mercoledì 15 marzo 2017

Gilad Atzmon: «La strada per Atene».

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Gilad Atzmon
Gilad Atzmon non è uno storico revisionista, ma è un musicista e un filosofo. Ad ognuno il suo mestiere. Per gli storici revisionisti, che fanno questo mestiere, dovrebbe essere più che soddisfacente sapere che un Gilad Atzmon riconosce loro la piena libertà per le loro ricerche. Se Atzmon rivestisse i panni dello storico, senza esserlo, senza sapere di ricerche di archivio e di metodo storico-scientifico, la sua sarebbe una posizione ideologica, e noi non avremmo per lui l'interesse vivo che invece abbiamo non solo per le analisi che ha già prodotte, ma per la sua capacità di leggere il presente, le cose che via via accadono, in un àmbito certamente delimitato, ma che è quello dove nessuno meglio di lui è nelle condizioni di dire e poter dire le cose che dice e scrive. In fondo, la questione spinosa del reato di “negazionismo” che infiamma gli animi, è secondaria e derivata davanti al potere di stabilire per legge una Verità qualunque: oggi si fissa per legge che la Verità che si deve credere è Una, e Questa per la precisione. Domani se ne fisserà un'altra, e non importa Quale. Importa il potere di dettare la Verità. Discutere sulla legittimità di questo potere, o meglio impedire che se ne possa discutere, è ciò in cui - spiega Atzmon – consiste l’essenza del «potere ebraico» oggi nel mondo.

Post Scriptum. -  Oggi, a proposito di un eretico discendente di Lord Balfour, su il Foglio, qui ripreso da una rassegna stampa sionista, viene immesso sulla rete linguistica italiana un “autorevole” commento di Dershowitz, che si vuole importare in Italia, dove è già venuto e dove è stato tradotto un suo libro, presentato senza le molestie e le censure che hanno invece i libri di opposte vedute... L'elenco sarebbe lungo! Stavo per scrivere alla Redazione de Il Foglio, ma mi sono trattenuto, pensando che probabilmente scriverebbe che sono un “antisemita”, e poi come in genere succede tocca fare una lettera di smentita ai sensi di legge, che però non viene pubblicata, come non è stata pubblicata la mia smentita al Messaggero, da dove un Tizio continua a lanciare i suoi attacchi, evidentemente protetto e coperto... La replica che era pronta sulla punta della penna, replica che non ho partita per email, era questa: ma non è che la causa dell’«antisemitismo» (fra virgolette) non sia da ricondurre allo stesso Dershowitz e alla stessa Redazione del Foglio, il cui acritico, totale, assoluto, perinde ac cadaver su Israele, qualunque cosa faccia? Non è sospetto una così assoluta mancanza di indipendenza e autonomia critica da parte di un organo di informazione che riceve finanziamenti pubblici Non è che questo (inesistente e anacronistico quanto concettualmente inconsistente) “antisemitismo” sia una creazione artificiale e strumentale della stessa propaganda israeliana, la cosiddetta Hasbara? Non credo che il Foglio abbia più lettori di Rinascita, quando usciva... ma Rinascita ha chiuso o l'hanno fatta chiudere, invece il Foglio continua ed ha quelle stesse rassegne stampa che nel caso di Rinascita venivano rifiutate... In pratica, un giornale come Rinascita (un quotidiano con diffusione nazionale, anche se ridotta) era censurato dalle rassegne, che sono anche organi di pubblicità per i giornali... Il suo torto era di essere in una posizione politica agli antipodi della redazione del Foglio, o di altri giornali e giornalisti, che di certo non sono la Voce di Gaza.
CL
LA STRADA PER ATENE
Fonte.
di
Gilad Atzmon

Alan Dershowitz
Nel suo recente discorso indirizzato al think-thank guerrafondaio e ultra sionista Stand With Us, Alan Dershowitz ha avuto a dichiarare:
 «la gente afferma che gli ebrei siano troppo potenti, troppo forti, troppo ricchi. Afferma che noi controlliamo i media, che noi possediamo troppo di questo e troppo di quello e che poi, in maniera artata e con l'aiuto della dialettica, neghiamo e nascondiamo sia la nostra forza che il nostro potere. Voi, questo potere, non nascondetelo mai!» 
Il vecchio sionista Dershowitz, che negli anni si è andato guadagnando la poco invidiabile reputazione di “grandissimo bugiardo” (Noam Chomsky) e di “plagiatore seriale” (Finkelstein) prima di passare a miglior vita ha probabilmente deciso di dare un’ultima chance alla ammissione della verità. Nel mondo odierno, nessuno può negare che gli ebrei siano “troppo potenti” “troppo ricchi” e che “controllino i media globali”. Eppure è altrettanto chiaro che ormai essi non si preoccupino quasi più di celare tale potere. Infatti, proprio come Dershowitz, la maggior parte di loro si vanta apertamente delle tante sfaccettature del potere ebraico nel mondo e proprio mentre si vanta apertamente usa tutti gli artifizi possibili per silenziare ed azzittire chiunque osi contestare la natura di quello stesso potere.

Come vado sostenendo da molti anni, il punto di forza degli ebrei, consiste proprio nel sopprimere qualunque discussione possibile che abbia ad oggetto il loro potere nel mondo. In effetti, l’approccio che usa Dershowitz proprio in questo suo discorso, è piuttosto chiaro. Lui, ammette apertamente che gli ebrei siano smisuratamente potenti, eppure non si fa alcun problema a dichiarare apertamente che gli stessi, non dovrebbero preoccuparsi di considerare il loro strapotere  come strabordante ed ingiusto.
«NOI (ebrei) ci siamo guadagnati il diritto di essere ascoltati, NOI ci siamo guadagnati il diritto di influenzare il dibattito pubblico, NOI abbiamo contribuito in maniera sproporzionata al successo degli USA nel mondo» - afferma Dershowitz.
Qualcuno potrebbe anche domandarsi a chi sia riferito questo “NOI” che ha contribuito così tanto al successo di questo paese. Dershowitz si sta forse riferendo anche al suo cliente e vecchio amico Jeffrey Epstin, l’uomo che si preoccupa di procurare le minorenni alle élite? Dershowitz, si riferisce anche ad Alan Greespan, colui che ha spinto l’America a compiere un vero e proprio genocidio verso le sue classi sociali più deboli? O forse, questo suo “NOI” include anche quei banchieri di Wall Street come i Goldman e i Sachs e i Soros, i quali non passa giorno che non spendono a scommettere pesantemente e a speculare sul futuro degli Americani, approfittando della finanza globalizzata? E quasi certamente questo “NOI” di Dershowitz si riferisce anche a Haim Saban e Sheldon Aderson che son riusciti nel loro scopo di ridurre la politica americana ad un puro affare interno e strumentale agli interessi sionisti.

Ma vi prego: non fraintendetemi. Non c’è dubbio alcuno che alcuni ebrei abbiano dato un notevole contributo all’America in tema di cultura, scienze e arte, finanza e così via. Eppure, è proprio questo concetto ebraico del NOI che Dershowitz qui si impegna così tanto a propagandare, che si presta come problematico e bisognoso di una analisi ulteriore. Sebbene appaia chiaro che l’opera di lobbing a favore di Israele e degli interessi ebraici messa in atto da Adelson e Saban sia ascrivibile a quel concetto di NOI ideato da Dershowitz, la cosa non ancora chiara risulta essere se la stessa opera letteraria di Philip Roth sia solo un contributo alla letteratura statunitense dato in quanto semplice cittadino americano, oppure se anche essa sia organica a quel concetto di NOI di cui parla Dershowitz.  Ma questo entusiasta della cara vecchia pulizia etnica, ci infligge perfino la sua battuta finale:
«Mai, mai scusarsi per il fatto che usiamo il nostro potere e la nostra influenza in favore della pace».
Se penso che chi parla è il guerrafondaio e teorico dello Stato criminale, Dershowitz, non posso che rimanere perplesso per questa sua affermazione. E allora mi chiedo: «ma chi sono questi ebrei che userebbero la loro influenza politica e finanziaria addirittura nell’interesse stesso della pace nel mondo?» È forse la scuola tribale Neocon, chiamata The Progect for the New American Century ( il Progetto per il Nuovo Secolo Americano), una cricca immorale di interventisti sionisti internazionali, che è riuscita a portare l’intera America assieme a tutto l’Occidente in una guerra globale senza fine? O forse, si tratta del “pacifista” Albert Einstein il quale ha praticamente dato inizio al famoso Progetto Manhattan, mettendo l’intero mondo sulla strada della autodistruzione? O ancora Dershowitz si va riferendo a Sidney Blumenthal, il quale ha spinto l’ex segretario di Stato Hillary Clinton all’intervento militare in Libia mentre lui stesso, nei giorni in cui il paese di Gheddafi veniva cancellato a suon di bombe, era intento ad investire casualmente proprio nella ricostruzione di quello stessa terra brutalmente aggredita? Oppure si tratta della lobby ebraica che spinge costantemente alla guerra in Siria e in Iran? Ammetto di non conoscere molti ebrei che usano davvero, e in maniera disinteressata, la loro influenza nell’interesse della pace tra i popoli, ma son sicuro che se qualcuno di questi dovesse mai fare la propria comparsa sulla scena, la gente come Dershowitz, si affretterebbe ben presto ad accoglierla con la macchina del fango e della denigrazione, come possono facilmente testimoniare sia Norman Finkelstein che Richard Falk.

Io, come Dershowitz, non penso affatto che gli ebrei dovrebbero scusarsi per i crimini di Israele. Non sono per niente sicuro che le scuse possano avere un qualche significato utile. Non so se i giudei dovrebbero scusarsi per il loro strapotere o per uomini come Dershowitz, Greenspan, Wolfowitz o Maddoff, perché ancora una volta, un simile atto non avrebbe molto senso. Ma sono oltremodo sicuro che quando ci si trova ad ascoltare le menzogne sparse in giro dai signori come Dershowitz, il quale va invocando tutti i giorni la guerra, presentandola nella sua veste tanto legalitaria quanto ipocrita e niente affatto etica, allora siamo autorizzati a pensare che egli parli senza dubbio in nome del progetto nazionalista ebraico. Quest'uomo è la personificazione stessa di tutto quello che ha a che fare con la follia della razza eletta e della loro supremazia tribale. Alan Derschowitz è la utile quinta colonna piazzata nel cuore stesso di Gerusalemme, posta là per ricordarci quanto possa essere penosa la distanza morale e culturale che ci divide dalla Atene di Pericle.

Ma al tempo stesso, proprio questa presa di distanza dalle folli visioni della gente come Dershowitz, può di per sé rappresentare la chiave stessa per rientrare ad Atene e riprenderne possesso una volta per tutte e soprattutto per sempre.

Traduzione italiana di Antonio Palumbo

martedì 14 marzo 2017

Intervista a Gilad Atzmon sul soldato Azaria: il mito dei valori ebraici universali.

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Gilad Atzmon
La lieve condanna per un cinico e brutale omicidio di un palestinese, steso a terra ferito, da parte di un soldato israeliano, emessa in Israele il 21 febbraio di questo corrente anno 2017, ha giustamente richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, anche se sono riluttante a usare l’espressione “opinione pubblica”, in un mondo dove l'opinione è fatta e formata sempre più da chi possiede e controlla i media. Più che altro è l'ennesimo scontro su cui si misurano due diverse “opinioni pubbliche”: quello dei cittadini israeliani o ebrei in genere, e quello dei non-ebrei o persone terze e distaccate, o anche persone che ritengono che i palestinesi siano delle assolute vittime e meritino tutto il sostegno di quanti vorrebbero un mondo regolato dalla giustizia e da principi di umanità anziché dalla forza bruta. Di Atzmon mai come in questo caso è utile ricordare che nato in Israele, con un nonno che era terrorista dell’Irgùn, e gli ha fatto apprendere in casa cosa fosse il sionismo, all’età di 30 ha lasciato per sempre Israele, ritenendo che quella fosse una terra ingiustamente sottratta ai palestinesi.

Su «Come Don Chisciotte» è apparso il 12 marzo un articolo di Richard Hardigan, che ha già avuto quasi 2000 lettori, e che ho condiviso sul mio profilo facebook, suscitando l’interesse dei miei Amici. In CDC è disponibile anche il video della esecuzione a freddo che non lascia nessun dubbio sull’omicidio. Ora, grazie ad Antonio Palumbo, giunge anche la traduzione di questa intervista da Gilad Atzmon rilasciata a Alimuddin Usmani, giornalista svizzero indipendente. Inutile dire che il suo giudizio sull’accaduto è per noi di particolare interesse. Un poco di date e di filologia: l’articolo di Hardigan è uscito nell'originale inglese il 3 marzo in Counterpunch. L’Intervista di Atzmon è qui ripresa e tradotta da un post del suo blog uscito il 4 marzo, con titolo: «Azaria e il mito dei valori ebraici universali», ed è un’Intervista concessa a Alimuddin Usmani, per la Pravda  dove esce il 3 marzo in traduzione francese, e in E et R (Egalité et Reconciliation), dove esce nella stessa data del 3 marzo. I due testi, di Hardigan e di Atzmon, sono dunque del tutto autonomi e pressoché contemporanei. Se poi, in relazione al fatto, si vuole sentire la Voce della Propaganda israelo-sionista, ben presente radicata e rappresentata anche in Italia, e in specie nell’Amministrazione Capitolina, passata e presente, si vada al link, immondo, che non commentiamo, essendo più che sufficiente, per completezza di informazione, averlo linkato!
CL


IL SOLDATO AZARIA
 E IL MITO DEI VALORI EBRAICI UNIVERSALI
(Fonte)

Intervista
a
Gilad Atzmon

Alimudin Usmani
Alimuddin Usmani: Il soldato Elor Azaria, delle Forze di Difesa Israeliane, è stato recentemente condannato per strage per aver sparato ed ucciso un palestinese ferito e inerme. La vicenda ha profondamente lacerato l’opinione pubblica israeliana. Alcuni dicono che il soldato stesse semplicemente facendo il suo dovere e che è sia stato trasformato in un capro espiatorio dalle stesse Forze di Difesa Israeliane. Una fonte militare riservata ha dichiarato: «che l’atto di Azaria non ha nulla a che fare con i valori su cui si fondano le Forze di Difesa Israeliane e nemmeno con quelli del popolo ebraico».  Gideon Levy ha scritto che la sentenza dei diciotto mesi data al militare è semplicemente ridicola e che sarebbe stata buona al massimo come punizione per un banale furto di biciclette”. Tu, che idea te ne sei fatto? 

Giald Atzmon
Gilad Atzmon: ci sono molte cose da tenere in considerazione in tutta questa vicenda. Ovviamente la prima di tutte è che il soldato Azaria sia semplicemente un assassino a sangue freddo, il quale non ha esitato a sparare in testa ad un palestinese che era già precedentemente ferito e di conseguenza inerme. Quella di Azaria, non è stata altro che una vera e propria esecuzione, per di più operata in pieno giorno. Ragionando nell’ottica israeliana, l’unico imperdonabile crimine commesso dal soldato Azaria è stato solo quello di essersi fatto beccare in flagrante da una telecamera. Ci sarebbe anche da dire di quanto siano impossibili le circostanze nelle quali questi soldati sono costretti ad operare. I soldati israeliani, infatti, sono impropriamente usati anche per operazioni di semplice ordine pubblico. Visto che i coloni non fanno altro che opprimere giorno e notte i palestinesi oriundi, quello che è successo mi pare né più e né meno che la mera cronaca di un disastro annunciato. Sempre più spesso sia le forze di polizia che i soldati finiscono per trasformarsi in squadroni della morte al servizio dei coloni.  Eppure, queste vili pratiche non rispondono necessariamente a precisi ordini ufficiali dei corpi militari o di polizia. Piuttosto, questi episodi portano alla luce l’atmosfera cupa ed esplosiva che aleggia oggigiorno nelle strade di Israele: lo stress pre-traumatico, la loro licenza di uccidere impunemente, la completa mancanza di qualunque senso dell’etica e così via. Mettendo per un attimo da parte il brutale atto di Azaria, il dibattimento in aula ha messo in luce un profondo conflitto all’interno della società israeliana.
Il Sionismo, come sappiamo, promise di fare degli ebrei un popolo come tutti gli altri. Invece, la realtà dei fatti ci mostra che agli israeliani resta ancora moltissima strada da fare in questo senso, visto e considerato che allo stato attuale delle cose essi hanno davvero ben poco in comune con il resto della umanità, se non addirittura proprio nulla. Azaria è stato condannato per omicidio colposo, che è una condanna ridicola se osserviamo che ci troviamo di fronte ad un palese omicidio di primo grado e quindi doloso a tutti gli effetti. Eppure, la sua condanna è stata di solo diciotto mesi di prigione.  Le ragioni di questa discrepanza tra l’accusa e la sentenza può essere compresa attraverso vari metri di giudizio e opportune considerazioni. La prima è che al contrario della giustizia civile, quella militare non risponde a principi regolati dall’etica ma piuttosto a quelli tagliati sulle esigenze del sistema militare. Per esempio: una corte militare che condanna a morte un soldato, non lo fa di certo per una ricerca etica di giustizia ma per ragioni prettamente riconducibili a strette logiche di carattere operativo e  militare. Queste rispondono alla necessità di deterrenza nei confronti di possibili comportamenti pericolosi che potrebbero manifestarsi nelle sue file quali l’insubordinazione, la codardia o la defezione. In maniera simile, visto e considerato che Israele ha bisogno dell’esercito per sostenere la sua politica di occupazione, Israele deve assicurarsi che i sui soldati possano fidarsi ciecamente del fatto che il loro esercito coprirà loro le spalle in ogni caso, perfino quando sono colti nell’atto di uccidere a sangue freddo un palestinese, per giunta già ferito e quindi ormai inerme.
Moshe Yaalon
Il giorno della sentenza, il capo veterano dello staff di guerra, Moshe Yaalon, ha ammesso che la sua iniziale reazione indignata conseguentemente all’incidente procurato da Azaria, è stata posta in atto solo come espediente per calmare la rovente situazione venutasi a creare sul campo. In buona sostanza, Yaalon aveva bisogno di dare qualcosa in cambio ai palestinesi in maniera tale da evitare una escalation che avrebbe potuto portare a disordini e a conseguenti contromisure dagli esiti imprevedibili. Tutto ciò ci riporta alla nozione dei valori ebraici in generale e più in particolare all'etica alla quale sarebbero informate le Forze Armate Israeliane. Come ho già detto molte volte prima, non ci sono valori ebraici universali, sia gli ebrei che la cultura ebraica sono fortemente orientate a una visione tribale della loro realtà. Più precisamente l’Ebraismo è informato ai dettami della Torah e delle Mitzvoth (i comandamenti biblici). Di conseguenza ci si dovrebbe aspettare che l’ebreo segua queste leggi, anziché prodursi in giudizi etici di qualche tipo. L’Haskalah, ovvero l’Illuminismo Ebraico, è stato il tentativo di universalizzare i principi dell’Ebraismo sulla stessa onda del pensiero secolarizzato europeo. Di conseguenza ne discende che questi valori universali introdotti dalla Haskalah, non appartengono al retaggio antropologico e culturale israelita ma che siano stati semplicemente solo presi in prestito dalle scuole di pensiero nate in seno ai paesi europei che in quel momento ospitavano le varie comunità ebraiche. Il Sionismo, non è stato altro che la promessa di civilizzare o normalizzare gli Ebrei per mezzo del mito del ritorno alla loro terra di origine. Implicitamente, esso, ha accettato che gli Ebrei non fossero persone come tutte le altre ma che avrebbero potuto diventarlo. Il Sionismo promise di far diventare gli Ebrei produttivi, di fare gravitare le loro vite attorno attività quali l’agricoltura e il lavoro. La IDF (Le Forze di Difesa Israeliane) erano ritenute essere anche improntate all’etica e alla umanità.
Sono cresciuto con foto che offrivano le immagini di soldati israeliani che nel bel mezzo del deserto, dividevano la razione di acqua che avevano in dotazione con i soldati dell’Egyptian POW. Ci vollero un po’ di anni prima che da solo arrivassi a capire la brutale verità che stava dietro a quella propaganda: ovvero che il Sinai fosse in realtà solamente un mattatoio per le centinaia di soldati egiziani spedite dritte dritte verso la propria morte nella sabbia rovente del deserto. E dopo un altro po' finii per rendermi conto anche degli orrori della NABKA, la brutale pulizia etnica inferta alla popolazione palestinese nel 1948 e cioè di quando, nemmeno tre anni dopo la tragedia di Auschwitz, il giovane esercito israeliano, assieme alle forse paramilitari ebraiche, massacrarono dozzine di villaggi palestinesi. E per quello che riguarda i massacri odierni, meglio non aprire nemmeno l’argomento. Tutto ciò per dire che le Forze Armate Israeliane non sono mai state una entità etica. I presunti valori etici ai quali sarebbero informate le Forze Armate Israeliane, sono solo un mito. La verità è che ci troviamo di fronte ad un elenco crescente di crimini contro l’umanità. La farsa del processo al militare, in pratica, non è null’altro che il tentativo di portarci a credere che l’esercito israeliano sia una forza militare etica. Con lo stesso procedimento complesso e contorto di quello usato nella cucina Kosher.
Benoit Hamon

Alimuddin Usmani: l’Agenzia Telegrafica Ebraica, ha denunciato il fatto che Benoit Hamon, il vincitore delle primarie del Partito Socialista francese, fosse appoggiato da noti antisemiti. Prima del voto sia Dieudonné che Alain Soral, si sono massicciamente e pubblicamente spesi nell’auspicio che Manuel Valls venisse fatto fuori dalla corsa nelle primarie socialiste, e in effetti Valls, noto anche per essere un forte sostenitore di Israele, alla fine ha davvero riportato una sonora batosta. Pensi che questa vicenda possa rappresentare un punto di svolta nella politica programmatica della Sinistra francese?

Gilad Atzmon: la Francia non è il solo paese a registrare questa inversione di marcia. A livello globale, possiamo registrare un incremento sempre maggiore della intolleranza verso le pressioni esercitate dalla lobby ebraica. Possiamo riscontrarlo sia in USA che nel Regno Unito. E gli Ebrei, sono i primi a notarlo. Le associazioni ebraiche lamentano da tempo questo incremento di episodi di antisemitismo (qualunque cosa questa espressione possa significare nelle loro menti). Eppure, invece di cominciare a farsi un opportuno esame di coscienza, chiedendosi se non ci sia qualcosa nel loro atteggiamento che porti a suscitare nel prossimo rabbia, risentimento e netta opposizione, queste organizzazioni non fanno altro che prodursi ossessivamente negli stessi errori di sempre. Invece di aprirsi ad un dibattito sulla natura intrinseca dell’entità israeliana e del potere ebraico nel mondo, usano ogni genere di mezzo volto a sopprimere sul nascere la stessa libertà di parola e ad azzittire chiunque osi avere un briciolo di senso critico in tema di Sionismo Globale, di lobbismo ebraico e sulla brutalità dei mezzi con la quale Israele conduce la sua politica interna.  Saremmo portati a pensare che dopo la Shoah, gli ebrei avessero compreso la lezione etica e umana di questa orribile vicenda, e che smettessero una volta per tutte di optare per le vie dell’arroganza e della prevaricazione. Ma in realtà è avvenuto l’esatto opposto: le lobby ebraiche assieme ai sionisti, sono diventati più arroganti che mai.

Cosa è il Crif, spiegato dal Moked.
Alimuddin Usmani: il CRIF (Consiglio Rappresentante delle Istituzioni Ebraiche Francesi) si auto rappresenta quale rappresentante politico e voce ufficiale delle comunità ebraiche francesi. Nelle FAQ del loro portale internet, alla domanda se il CRIF abbia una influenza sulla politica francese la risposta data è: «sì, il CRIF ha una influenza su di essa, al fine di difendere la sua visione di quali dovrebbero essere le politiche nazionali francesi antirazziste e antisemite, offrendo la propria consulenza in tema di storia dell’Olocausto e di difesa della pace in Medio Oriente».. Insomma, il CRIF, secondo la loro visione, agirebbe né più né meno ce come qualsiasi altra associazione che ha a cuore sia l”interesse nazionale che quello pubblico. Tu cosa ne pensi di questa risposta del CRIF?

Gilad Atzmon: visto che il popolo francese sembra disposto ad accettare che una piccola minoranza di privilegiati possa egemonizzare i temi dell’interesse pubblico e del razzismo, la storia francese e la sua politica estera, allora non mi resta che finire per pensare che questa sia una buona risposta. Ma la storia del popolo ebraico ci insegna che questo atteggiamento auto referenziale teso tutto alla esaltazione del proprio potere nel mondo, ha sempre portato a tragici epiloghi.

Alimuddin Usmani: sulla CNN, Bernard-Henry Lévy ha dichiarato che l’amministrazione Trump ha un serio problema con gli ebrei. Come ti spieghi che Bernard-Henry Lévy sia così preoccupato per l’avvento di Trump?

Gilad Atzmon: E' molto semplice. BHL ha ben capito, in considerazione del suo atteggiamento interventista e guerrafondaio, che è lui stesso assieme alla sua identità ebraica a rappresentare un serio pericolo per il pianeta. Il Sionismo è una dottrina che è nata in relazione al concetto di “Terra Promessa” all’interno di un “Pianeta Promesso”. Ed è proprio l’interventismo immorale promosso da Bernard Levy, che porta ad un destino tragico per il popolo israelita. Quando un tipo come Bernard Lévy accusa Trump, il primo presidente americano ebreo, di antisemitismo, non fa altro che metterci nella condizione di rivelarci il proprio senso di colpa.  E' un ultimo e disperato tentativo di impedire di far luce sul legame profondo che lega la politica interna criminale di Israele agli Ziocon guerrafondai globali che spopolano in tutto il pianeta.

Alimuddin Usmani: recentemente hai tenuto dei concerti e dei discorsi nella Repubblica Ceca e hai annunciato che ci ritornerai a Giugno. Cosa ti piace di più di questo paese?

Gilad Atzmon: assolutamente tutto. E' un paese che è riuscito a valorizzare le sue politiche in campo culturale, la sua etica del lavoro, la sua cucina, la sua produttività. E' un paese che ha fatto pace col proprio passato e che ha ottime prospettive per il futuro.

Traduzione italiana di Antonio Palumbo.