mercoledì 7 settembre 2016

42. Letture: a) Maria Elisabetta Lanzone, «il Movimento Cinque Stelle. Il popolo di Grillo dal web al Parlamento» (Edizioni Epoké, 2015); b) Valerio Lo Monaco: Movimento Cinque Stelle: «Dopo Grillo. E dopo Casaleggio, i nodi ancora da sciogliere, i volti che possono riuscirci» (Maxangelo edizioni, Aprile 2016); c) Davide Barillari: «Verso un governo 5 stelle. Il sogno diventa realtà» (Dissensi, maggio 2016).

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Come per le schede precedenti anche per i libri sopra indicati nel titolo del post non si tratta di recensioni in senso tecnico, accademico, ma di mere annotazioni, non ordinate, sequenziali, in corso di lettura. I tre libri mi giungono oggi da Amazon. Ormai, i libri sul M5s, prevalentemente giornalistici, escono sempre più numerosi. Li raccolgo e leggo tutti via via che escono. Sono chiaramente ineguali. Di questi tre, a decidermi per l'acquisto, è stata la data.
Maria Elisabetta Lanzone
Il primo, di Maria Elisabetta Lanzone è del 2015, con una Prefazione di Fulvio Venturino del 23 aprile 2015. Il secondo di Valerio Lo Monaco è dell'aprile 2016 ed è interessante il sottotitolo che indica anche il “dopo Casaleggio”, la cui morte è del 12 aprile 2016. Il terzo, di Davide Barillari, è del maggio 2016, stando alla data di copertina. Di tutti questi tre libri è fatta una scheda comparativa rivolta oltre che ai Sei Lettori di questo blog - Civium Libertas - anche agli iscritti al MU «Movimento Cinque Stelle: Storia, evoluzione, problemi...”, che mi sono deciso a fondare in data 1° agosto 2016, dopo essere stato ripetutamente bannato da un mu intitolato «Parlamento Cinque Stelle, ecc.», il cui proprietario ha un nome poco trasparente: LGM, e non usa dare motivazione dei suoi atti. Non per amore di polemica, ma può essere istruttivo dare un'occhiata al mondo dei meetup che è fondativo e costitutivo dello stesso M5s (da ora in poi sempre così abbreviato). A nostro avviso, in tutta questa pubblicistica, non si potrà prescindere da una data spartiacque che mi vede protagonista insieme a Roberto Motta e Paolo Palleschi, assistiti dall’ex Attivista Avv. Lorenzo Borrè, come i Tre Espulsi dal M5s reintegrati con Ordinanza del Tribunale Civile di Roma uscita il 12 aprile 2016, nello stesso giorno in cui veniva data la notizia della morte di Gianroberto Casaleggio. A questa data se ne aggiunge una seconda, collegata alla prima: il 14 luglio 2016, quando un’analoga Ordinanza del Tribunale Civile di Napoli disponeva il reintegro di 20 attivisti napoletani espulsi ed esclusi dalle Comunarie. Di queste ordinanze ne abbiamo pubblicato il testo integrale e ne abbiamo fatto discorso, al quale si rinvia. I vertici del Non-Partito fanno di tutto per silenziare questi eventi cruciali, ma la storiografia, la saggistica, la pubblicistica non potranno ignorare le Ordinanze che via via si succedono e che finora sono confermative di quella del 12 aprile della Terza Sezione del Tribunale Civile di Roma. A mio avviso, la loro capacita ermeneutica andrà commisurata a questa data spartiacque.

Della prefazione di Fulvio Venturino al libro di M.E. Lanzoni attrae la mia attenzione una frase: «...l’idea di totale eguaglianza fra cittadini e membri del movimento...». In realtà, non è così, e forse non lo è mai stato. Certo, è quel che la propaganda dice, ed anche ciò che in molti credono, ma non è così e lo dimostrano i casi di espulsione e il modo di formazione delle liste. Cercheremo di spiegare questa affermazione sulla base della nostra esperienza... In breve: per un verso la formazione delle candidature ai vari livelli istituzionali è stata una sorta di video gioco all'interno di cerchi magici e di cordate, per altro verso sono stati allontanati cittadini con competenze ben superiori a quelle degli attivisti eleggibili. Il risultato è stato un ceto politico dirigenziale alquanto inadeguato. Al tempo stesso non si è riuscito a sbarrare il passo ad arrivisti dei vecchi partiti che hanno saputo ben superare maglie e filtri di sbarramento. In alcuni casi, a me noti, ma che non voglio citare, lo Staff è stato beffato da quelli che non avrebbero potuto essere candidati se si fossero applicati gli stessi criteri con i quali nelle stesse identiche situazioni sono stati escluse dalle liste e perfino espulsi vecchi fedeli attivisti. Intendiamoci: l’«idea di totale eguaglianza fra cittadini e membri del movimento» è del tutto giusta e condivisibile, ma la sua applicazione è fallimentare nella misura in cui sono di fatto allontanati ed esclusi cittadini competenti, davvero onesti e capaci, nonché disponibili, mentre viene lasciato via libera agli incompetenti e agli arrivisti o avventurieri. In altri termini: per un verso si rivela fallimentare la selezione del nuovo ceto politico, ma ove questa selezione fosse stata fatta nel migliore dei modi resterebbe sempre il contrasto con i principi della democrazia diretta, che comporterebbe la creazione di una miriade di istituti giuridici totalmente nuovi. Non dimentichiamo che l'andare a votare, ossia l'istituto della rappresentanza politica (oggi fallimentare) si è sviluppato in oltre secoli a partire dalla rivoluzione francese. Se davvero la democrazia diretta, che è anche l’altra faccia della frase sopra citata, può essere realizzata, ciò comporta oltre che una forte volontà politica anche una notevole dose di creatività e capacità di innovazione... Cose che ancora non si vedono...

Bastano poche frasi per allontanare dal proseguimento nella lettura di un Libro, o un inizio infelice. Le impressioni possono essere tanto soggettive quanto fallaci, In fondo, vale anche per i libri la massima “de gustibus ne disputandum est”. Sto leggendo insieme e in contemporanea i tre “libri”, passando dall'uno all’altra. Ciò che leggo o non produce nessuna reazione, ma solo un’attesa per trovare il senso del discorso, il messaggio, la tesi o produce reazioni parziali su singole espressione che non sono tutto il libro, ma tradiscono il modo di pensare o di vedere dell’autore. Ripeto le impressioni possono e sono spesso fallaci ed erronee, e se gli Autori menzionati leggono queste mie righe non se l’abbiano a male: ho detto che questa serie del mio blog non sono recensioni in senso tecnico, ossia una valutazione quasi di tipo concorsuale che tiene conto di molti se non tutti i fattori che devono essere considerati e valutati. Sono annotazioni in corso di lettura, note in margine alla pagina.

Ad esempio, nel libro di Valerio Lo Monaco produce a me, Attivista reintegrato, di cui Lo Monaco non mi pare parli, anche se menziona il dopo Casaleggio, e dunque nel momento in cui scrive gli è nota la morte di Gianroberto Casaleggio, avvenuta il 12 aprile 2016. Scrive così alla pagina... che non c’è... Il libro manca di numerazione! È stato stampato in Polonia, a Wrocław, città a me ben nota, e cara...Devo citare senza poter indicare la pagina, ma a p. 2 del capitolo “Il Consenso ora” leggo:
«E infatti tutto il lavoro di proselitismo negli anni è stato portato avanti proprio da facce più spendibili e rassicuranti come ovviamente quella di Grillo e, oggi, quelle di Di Battista e Di Maio. Il primo fenomenale dal punto di vista mediatico, e gli altri due ormai adattissimi ai ruoli istituzionali (politici e comunicativi) che pur competono loro».
È un’analisi, una tesi da dimostrare, o un endorsement? Ma il punto che mi sconcerta di più è l'impiego del termine “proselitismo”. Mi chiedo chi fra i tanti attivisti del M5s si possa sentire gratificato dall’essere qualificato come “proselita”. Personalmente, lo considero un insulto. Dal momento della mia adesione al M5s non mi sono mai sentito un proselita, e nessuno mi ha mai chiamato con questo termine, ma al contrario l'aggregazione che si andava a costituire era nel segno della trasparenza e della consapevolezza critica. Questo per quello che riguarda gli attivisti. Ancora meno giustificato il termine proselita per i semplici elettori che spesso votano il primo partito nuovo che capito per protesta e disgusto verso i partiti esistenti. Non conosco per nulla Valerio Lo Monaco, ma il suo esordio concettuale non mi lascia ben sperare sulle restanti pagine che pure leggerò tutte con diligenza e attenzione. Non condivido poi l’alto concetto che Valerio ha per Alessandro e Luigi... Tutt’al più bravi ragazzi, se si lasciano guidare da chi ne sa più di loro o se sanno a chi rivolgersi per le tante cose che non sanno, ma a riporre sulle loro fragili spalle il destino del Paese credo che sia cosa che spaventi i diretti interessati... Quanto poi a Grillo credo che nell'aprile 2016 un osservatore attento dovrebbe essere in grado di dare un giudizio appunto rapportato alla data del mese di aprile 2016, quando il Comico Estroso va a dire a Pasquale Elia che lui “prima parla” e poi pensa a quel che dice: ne so qualcosa! Avesse almeno letto le Ordinanze che lo riguardavano... Ma non voglio personalizzare troppo. Mi limito a dire che la mia vicenda giudiziaria con Beppe, mi fa conoscere in personaggio tutto mediatico che è ancora il Beppe di Valerio in una luce tutta diversa... Il punto è: uno che scrive un libro fa una rivisitazione critica dei luoghi comuni e dice qualcosa di nuovo? O ripete ciò che già si dice?

E veniamo a Davide Barillari. Mi infastidisce l’esordio. Anziché andare in medias res si preoccupa della captatio benevolentiae: mettetevi comodi! E poi più avanti leggo un elenco di cose fatte ma di cui nessuno si è accorto e che proprio non hanno inciso nel quotidiano di nessuno. Ricordo un ben altro libretto di cose fatte, ma che non cito in dettaglio per non spaventare: le cose realizzate dal fascismo in quattordici anni di effettivo governo, dal 1925 al 1939. Il M5s non è ancora neppure al governo e vanta cose già fatte stando all'opposizione.
(segue)

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