domenica 11 dicembre 2016

Gilad Atzmon: «Twitter si unisce alla purga sionista - Un’intervista a Jo Stowell»

Home | Prec. ↔ Succ.
Gilad Atzmon
È impressionante ciò che si apprende sulla limitazione della libertà di parola in Gran Bretagna. Eravamo, o almeno io pensavo così, che in Inghilterra i governi e la gente avesse una maggiore sensibilità sul tema dei diritti fondamentali, fra cui la libertà di pensiero e di espressione. Certe cose potevano e possono succedere da noi, ma non in Inghilterra, sempre citata come modello da seguire per quanto riguarda il riconoscimento della libertà dei cittadini. Ed era per questo che Atzmon, lasciato Israele, dove era nato, scelse all'età di trent’anni l'Inghilterra come sua nuova patria. E così Ilan Pappe, minacciato e perseguitato in Israele a causa delle sue ricerche, è emigrato in Inghilterra. Ma si tratta forse di un mito stratificatosi nel tempo. L’intervista di Atzmon alla sua amica Jo è perciò illuminante. Detto per inciso, credo di avere un account Twitter, ma non ho mai fatto uso e non so bene se mi è utile o mi interessi o faccia al mio caso. Non sapevo inoltre di questa ulteriore associazione, la CST. Sono così numerose che è impossibile farne un elenco e non è pensabile che possano esistere senza un generoso e cospicuo sostegno di uno Stato estero o di sponsor danarosi con risorse finanziarie illimitate a fronte della libera opinione di cittadini privati che - apprendiamo ora - non dispongono più delle normali protezioni che ogni Stato di diritto dovrebbe garantire.
AC

GILAD ATZMON

Un’intervista a Jo Stowell:
Twitter si unisce alla purga sionista
(26.11.2016)
(Fonte)

Jo Stowell
È iniziata su Twitter una campagna volta ad epurare tutti coloro che dimostrino di avere una posizione critica verso Israele. Il Community Security Trust, l’associazione ultra sionista inglese per la difesa della comunità ebraica in UK, ha recentemente dichiarato che da qualche tempo sta collaborando con Twitter per escludere da questa piattaforma virtuale quelli che in maniera impropria vengono etichettati come “antisemiti”. Suppongo che la libertà di esprimere liberamente su Twitter i propri legittimi pensieri contro la politica di Israele o avverso quella della lobby ebraica internazionale, abbia ormai i giorni contati.

Ma questa strategia servirà a rendere più popolari sia la politica di Israele, che quella della lobbing ebraica globale, tra gli osservatori più attenti della politica internazionale? Ne dubito seriamente.

Ogni giorno appendo che un numero sempre più ampio di account Twitter di miei amici vengono soppressi solamente per il fatto di aver ospitato contenuti di critica verso Israele. L’ultimo, in ordine di tempo, di una lista di attivisti che cresce di giorno in giorno, è quello dell’amica Jo Stawell. Jo è una fotografa geniale, un’avversaria disinteressata della lobby ebraica, è seguitissima su Twitter ed è una grande supporter delle lotte in favore della libertà di pensiero e di parola. Proprio stamattina abbiamo fatto due chiacchiere assieme.

Gilad Atzmon
• Gilad Atzmom: Non posso fare a meno di constatare che un ingente numero di antisionisti sia stato letteralmente cacciato fuori da Twitter a calci nel sedere.

– Jo Stowell: È vero. Credo che ormai la libertà di parola nel Regno Unito sia sostanzialmente una pura e semplice illusione. Fin dalla nascita i cittadini inglesi vengono educati a pensare ed agire secondo la narrazione rassicurante del pensiero politico mainstream. Chiunque si discosti minimamente dal tracciato di questo pensiero dominante viene immediatamente accusato di essere un radicale, un razzista, un fascista o un Nazi; un membro dell’estrema destra o della estrema sinistra, un marxista o un comunista , un antisemita, un islamofobo e perfino un pazzo lunatico. Sembra che le persone abbiano una reazione contraria e viscerale, quando qualcuno osa fare qualche domanda sul perché gli israeliti sionisti siano gli unici nel mondo ai quali sia permesso di sostenere una politica rigorosamente nazionalista. La realtà è che sulla politica sionista israeliana e sul potere che essi esercitano in UK, non ti è assolutamente permesso chiedere conto di nulla. E la reazione che Twitter ha avuto nei miei confronti rappresenta una prova inoppugnabile di tutto ciò che sto dicendo. Chiunque sfidi o metta in discussione l’ordine percepito e prestabilito della edulcorata realtà è bannato senza troppi complimenti da Twitter e in qualche caso perfino arrestato o bullizzato e sottoposto a pesanti abusi (incluse le minacce fisiche). Dal mio punto di vista, contro questi abusi la polizia inglese è completamente impotente e per certi aspetti, in ragione della propria inerzia, perfino complice.

• GA: Ci potresti dire qualcosa in merito alla collaborazione tra Twitter e questa associazione ultra sionista, la Community SecurityTrust?

Jo Stowell
– JS: La prima volta che mi son resa conto della collaborazione tra Twitter e il CST è stato quando un trolls anonimo e piuttosto aggressivo, ha preso di mira i miei tweets taggandoli assieme al CST e al dipartimento di polizia di Barnet e quello della Polizia Metropolitana. In seguito, più o meno all’una di notte,  ho ricevuto una telefonata da un individuo della Barnet Police Station (che guarda caso è proprio quella vicina alla sede principale della Comunity Security Trust) il quale mi parlava definendomi insistentemente quale antisemita. Sono rimasta letteralmente shoccata dall’atteggiamento di questo tale il quale si era qualificato in maniera abbastanza approssimativa come un ufficiale tutore della legge. Inoltre, se questo fosse stato davvero un intervento sanzionatorio ufficiale, perché non mi era stato notificato dalla stazione di polizia di competenza del mio quartiere? Questo presunto ufficiale aveva modi altezzosi, spregiativi e poco professionali, e mi ha sbattuto il telefono in faccia proprio mentre cercavo di spiegargli le differenze tra antisemitismo ed antisionismo. È chiaro che costui non fosse affatto un individuo imparziale e col suo atteggiamento sprezzante mostrava di non avere alcuna intenzione di stare a ricercare la verità dei fatti. Qualche giorno dopo, comunque, vennero a farmi visita proprio gli agenti del distretto di polizia di competenza del quartiere nel quale risiedevo, i quali mi notificarono che il Community Security Trust aveva inoltrato delle lagnanze nei miei confronti. Costoro sostenevano che attraverso i miei tweet, io stessi diffondendo odio razziale. Chiesi ai poliziotti di evidenziarmi in quale modo i miei tweet avessero potuto ledere questa associazione, delucidazioni che gli stessi agenti di polizia non mi hanno saputo dare. Ho anche chiesto ai poliziotti di darmi il nome di un loro socio al quale in caso di offese da me non volute potessi in qualche modo chiedere scusa  e però spiegare anche i motivi per i quali io contesti la politica dello stato israeliano. Ma loro mi hanno detto di non avere nessun nome o riferimento da darmi e che se ne lavavano le mani. Perciò, sono arrivata all’amara conclusione che in UK chiunque dovesse pensare di ritenersi offeso per qualsiasi dichiarazione fatta in pubblico o sui social, può andare benissimo dalla CST e dichiarare di essere stato oggetto di odio razziale e lasciare il compito alla stessa CST di minacciare e taggare il presunto untore attraverso una rete di troll anonimi che agiscano in sinergia con le forze di polizia inglesi. La cosa insopportabile è che questo stato di cose impostato sulla delazione arbitraria, sia armato da una organizzazione di anonimi che agisce nell’anonimato. Pensa un po: in UK c’è una organizzazione chiamata CST che ha il potere di soffocare completamente il lecito dibattito politico in merito alle azioni di un determinato governo/stato e di tutti quelli che in qualche modo ne sentano parte a vario titolo, e di azzittire completamente tutti coloro che ne contestino l’operato politico.

Gilad Atzmon
– Traduzione italiana di Antonio Palumbo.
 

Nessun commento: