede in tutta la sua chiarezza proprio in questi giorni, mentre è in atto una vera e propria “invasione” che però non si vuol riconoscere per quella che è... Forse perché si immaginano carri armati che ancora non si vedono... Ma non è questo che caratterizza l’invasione...

Insomma, è una vera e propria guerra dell’informazione, dove a sparare sono i media tutti unanimi e concordi nel messaggio / condizionamento con cui bombardare le teste dei cittadini, i quali devono obbedire e uniformarsi alle direttive del regime, del sistema. La classe dirigente, i politici, tutti quelli che in qualche modo comandano appaiono come messi lì da poteri esteri: l’America, la Finanza, le Massonerie, diciamo “potere occulti” che sono immuni alla vanità dell’apparire in televisione, nei talk show... Loro si servono delle debolezze altrui, della loro “vanità”, per meglio esercitare il loro potere.

Davanti al fronte compatto dell’informazione mediatica la capacità di risposta dei singoli cittadini è frammentaria e scoordinata... L’immagine potrebbe essere quella di una folla, di una moltitudine dispersa di fronte ad un esercito regolare, disciplinato e fornito di tutti i mezzi di guerra, inclusi i più sofisticati e mai prima sperimentati. La tecnologia del controllo sociale è essa stessa una scienza e un’industria in pieno rigoglio e attività. Fascismo e nazismo sono una fase ancora preistorica... Si è andati molto ma molto più avanti da allora.

Non penso quindi che questo blog possa essere un argine ad un esercito le cui frecce oscurano il cielo... Ecco, ad esempio, in questo momento a discutere di “immigrazione” mi trovo sul video il “chirurgo” Ignazio La Russa... Chirurgo? Si, perché ricordo una sua analoga apparizione, quando lui era ministro della difesa, e parlava dei nostri aerei che andavano sui cieli di Libia ed erano attrezzati per colpire obiettivi chirurgicamente determinati... Quest’uomo è uno dei massimi responsabili, istituzionali, di quello che successe nella Libia di Geddafi e delle conseguenze stiamo pagando tutti: l’«invasione» di quelli che siamo andato a bombardare... Anziché venire chiamato a rispondere dei suoi atti, dei guai immani che ci ha causato, ha addirittura la faccia tosta di parlarci della “cura” alla malattia che lui stesso ha causato.... 

Questi i tempi, questi gli uomini, questo il clima, questo il regno hobbesiano delle tenebre.

Ma veniamo all’oggetto della riflessione estemporanea annunciata nel titolo. Si parla della «immigrazione» (termine qui dato come provvisorio di un fenomeno ancora alla ricerca del suo vocabolo) come di un processo epocali, inarrestabile, che bisogna - si dice - saper “gestire”, in quanto non lo si può ostacolare...

Come cittadino che cerca di riflettere lui e di far riflettere chi gli vive vicino e con il quale ha possibilità di comunicare in modo diretto, senza dover apparire in un talk show, mi chiedo cosa mai può significare questo modo di esprimersi...

Se si subisce una vera e propria aggressione, si può soccombere se non si ha la forza di respingere l’aggressione o se non si è soccorsi da chi ha a cuore la nostra vita e incolumità.

Se non si ritiene positivo il fenomeno di cui si parla, si ha tutto il diritto di resistere e di respingerlo. E dunque: resistere o non resistere? Con quali mezzi, come, sarà poi un altro discorso che rinviamo ad una successiva estemporanea riflessione secondo una tecnica di scrittura che non è quella della pubblicazione tipografica, cosa che i miei Cinque Lettori che da oggi riprendo a curare dovrebbero ben sapere.

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