giovedì 17 dicembre 2015

La politica estera del Movimento Cinque Stelle e i suoi denigratori. - Il giornalismo in Italia


È Lui!
Lo spunto per questo post è dato da una sortita dell’Unità per la penna dell’ineffabile Rondolino, il cui “odio” verso il Movimento Cinque Stelle cola con il sorriso in ogni sua apparizione televisiva, una sera sì e l’altra pure: l’antipatia e il contrasto verso il Movimento è quanto mai trasparente: in questo consiste il suo... “giornalismo”! Un giornalismo “stracciato” nel senso che Rondolino si straccia le vesti per ciò che Luca osa pensare o gli si attribuisce di pensare: questo scostumato!... E per giunta senza prima aver chiesto il permesso allo stesso Rondolino, o almeno essersi consultato con lui e con la redazione dell’Unità rediviva!... Al di là del fatto specifico e della persona specifica, il problema serio è la natura, il ruolo, la funzione del giornalismo in Italia e nell’Occidente. Nessuno contesta al Fabrizio Rondolino di avere le sue simpatie o antipatie politiche, anzi penso che le sue antipatie politiche producano maggiori consensi al Movimento più di quanti ne tolgano. Ma si comporta da “giornalista” o da “cittadino”? Pensa di informare facendo propaganda e denigrazione? E quale dovrebbe essere la funzione di un “giornalista”? Cosa ci aspetta da lui? Che informi altri cittadini, separando le sue opinioni dai fatti che dovrebbe esporre? Esiste un simile giornalismo in Italia? È mai esistito? E che dire dello scambio frequente della professione di “giornalista” con quella di “politico”? Per non parlare poi del collegamento con i servizi stranieri e con stati esteri... Occorre smetterla di pensare al giornalismo come un servizio reso al cittadino, cui compete il diritto / dovere di concorrere alla formazione della politica nazionale secondo il dettato dell’art. 49 della costituzione. Non per nulla ogni potentato economico, ogni gruppo di pressione, ogni centro occulto di potere ha il suo proprio giornale, o possedendolo direttamente in regime di proprietà privata, con pubblici contributi, o collocando nelle direzioni e redazione i suoi propri uomini e agenti, come in ultimo il caso Udo Ulfkotte rivela apertis verbis. È una realtà che riaffiora con l’«hasbara» israeliana, protetta da nostri PM (magari dei sayanim pure loro), che reprimono ogni critica ad Israele con la scusa della repressione dell’«antisemitismo»... Occorrerebbero nuove leggi che garantiscano per davvero la libertà di pensiero e di espressione, non già dei giornalisti, spesso nella condizione denunciata da Ulfklotte, ma dei semplici cittadini.

A chi appartengono? Per farne cosa?
Data l’ora tarda e una certa stanchezza non vogliamo però lasciarci andare in una facile polemica, demolitrice dell’articoletto in questione, che del resto è tutto ispirato alla presenza di un parlamentare Cinque Stelle ad un convegno che altrimenti non avrebbe avuto nessuna menzione di stampa, come è sempre stato per tutte le iniziative e le manifestazioni solidali con la resistenza palestinese e la causa dell’unità araba. Se mai la funzione di alcune testate è stata quella di demonizzare le manifestazioni pro Palestina o pro Assad,  i convegni di studio e approfondimento, sostitutivi di quella informazione che i media evitano accuratamente di dare, oppure fanno tentativi demonizzanti per impedirli. La “demonizzazione” è il principale esercizio della cosiddetta informazione. Ormai non vi è più nessuna persona che presuma di essere intelligente disposta a credere e far credere all’esistenza di una neutralità ed oggettività nell’informare un Lettore alquanto immaginario e asettico: si scrive o si parla sempre a favore o contro qualcuno o qualcosa, dando per scontato che chi riceve l’informazione sia un vaso (da notte) dentro il quale si può riversare qualsiasi liquame. La lista da fare sarebbe lunga, ma ci riferiamo qui a una conferenza recente, demonizzata mediaticamente, dove si parlava di Siria senza che purtroppo non vi sia stata nessuna presenza di un parlamentare Cinque Stelle, cosa quanto mai opportuna, come pure alla manifestazione romana per l’uscita dalla Nato, organizzata da Giulietto Chiesa, che ha rivolto una interlocuzione proprio al Movimento Cinque Stelle, che ancora - a mio avviso - non ha ancora elaborato una strategia politica complessiva, organica di politica estera... E quando sarà, se sarà, temo che avremo un nuovo colpo di stato, questa volta con gli agenti della CIA e i carri armati della Nato.

Questo apre preliminarmente una riflessione sul ruolo della media della carta stampata (o “carta straccia”, secondo un’espressione usata da Giampaolo Pansa) in particolare. Io consiglierei a un Movimento 5S al governo una legge che non solo abolisce ogni finanziamento pubblico, ma che pone anche un tetto alla pubblicità nei giornali in modo da non far risultare gli introiti pubblicitari oltre a quelli ottenuti dalle vendite... È noto infatti come il peso degli inserzionisti condizioni la libertà e la qualità della stampa, a danno dei lettori e della democrazia nella misura in cui essa ha bisogno di un’informazione libera e indipendente. In un Forum londinese sull’informazione John Pilger ebbe di essa una definizione pregnante. Disse: “l’informazione è una emanazione del potere”. Non stiamo qui a fare delle esemplificazione perché ognuno può metterci da solo i nomi e i volti che vuole.

L’attacco sionista (ebraico, israeliano) lo si può datare ad alcuni anni fa, quando un giornalista israeliano andò a Genova, nella casa di Grillo, per saggiarne gli orientamenti verso Israele. E poiché non vi fu immediato inchino e prosternazione, allora si capì che il Movimento non poteva essere allineato alla stampa e alla politica corrente, bipartisan. Se i parlamentari Cinque Stelle dipendessero dai finanziamenti della lobby ebraica come negli Stati Uniti, dove tutto il ceto politico è a libro paga, da Truman in poi, non vi è dubbio che avrebbero già sottoscritto tutte le dichiarazioni e posizioni che da Israele fossero state inoltrate: questo lobbismo sfacciato non me lo invento io, ma lo si legge nel libro di Alan Hart, appena uscito in italiano. Da noi, un esempio eclatante di questa prosternazione della politica ad Israele è dato da una parlamentare che per tutta la durata del suo mandato, pagato dal popolo italiano, non ha fatto altro che curare gli interessi dello Stato di Israele. E come se ciò non fosse abbastanza probante, terminato il mandato, questa Signora se ne è andata in Israele, assumendone la cittadinanza e con il rischio per noi di vedercela in Italia come ambasciatrice di Israele, magari percependo pure un vitalizio dalla Repubblica italiana.

Quanta al ruolo della stampa, tutta schiacciata su Israele, merita di essere ricordato l’episodio per il quale Gianni Vattimo è continuamente additato come “antisemita”: avendo notato il pressoché totale schiacciamento della stampa su Israele, il filosofo torinese ebbe a dire che a questo riguardo gli sembravano verosimili le pagine dei “Protocolli” che già un secolo fa denunciavano il totale controllo della stampa da parte dell’ebraismo. Apriti cielo! Da allora Vattimo è sempre accompagnato da una cattiva fama, che i media alimentano costantemente. Altra sua battuta fu sulle brigate internazionali, come nella guerra di Spagna, ma questa volta per andare a combattere in Palestina. Qui l’obiezione sarebbe che queste brigate, se mai, le si dovrebbero fare in Italia, per conquistare una vera libertà e indipendenza, ad incominciare dalle menzogne del giornalismo nostrano.

Queste nostre considerazione a margine del testo de “l’Unità”, per mano di Rondolino, si giustificano per il fatto che non avrebbe nessun senso prestare attenzione a un commento e a interpretazioni dello stesso Rondolino ad un convegno al quale non ha partecipato, ma che si è visto comodamente a casa dal video di Libera-tv: lo stesso può fare chiunque andando su Libera-tv! All’albergo di Piazza di Porta Maggiore Rondolino proprio non ci ha messo piede e si è scritto l’articolo standosene a casa o al giornale: un grande giornalismo di inchiesta sul campo! I temi del convegno non sono per nulla nuovi per chi segue questi eventi, o meglio si sono date notizie vere e aggiornate sul conflitto in corso, che invano si possono sentire da Rondolino, magari trasformato in giornalista di guerra, quella vera in Siria, ma che compaiono in riviste specialistiche, come Limes, ripresa da Maurizio Blondet... Ciò che vi era di nuovo, inedito, è stata proprio la presenza di un parlamentare Cinque Stelle: esattamente ciò che rode a Rondolino! Chissà che non vadano prossimamente al governo! L’intervento di Luca Frusone direi è stato abbastanza ampio e sulle generali: riconoscimento della Palestina, ipocrisia occidentale... Niente di particolarmente sconvolgente, se non per Rondolino.

Ma io, fossi in Luca, uno scherzo a Rondolino lo farei, uno scherzo da fargli venire l’itterizia. Organizzerei una bella presentazione alla Camera sul libro di Alan Hart, contro il quale esiste un divieto mediatico di fare qualsiasi recensione: non si deve sapere che il libro esiste in modo che a nessuno venga la tentazione di leggerlo. E non leggendolo si può tranquillamente continuare a ripetere le scempiaggine di un Rondolino, che dimostra di non sapere come lo Stato di Israele è sorto e su quali fondamenti di legittimità si regga ovvero quanto grande è il suo deficit di legittimità democratica, occultato proprio da un giornalismo come quello di Rondolino. È stata impedita, per richiesta della comunità ebraico-sionista-israeliana una presentazione presso l’ANPI, ma non li si è potuto fare presso la Fiera del Libro, che ha emesso una sorta di suo Comunicato (a fronte di quello dell’ANPI) per dire che il libro non ha niente di “razzista” e lo si può tranquillamente leggere e discutere.

Luca Frusone
Fossi io al posto di Luca, inviterei proprio Rondolino a dibattere sul libro, che dovrebbe prima necessariamente leggersi: tutte le sue trite banalità propagandistiche sullo Stato di Israele cadrebbero come castelli di carte e qualsiasi modesto conoscitore della questione palestinese avrebbe facile gioco con lui... il cui sorriso televisivo lascia tutte le sere perplessi quanti lo osservano e lo ascoltano da questa parte dello schermo. Peccato che la televisione non sia interattiva... o almeno non ancora! Probabilmente, molti si asterrebbero dal mostrarsi sullo schermo.

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