martedì 17 maggio 2016

Paolo Becchi: «Federico Pizzarotti, pensaci!».

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L’articolo si trova sul Fatto Quotidiano del 15 gennaio 2016. Tratta della nuova grana per il Movimento 5s costituita dall’avviso di garanzia mandato al sindaco di Parma Federico Pizzarotti e dalla polemica che ne è sorta fra Pizzarotti e i vertici del Non-Partito ovvero del suo Staff. I Lettori di questa serie di post in Civium Libertas hanno sufficienti informazioni per non dover qui riassumere fatti e antefatti. Lo spazio così risparmiato lo riserviamo ad alcune nostre osservazioni militanti di un militante “reintegrato” pienamente partecipe della lotta politica in corso. Se per i tre ricorrenti romani pare evidente e consolidata la strategia dello Staff e dei suoi terminali, ossia di ignorare le persone che hanno fatto ricorso, le loro ragioni, il riconoscimento giudiziario di queste loro ragioni, e quindi nel continuare in una campagna di diffamazione fatta in conclamata malafede, questa strategia non può funzionare con Federico Pizzarotti, con il quale il M5s nasce politicamente, conquistando il primo comune con il simbolo di Beppe Grillo. Ho parlato con alcuni attivisti parmensi per tentare un contatto diretto con Federico, ma mi sono imbattuto in suoi avversari politici nella gestione politica delle cose parmensi. Ho detto loro che non sono in grado di intervenire nello specifico parmense, ma che il mio approccio è di carattere nazionale e riguarda la strutturazione democratica, o meglio non democratica, del M5s. Di fronte alle spinte di chi vorrebbe la creazione di una sigla politica alternativa io obietto che sarebbe facilmente condannata all’irrilevanza, essendo ormai in fase avanzata l’avviamento commerciale del marchio Cinque Stelle. Al contrario, facendo leva sulla visibilità non cancellabile di Federico, diventa possibile una grande opposizione interna e contestativa dell'attuale leadership pentastellata, che si sottrae ai più elementari criteri di democraticità interna, come sempre più confermano i giudici ai quali attivisti delusi, arrabbiati, vilipesi sempre più si rivolgono. Siamo certi che ne sentiremo di nuove e troveremo ancora in Paolo Becchi un attento osservatore.
 AC

Federico Pizzarotti, sindaco di Parma
Ci risiamo. Eppure il Tribunale di Roma, con l’ordinanza che ha sospeso le espulsioni di tre attivisti romani, lo aveva spiegato bene: c’è, nel nostro ordinamento giuridico, un principio costituzionale da cui neanche (lo Staff di) StalinGrillo può prescindere: nessuno può essere punito per una condotta che non è prevista come illecita da una specifica legge né si può essere puniti se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso. Ora, “Non Statuto” alla mano, la condotta presa a pretesto per la sospensione di Federico Pizzarotti non rientra tra quelle che giustificano l’espulsione (previa sospensione) dal M5S, né una tale condotta è sanzionata dal Regolamento (un vero e proprio Statuto) pubblicato sul blog di Beppe Grillo nel dicembre del 2014, regolamento la cui validità è peraltro attualmente al vaglio di due Tribunali della Repubblica italiana in quanto non adottato nelle forme prescritte dal codice civile.

Anche il Regolamento candidature non annovera la condotta di Pizzarotti come passibile di sanzioni, tant’è che esso stabilisce, in modo più “garantista”, che il candidato non debba “aver riportato sentenze o provvedimenti di condanna penale, anche se non definitivi” e quindi non si vede come si possa applicare ad un sindaco, eletto dal popolo – che, è bene ricordarlo, esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato – una disciplina più rigida di quella prevista per il candidato alla carica elettiva… Né varrebbe obiettare che la “grave colpa” di Pizzarotti sia quella di non aver comunicato “allo Staff di Beppe Grillo” – entità anonima ed eterea, priva di qualsiasi soggettività giuridica – la notifica di un avviso di garanzia, visto che tale avviso, per il nostro ordinamento giuridico, ha la sola funzione di informare l’indagato che sono in corso indagini per verificare se ha commesso il reato di cui altri lo incolpano e che ha un significato processuale del tutto avulso da qualsiasi prognosi di colpevolezza (diversamente da quanto previsto per l’avviso di conclusione delle indagini).

Dunque: quale norma impone a Pizzarotti di comunicare ad un soggetto anonimo, lo staff di StalinGrillo, la pendenza di indagini? La risposta è semplice: nessuna. Lo tenga presente Federico Pizzarotti nel valutare l’opportunità di impugnare in Tribunale, così come hanno già fatto altri attivisti del M5S, provvedimenti di sospensione o espulsione ingiusti. Con un occhio alle statistiche: su quattro espulsioni impugnate quattro sono state ritenute illegittime e sospese: una media del 100%. A buon intenditor…

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