lunedì 27 giugno 2016

Per una storia del Movimento Cinque Stelle: 0. Homepage ed Indici.

III in progress | UltimoPrimo.
«Per una storia del Movimento Cinque Stelle» vuole essere una storia in progress di un Movimento costituitosi ufficialmente il 4 ottobre 2009. Nato nel Nord Italia viene alla ribalta con le elezioni comunali di Parma nel maggio 2012, con le elezioni regionali siciliane dell’ottobre 2012, dove il M5s risulta essere il primo partito, lasciando prevedere il risultato delle elezioni politiche nazionali del febbraio 2013. La storia del M5s è costellata di “casi” e da domande sulla sua organizzazione e sul ruolo della Casaleggio Associati. Di certo non è un Movimento che erige barricate e occupa piazze, o partecipa a scontri di strada, ma ha come suo obiettivo principale se non unico la partecipazione alle competizioni elettorali: è dentro il sistema anche se ai suoi inizi amava apparire come anti-sistema, antipolitico, rivoluzionario. Tutto il potere dei vertici si concentra nella inclusione/esclusione dalle liste elettorali. Il suo successo politico ha delle analogie con ciò che seguì a Mani Pulite, fenomeno caratterizzato da una esplosione di scandali. Da allora è un succedersi di sigle politiche,  ma senza che la situazione complessiva del Paese sia andata migliorando, o abbia cambiato di segno. Poiché la Rete è stato il punto di partenza del M5s, è dalla Rete che attingeremo tutte le nostre notizie, cercando di discernere il grano dal loglio.
CL
10. Vito Crimi il delegato permanente.
11. Paola Bernetti ossia una “disiscritta” delusa che esce dal silenzio.
12. Cecilia Petrassi e le imbarazzanti analogie.
13. Roberto Motta e il problema delle antenne.
14. Marcello De Vito ed il “tribunale speciale”.
15. Giovanni Favia capolista regionale in Modena, Bologna, Reggio Emilia e poi “espulso”.
16. Federica Salsi, un benservito con tanti auguri.
17. Ed in ultimo toccò anche a Raffaella Pirini.
18. Paola Pinna, parlamentare espulsa dal M5s, passa al PD.
19. Carlo Sibilia, dal microscopio al Direttorio.
20. Alfonso Bonafede, dal microscopio al Parlamento.
21. Rosa Desario, attivista di Barletta espulsa nell’aprile 2015.
22. Sulla natura giuridica del M5s nelle discussione di un MU.
23. Fra gli espulsi “eccellenti” ossia... Marino Mastrangeli.
24. Fra gli espulsi “eccellenti” ossia... Massimo Artini.
25. Fra gli espulsi “eccellenti” ossia... Serenella Fucksia.
26. Fra gli espulsi “eccellenti” ossia... Domenico Messinese.
27. Fra gli espulsi “eccellenti” ossia... Adele Gambaro.
28. Fra gli espulsi “eccellenti” ossia... Luis Alberto Orellana.
29. Fra gli espusli “eccellenti” ossia... Rosa Capuozzo.
30. Fra gli espulsi “eccellenti” ossia... Antonio Caracciolo.
31. Un “sospeso eccellente” ossia... Federico Pizzarotti.
32. I “miracolati in Parlamento” ossia Roberto Fico.
33. Realtà locali: il caso di Domenico Cuppari mancato sindaco di Nichelino.

Ordinamento Diacronico

 Non è possibile in una ricerca in itinere seguire un criterio rigorosamente cronologico, ma per quanto possibile si cerca di ordinare fra un prima e un dopo secondo un criterio “diacronico” per il quale il nucleo principale dei fatti narrati in un singolo post precede i fatti narrati in altri post e che pure si svolgono nell’arco di più anni fino al presente.

-. Grillo, Montanari e il miscroscopio sottratto.
-. Gaetano Vilnò e la Revolution.

Per una storia del Movimento Cinque Stelle: 10. Vito Crimi il delegato permanente.

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«Per una storia del Movimento Cinque Stelle» vuole essere una storia in progress di un Movimento costituitosi ufficialmente il 4 ottobre 2009. Nato nel Nord Italia viene alla ribalta con le elezioni comunali di Parma nel maggio 2012, con le elezioni regionali siciliane dell’ottobre 2012, dove il M5s risulta essere il primo partito, lasciando prevedere il risultato delle elezioni politiche nazionali del febbraio 2013. La storia del M5s è costellata di “casi” e da domande sulla sua organizzazione e sul ruolo della Casaleggio Associati. Di certo non è un Movimento che erige barricate e occupa piazze, o partecipa a scontri di strada, ma ha come suo obiettivo principale se non unico la partecipazione alle competizioni elettorali: è dentro il sistema anche se ai suoi inizi amava apparire come anti-sistema, antipolitico, rivoluzionario. Tutto il potere dei vertici si concentra nella inclusione/esclusione dalle liste elettorali. Il suo successo politico ha delle analogie con ciò che seguì a Mani Pulite, fenomeno caratterizzato da una esplosione di scandali. Da allora è un succedersi di sigle politiche,  ma senza che la situazione complessiva del Paese sia andata migliorando, o abbia cambiato di segno. Poiché la Rete è stato il punto di partenza del M5s, è dalla Rete che attingeremo tutte le nostre notizie, cercando di discernere il grano dal loglio.
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Vito Crimi
Vito Crimi è oggi un personaggio del M5s a tutti noti. Non è incorso in scomunica o errori a sua insaputa ed è saldamente nelle posizioni apicali del Movimento, persino in quella Commissione di Appello, che ho dovuto diffidare con il termine tassativo di cinque giorni, decorso il quale mi sono rivolto al Giudice ordinario che ha emesso Ordinanza cautelare di reintegro dalla mia precedente espulsione. Se ne parla nel libro di Fausto Carbonaro, che contiene una buona raccolta dati dalla quale abbiamo attinto. Vi sono pagine dove ci si sofferma su una singolarità, stando a quel che ivi si legge. È noto come il militante del M5s si chiama Attivista che diventa certificato una volta che sia stata attivata la sua iscrizione nel Blog nazionale di Beppe Grillo, venendo quindi fornito di chiavi di accesso e password per poter partecipare a votazioni online e quanto altro programmato. I Candidati alle diverse tornate elettorali vengono scelti di norma fra gli attivisti certificati che sono distinti dai semplici cittadini che votano o si fermano nei banchetti. Una volta eletto il candidato è il solo ad essere autorizzato a usare il Logo (non quello dei Vangeli, ma quasi), cioè a dire: io sono il M5s. Tutti gli altri attivisti o cittadini anche elettori del M5s non lo possono fare e possono parlare solo a titolo personale, magari facendo un tifo da sfegatati, soprattutto nella Rete, ma non sono autorizzati all'uso del Logo. Se lo fanno in pubblici convegni, possono ricevere la classica lettera del mitico Avv. Montefusco con diffida all'uso del marchio di proprietà esclusiva del suo cliente Beppe Grillo. Inoltre, l'uso del Logo da parte degli Attivisti eletti a qualche carica comunale, municipale, regionale, nazionale, europea, lo sono solo per la durata della carica elettiva. Possono esserne privati anche durante il mandato. In questo caso interviene il dettato costituzionale del divieto di mandato imperativo che nel nostro contesto assume una nuova luce. Non stiamo qui a ricostruire la ratio di questa norma, da quando essa fu istituita ad oggi. Osserviamo però che non esistendo una siffatta garanzia costituzionale il Portavoce - si chiamano così gli Eletti - potrebbe essere passibile di un sistema di penali, che fino ad oggi - ch'io sappia - non hanno trovato applicazione. Sono state date molte ragioni per abolire il divieto di mandato imperativo. Una buona ragione sarebbe l'istituzione del recall che consente agli stessi elettori di revocare il mandato. Ma alla luce di esperienze recenti nello stesso M5s pare che sia invece opportuno mantenere il divieto di mandato imperativo anche e soprattutto a tutela degli stessi eletti del M5s, che altrimenti verrebbero a dipendere dalla Casaleggio Associati che è un'impresa commerciale privata, non eletta dai cittadini, ed anzi ad essi totalmente sconosciuta sotto l'aspetto propriamente politico-democratico. Ciò premesso, stando alla nostra prima fonte, cioè il citato libro di Mauro Carbonaro, sembra che vi sia stata una eccezione alla regola nel caos di Vito Crimi, al quale sarebbe stato consentito l'uso del Logo, pur non ricoprendo all’epoca, anno 2010, nessuna carica elettiva. Non vogliamo riportare un'ampia citazione del testo del libro di carbonaro, ma si rinvia alle pagine 206-207, sperando di ritrovare in rete la stessa fonte del libro.

1. Esiste o non esiste il M5s? -

Per una storia del Movimento Cinque Stelle: 9. L’avventura genovese di Davide Stasi.

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«Per una storia del Movimento Cinque Stelle» vuole essere una storia in progress di un Movimento costituitosi ufficialmente il 4 ottobre 2009. Nato nel Nord Italia viene alla ribalta con le elezioni comunali di Parma nel maggio 2012, con le elezioni regionali siciliane dell’ottobre 2012, dove il M5s risulta essere il primo partito, lasciando prevedere il risultato delle elezioni politiche nazionali del febbraio 2013. La storia del M5s è costellata di “casi” e da domande sulla sua organizzazione e sul ruolo della Casaleggio Associati. Di certo non è un Movimento che erige barricate e occupa piazze, o partecipa a scontri di strada, ma ha come suo obiettivo principale se non unico la partecipazione alle competizioni elettorali: è dentro il sistema anche se ai suoi inizi amava apparire come anti-sistema, antipolitico, rivoluzionario. Tutto il potere dei vertici si concentra nella inclusione/esclusione dalle liste elettorali. Il suo successo politico ha delle analogie con ciò che seguì a Mani Pulite, fenomeno caratterizzato da una esplosione di scandali. Da allora è un succedersi di sigle politiche,  ma senza che la situazione complessiva del Paese sia andata migliorando, o abbia cambiato di segno. Poiché la Rete è stato il punto di partenza del M5s, è dalla Rete che attingeremo tutte le nostre notizie, cercando di discernere il grano dal loglio.
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Davide Stasi
Se ne parla nel libro di Mauro Carbonaro, da cui prendo spunto per tracciare un profilo di Davide Stasi, che poi ricercherò in Rete. Ha un’esperienza in Forza Italia, da cui uscirà deluso scrivendo un libro (Congiura azzura) dove racconta la sua esperienza politica in quello che all'inizio gli era parso un partito liberale. Conosce poi il Movimento grillino o meglio il Meetup genovese, di cui diventa componente riuscendo a riorganizzarlo su una base democratica. Complesse vicende che terminano con l'impegno all’organizzazione della lista regionale. Si dimette dal M5s costituitosi il 4 ottobre 2009, restando in attesa che Grillo lo chiami per occuparsi nuovamente del Movimento.

domenica 26 giugno 2016

Per una storia del Movimento Cinque Stelle: 8. Il comune di Cento ossia le espulsioni di gruppo.

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«Per una storia del Movimento Cinque Stelle» vuole essere una storia in progress di un Movimento costituitosi ufficialmente il 4 ottobre 2009. Nato nel Nord Italia viene alla ribalta con le elezioni comunali di Parma nel maggio 2012, con le elezioni regionali siciliane dell’ottobre 2012, dove il M5s risulta essere il primo partito, lasciando prevedere il risultato delle elezioni politiche nazionali del febbraio 2013. La storia del M5s è costellata di “casi” e da domande sulla sua organizzazione e sul ruolo della Casaleggio Associati. Di certo non è un Movimento che erige barricate e occupa piazze, o partecipa a scontri di strada, ma ha come suo obiettivo principale se non unico la partecipazione alle competizioni elettorali: è dentro il sistema anche se ai suoi inizi amava apparire come anti-sistema, antipolitico, rivoluzionario. Tutto il potere dei vertici si concentra nella inclusione/esclusione dalle liste elettorali. Il suo successo politico ha delle analogie con ciò che seguì a Mani Pulite, fenomeno caratterizzato da una esplosione di scandali. Da allora è un succedersi di sigle politiche,  ma senza che la situazione complessiva del Paese sia andata migliorando, o abbia cambiato di segno. Poiché la Rete è stato il punto di partenza del M5s, è dalla Rete che attingeremo tutte le nostre notizie, cercando di discernere il grano dal loglio.
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Centoinmovimento
Il casi di espulsione non sono solo individuali, ma possono essere collettive. Basta che un gruppo si riunisca senza l’assistenza dello Spirito Santo ossia di Beppe Grillo perché venga espulso in gruppo. È quel che è successo nel comune di Cento, poco dopo l'espulsione di Tavolazzi. In segno di protesta gli attivisti di Cento, comprendendo che tutta la forza di Beppe Grillo è nella proprietà privata del logo, hanno pensato di coniarne uno loro e tutto loro. Un segnale pericolosissimo che ha trovato una pronta risposta: il comune di Cento veniva privato dell’uso del logo per le prossime elezioni. La logica del controllo centralistico e assoluto è alquanto evidente. In tutta Italia vengono espulsi e/o diffidati tutti i gruppi che paiono sfuggire alla dipendenza gerarchica. In fondo, non sarebbe difficile organizzare una ribellione interna al M5s. Basterebbe creare una federazione di Liste locali, unite da un patto federativo ma indipendenti e sovrane sul proprio territorio. Basterebbe poi una serie di altre semplice norme e potrebbe cambiare la fisionomia del M5s, rafforzandone la base democratica. Se si considera la massa di espulsi o delusi in tutto il territorio nazionale, vi sarebbe anche il personale necessario. Casi come quelli di Cento sono importanti per ricostruire la storia del M5s, ma anche per comprendere il suo presente.

Per una storia del Movimento Cinque Stelle: 7. Valentino Tavolazzi preso di mira da Beppe Grillo: una espulsione “meravigliosa”.

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Valentino Tavolazzi
La decisione di concorrere alle politiche nazionali del febbraio 2013 non nasce il giorno prima. Ha una sua gestazione con cambiamenti di rotta con cui infime matura l'espulsione di Valentino Tavolazzi, le cui motivazioni sfuggono ad ognuno e restano nell'arbitrio assoluto di Beppe Grillo. Inutile cercare regole: non ve ne sono se non il più assoluto arbitrio. A Grillo si chiede: «Se in questo MoVimento 1 vale 1 perché tu decidi chi espellere? Perché tu emetti comunicati politici senza condividerli? Perché non lasci ai cittadini che hanno votato Valentino Tavolazzi la scelta di espellerlo o meno? Sfido chiunque in questo blog a scrivere con precisione quali regole del non statuto ha violato Valentino Tavolazzi. Valentino Tavolazzi si batte da anni sul territorio in modo straordinario. Nemmeno la Santa Inquisizione metteva al rogo gli eretici in questo modo». La colpa di Tavolazzi sarebbe stato quella di «aver partecipato a un incontro che Grillo non approvava»: così Mauro Carbonaro nel suo libro.

Nel Blog di Beppe Grillo, ossia la Gazzetta Ufficiale del M5s, si trova questo testo: «Valentino Tavolazzi è consigliere a Ferrara per la lista civica "Progetto per Ferrara" appoggiata a suo tempo da me. Si candidò prima della nascita del M5S (*). Non ha purtroppo capito lo spirito del M5S che è quello di svolgere esclusivamente il proprio mandato amministrativo e di rispondere del proprio operato e del programma ai cittadini. Non certamente quello di organizzare o sostenere fantomatici incontri nazionali in cui si discute dell'organizzazione del M5S, della presenza del mio nome nel simbolo, del candidato leader del M5S o se il massimo di due mandati vale se uno dei due è interrotto. Sarà sicuramente in buona fede, ma Tavolazzi sta facendo più danni al M5S dei partiti o dei giornali messi insieme. A mio avviso ha frainteso lo spirito del M5S, ha violato il "Non Statuto" e messo in seria difficoltà l'operato sul campo di migliaia di persone in tutta Italia. Per questo, anche di fronte ai suoi commenti in cui ribadisce la bontà di iniziative che nulla hanno a che fare con il M5S, è per me da oggi fuori dal M5S con la sua lista "Progetto per Ferrara". Chi vuole lo segua. Beppe Grillo.
(*) Dopo la costituzione del M5S non è più permesso associarsi ad altre liste».

(segue)

Per una storia del Movimento Cinque Stelle: 6. Monica Fontanelli, non espulsa, non diffidata, ma lascia sua sponte il M5s.

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Monica Fontanelli
È un caso interessante, nella sua tipicità, quello di Monica Fontanelli, di cui parla Mauro Carbonaro nel suo libro ricco di dati. Monica è un insegnante che ha studiato a fondo i problemi della scuola e che avrebbe voluto introdurre dentro il dibattito politico del M5s, al fine di promuovere una politica per la scuola. Ma si accorge presto della povertà di contenuti del M5s. Lasciamo a lei stessa la parola: «Di scuola non se ne parla o, se si è costretti a farlo, comunque non si assume una posizione, perché all'interno del MoVimento le posizioni sono diverse, inconciliabili e, per non allontanare nessuno, meglio far “finta di niente”, meglio discutere di cose più semplici. Il MoVimento nei fatti non assume alcuna posizione sulla riforma della scuola, come non ne assume su moltissimi argomenti che riguardano il “sociale” e le politiche economiche di chi ci governa».  Infatti: «Quando si parla di piste ciclabili, o di spazi verdi nelle città, di raccolta differenziata, di nucleare... è facile trovare una convergenza di idee e di proposte». Ma - come ho spesso detto - le stelle del firmamento non sono cinque, ma milioni di milioni e ognuna di essa rappresenta un problema, ecco che: «Diverso invece è assumere posizioni politiche rispetto alla riforma Gelmini, ecc. ecc.». In pratica, è più facile raccogliere consenso su pochi temi sui quali non si può non essere tutti d’accordo (l'aria che respiriamo) che non toccare temi divisivi o temi sui quali tocca scontarsi con i poteri forti o le potenti lobbies, che controllano la classe politica, la stampa, ogni genere di istituzioni. L’aria pulita la vogliono tutti: anche i potenti! anche i banchieri! anche le lobbies!

Passa quindi alla critica del M5s, non concessa a chi vuol restare iscritto, pur riconoscendo la giustezza della critica: «Uno dei loro motti preferiti è che non sono un partito, non sono una casta. A mio modo di vedere sono molto peggio: “uno vale uno” è in realtà solo uno slogan. Nelle assemblee si decidono solo alcuni aspetti, per lo più organizzativi, per il resto c’è un’oligarchia che decide per tutti: sono gli eletti e i loro stretti collaboratori». Nella sua lettera di addio al MoVimento Monica così si esprime: «Per questi motivi lascio il MoVimento, per la mancanza totale di democrazia all'interno, per la povertà di contenuti. Lascio il MoVimento perché non voglio rendermi complice dell'inganno che stanno perpetuando verso gli elettori... I partiti non mi piacciono, ma il MoVimento non è ciò che appare: non c’e democrazia all’interno, non ci sono idee che non siano quelle “facili” e scontate che la stragrande maggioranza delle persone può condividere, non c’è un progetto serio di società, solo slogan».

E non poteva mancare la reazione dei grillini: «I grillini hanno preso malissimo la mia presa di posizione pubblica, sono come una setta, hanno una visione fideistica del Movimento, chi osa metterli a nudo viene visto come un traditore e inizia una campagna diffamatoria nei miei confronti. Sono stata ricoperta di insulti via internet, diffamata, hanno scritto che sono una persona violenta con atteggiamenti da brigatista, mi hanno attaccata nella mia professione (sono insegnante), mi hanno paragonata a Ruby...». E conclude: «Un MoVimento a parole di tutti, nei fatti solo di pochi».

Per una storia del Movimento Cinque Stelle: 5. Sandra Poppi, privata del marchio a sua insaputa.

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«Per una storia del Movimento Cinque Stelle» vuole essere una storia in progress di un Movimento costituitosi ufficialmente il 4 ottobre 2009. Nato nel Nord Italia viene alla ribalta con le elezioni comunali di Parma nel maggio 2012, con le elezioni regionali siciliane dell’ottobre 2012, dove il M5s risulta essere il primo partito, lasciando prevedere il risultato delle elezioni politiche nazionali del febbraio 2013. La storia del M5s è costellata di “casi” e da domande sulla sua organizzazione e sul ruolo della Casaleggio Associati. Di certo non è un Movimento che erige barricate e occupa piazze, o partecipa a scontri di strada, ma ha come suo obiettivo principale se non unico la partecipazione alle competizioni elettorali: è dentro il sistema anche se ai suoi inizi amava apparire come anti-sistema, antipolitico, rivoluzionario. Tutto il potere dei vertici si concentra nella inclusione/esclusione dalle liste elettorali. Il suo successo politico ha delle analogie con ciò che seguì a Mani Pulite, fenomeno caratterizzato da una esplosione di scandali. Da allora è un succedersi di sigle politiche,  ma senza che la situazione complessiva del Paese sia andata migliorando, o abbia cambiato di segno. Poiché la Rete è stato il punto di partenza del M5s, è dalla Rete che attingeremo tutte le nostre notizie, cercando di discernere il grano dal loglio.
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Sandra Poppi
Anche qui, una caso di persone che si vedono arrivare la classica diffida: «Sandra Poppi non ha titolo a rappresentare il MoVimento 5 stelle né all'uso del logo ed è diffidata dal farlo». L’interessata non riesce a trovare una spiegazione del trattamento ricevuto. Riceve però la solidarietà di Vittorio Ballestrazzi che così scrive: «Espirmo la mia piena solidarietà a Sandra Poppi e la invito a continuare... Se Grillo la citerà in tribunale sarò al fianco di Sandra insieme a tutti i cittadini che credono nella democrazia e Grillo perderà perché la democrazia rappresentativa, che è quella che permette a questo paese di stare ancora in piedi, non può essere trattata alla stregua di un marchio di yogurt».

(segue)

Per una storia del Movimento Cinque Stelle: 4. Andrea Casoni l’«escluso» dal gruppo.

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Leggendo un documento - riportato nel libro di Carbonaro -, firmato «I portavoce del MoVimento 5 Stelle di Modena e provincia» ci inquieta uno spirito di partito che fa pensare agli scenari descritti da Koestler in “Buio a mezzogiorno”, dove il Partito non solo schiaccia l’individuo, ma da questo pretende una soggezione assoluta fino al sacrificio estremo. Se consideriamo che il Partito comunista italiano ha avuto un profondo radicamento nella società italiana, non possiamo escludere che germi di ideologia stalinista siano penetrati in ciò che si chiama pregiudizio. Curiosa poi nel documento la distinzione fra “attivista” e “cittadino” precludendo a Andrea Casoni la partecipazione ad assemblee pubbliche in quanto “attivista” ma consentendole in quanto “cittadino”, e quindi sovraordinando l’attivista a cittadino, come già accadeva con l’iscritto al Partito Comunista, quegli che impersonava la Storia.

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(segue)

Per una storia del Movimento Cinque Stelle: 3. Vittorio Ballestrazzi il “diffidato”.

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Vittorio Ballestrazzi con BP
Anche Vittorio Ballestrazzi è uno di quei tanti che ricevono la classica lettera con la quale si notifica che il destinatario non è autorizzato a usare il nome di Beppe Grillo e il marchio del Movimento Cinque Stelle. Inutile cercare in simili lettere spiegazioni o tentare repliche e contraddittori. È come una lettera aziendale di licenziamento. Ma è da queste lettere e da questi “casi” che noi partiremo per tentare di scrivere una nostra storia del M5s. Esistono già dei libri, redatti con metodo e secondo un impianto narrativo, ma hanno tutti il limite di poter essere presto superati dagli eventi successivi alla data di uscita dalla stampa. Raccogliamo qui di seguito un gruppo di links su Vittorio Ballestrazzi che fu capogruppo consiliare a Modena e che ebbe uno scontro con Giovanni Favia, che cercheremo di ricostruire non tanto per la vicenda in sé ma in quanto possa gettare luce sull’essere e il divenire del M5s. La controversia iniziale, oggi difficile ed oziosa da seguire, riguarda una candidatura regionale. Giovanni Favia si era candidato a Bologna e a Modena, risultando in entrambi eletto. Dovendo scegliere o per Bologna o per Modena, avrebbe favorito il secondo eletto che veniva dopo di noi o in Bologna (Andrea De Franceschi) o in Modena (Sandra Poppi). Favia poteva scegliere del tutto autonomamente, ma per iper-democraticismo penso di ricorrere a delle “secondarie”, scatenando una diatriba.
A conclusione della quale intervenne direttamente di suo pugno,  con lettera da lui firmata, ed nel vol. cit. di Mauro Carbonaro (pag. 192) e da noi ricevuta da Ballestrazzi tramite FB. Per noi è interessante questa parte: «La facoltà del sottoscritto di pretendere la cessazione di ogni attività politica e propagandistica che si appoggi anche solo indirettamente alla propria notorietà e reputazione,  è già stato riconosciuta dalla magistratura, in duplice istanza, nell'imminenza delle scorse elezioni politiche». La lettera non reca luogo e data, ma si evince che è del 3 giugno 2010, nella risposta dello stesso Ballestrazzi che contesta a Beppe Grillo la “diffida” essendo all’epoca consigliere comunale a Modena, in seguito alle elezioni del giugno 2009 con il contrassegno di una lista civica bensì intitolata a Beppe Grillo, ma senza aver violato nessuno dei requisiti richiesti e previsti per la certificazione della lista stessa. Pertanto, la “diffida” appare carente di motivazione e viene pertanto respinta. Sarebbe interessante conoscere il precedente giurisprudenziale da Beppe Grillo fatto risalire alle “scorse elezioni politiche”, cioè nel 2008, definite «fuorilegge» in un post sul Blog di Beppe Grillo del 29 febbraio 2008.

1. Ballestrazzi a processo. – Dal link che riporta una data del 25 luglio 2014 non si capisce bene la cronologia degli eventi, dove l’espulsione di Ballestrazzi risale egli esordi del M5s. Si parla in sostanza di un’assemblea pubblica che costituiva una sorta di “processo” a una persona. A questa operazione è associato il nome di Giovanni Favia. Si imputa a Ballestrazzi di aver fatto «della disinformazione a mezzo stampa che ha danneggiato molto, e sta ancora danneggiando, il Movimento». Sembra che siano le parole di Giovanni Favia, che subirà poi la stessa sorte di Ballestrazzi, cioè l’espulsione dal M5s con pubblico linciaggio e pericoli di incolumità personale. Viene posto il problema giuridico se il famoso Logo - in cui consiste il sistema di potere del M5s - sia revocabile, una volta assunta una carica pubblica la cui discipline è dettata dalla legge e non sa accordi privati fra eletto e suo sponsor o come altrimenti lo si debba chiamare.

Fatto del 16 aprile 2015
2. In principio furono Poppi, Tavolazzi, Ballestrazzi. – L’articolo è del 16 maggio 2016 ed è chiaramente retrospettivo. Si parla addirittura di mille e più espulsioni: se di ognuna di esse riuscissimo a ricostruire la storia avremmo una sociologia politica del M5s. Ci dobbiamo accontentare dei pochi casi a noi noti. Risale allo studio legale Squassi-Montefusco il meccanismo della “diffida”. Il linguaggio è metaforico e facciamo un poco di fatica a seguirlo nel suo contenuto informativo. Si parla di “scusa risibile” utilizzata in centinaia e forse migliaia di casi di “diffide” e/o “espulsioni”. Evidentemente, si valutava che non potesse esserci reazione efficace da parte dei destinatari. Vengono fatti dei nomi su cui apriremo altrettante schede. Si accenna a un fatto ben noto: molti che avevano approvato l’espulsione di altri si trovano poi a subire la stessa sorte: «Le espulsioni dal movimento hanno origini lontane, spesso chi le ha subite, le ha praticate e favorite a sua volta e, interpellato, ha giustificato la propria decisione affermando che le espulsioni invocate erano giuste e diverse da quelle subite…». Dal link questo estratto storico-ricostruttivo: «In principio furono Poppi, Tavolazzi, Ballestrazzi, attenzione, perché Tavolazzi era in “area Favia”, mentre la signora Sandra Poppi e Ballestrazzi erano in conflitto con Defranceschi, Favia e Tavolazzi, carnefici e vittime sono unite dallo stesso destino, da allora si fa fatica a contare le espulsioni dei semplici iscritti, oppure degli eletti, ricordiamo la prima, in Emilia Romagna, dove tutto era cominciato e dove si manifestò, anche la faccia oscura del movimento, il 22 aprile del 2010  leggemmo sul blog di Beppe Grillo il primo annuncio di una lunga serie:”A seguito delle iniziative intraprese contro il MoVimento 5 Stelle in Emilia Romagna, Vittorio Ballestrazzi è diffidato dal parlare in nome e per conto del MoVimento 5 Stelle e dall’utilizzo dei relativi loghi “Lista Civica 5 Stelle” e “MoVimento 5 Stelle”». È firmato: La Gatta Cassandra.

Comunali Modena 2014
3. Ballestrazzi guida gli ex-grillini. – Siamo in Modena al 16 marzo 2014 e troviamo Vittorio Ballestrazzi candidato sindaco per una lista “Modenasaluteambiente”, ormai del tutto fuori dal M5s e con un diverso percorso politico. Estratto dal link: «Nel manifesto campeggiano anche delle stelle, quelle che spinsero, cinque anni fa, Ballestrazzi a candidarsi quando era ancora nel partito di Grillo: “Poi ha vinto la dittatura e noi siamo usciti. Per fortuna. La gente deve capire che noi siamo gli originali”. Rancori? Non sembra, semplicemente la voglia di dimostrare da dove sono venuti. Il loro primo avversario sarà proprio con la A maiuscola, quel Marco Bortolotti che oggi rappresenta Grillo in città. La lista Modenasaluteambiente.it cercherà di pescare tra gli scontenti. Oltre al candidato sindaco Ballestrazzi, ci sarà ancora Sandra Poppi in qualità di capolista. Poi alcune anime dei comitati e associazioni, come l’Arcigay, ieri presente in delegazione con il presidente Alberto Bignardi e il vice Francesco Donini». Ed ancora: ««Il patto Modena Sicura da attuare senza se e senza ma. Vogliamo cambiare direzione a Modena. Abbiamo iniziato nel 2009 con l'aiuto di Beppe Grillo. Siamo cresciuti, abbiamo fatto esperienza amministrativa e politica, abbiamo cercato di influire sulle decisioni di questa amministrazione comunale e possiamo dire che la semina sta portando i frutti. Tutti i candidati alle primarie hanno detto quello che noi dicevamo nel 2009 per le elezioni comunali e nel 2010 per le elezioni regionali, e prima come esponenti di associazioni soprattutto ambientaliste ma anche di diritti di cittadini. Noi manteniamo la coerenza delle liste civiche a 5 stelle con il valore aggiunto della autonomia da qualsiasi padrone che fa il bello e il cattivo tempo in quanto proprietario assoluto del simbolo. I modenesi con noi hanno la possibilità del cambiamento con trasparenza, partecipazione, indipendenza e la conoscenza della macchina comunale acquisita in questi cinque anni dove abbiamo presentato 500 interrogazioni con cui abbiamo cercato di capire cosa era successo e proponevamo il nostro programma, con delibere per la diretta internet, per la partecipazione, per la tutela del suolo e dell'acqua pubblica ma anche per le buche in strada. Siamo la novità che sa come motivare i dipendenti pubblici al servizio dei modenesi». Questi i risultati elettorali 2014 al comune di Modena: Modenasaluteambiente ottiene l’1,6 % dei voti a fronte del M5s che ottiene il 16,2 e il PD con il 45,5 % dei voti. Sembra confermato che tutti quelli che usciti dal M5s pensano di dare vita a formazione autonome politiche autonome e concorrenziali ottengano risultati minimi. Al ballottaggio vince il candidato PD Giancarlo Muzzarelli con il 63,1 % dei voti superando Marco Bortolotti del M5s con il 36,9 % dei voti.

4. Cronistoria: 7 giugno 2009. - Il link originale al quale rinvio la stessa fonte derivata è questo. Delle 100 puntate del “Grillo parlante”, pur essendo all’epoca (1982) in età, non ricordo di averne all’epoca vista neppure una, allo stesso modo in cui oggi giro canale a ogni trasmissione di Crozza: i comici non mi fanno ridere, e meno che mai quando pretendono di parlare di politica. La biografia e il curriculum artistico di Beppe Grillo non rientra nel mio progetto di una Storia del Movimento Cinque Stelle. La cronologia riporta alla data: 1) «7 Giugno 2009: Alle Comunali di Modena la Lista Civica Grillo capeggiata da Vittorio Ballestrazzi, ottiene il 3,5% Sandra Poppi risulta essere la prima dei non eletti del movimento di Grillo.» 2) «22 Aprile 2010: Con questo post Grillo diffida il consigliere comunale M5S di Modena Vittorio Ballestrazzi all’utilizzo dei loghi del movimento. Di fatto é un’espulsione. Ballestrazzi tuttavia dice di esser intenzionato a continuare a usare i loghi. Giovanni Favia lo accusa duramente». 3) «Luglio 2012: Vittorio Ballestrazzi, consigliere comunale di Modena espulso dal M5S ad Aprile, si dimette dal suo incarico. Le subentra Sandra Poppi. Tra gli attivisti del movimento vi é dello scontento poiché la Poppi sembra non partecipare abbastanza agli incontri del gruppo.»

5. Beppe Grillo espelle Ballestrazzi. - Viene data una cronaca di una delle prime espulsioni, appunto quella di Vittorio Ballestrazzi il 22 liglio 2010. È lite fra varie componenti del Movimento. Il tutto nasce dalla scelta del secondo eletto, essendosi Giovanni Favia candidati in tre diverse circoscrizioni, venendo eletto in due e dovendo optare per una una delle due, favorendo il secondo eletto che gli sarebbe subentrato. A distanza di tempo la questione che ci sembra più interessante è la contestazione fatta da Ballestrazzi e Grillo circo l’uso del Logo e la sua proprietà. Giovanni Favia si pronuncia a favore dell’espulsione di Ballestrazzi, ma nulla obietto sulla licetà della stessa “espulsione” dell’iscritto a un Movimento che si professo “inclusivo” anziché “esclusivo”. Neppure oggi si può dire che vi sia una chiara consapevolezza delle questione e tocca attendendere se mai vi sarà il varo della legge applicativa dell’art. 49 della costituzione.

6. I Quattro delle Espulsioni. – Il testo qui riprodotto è del 25 luglio 2014, ma offre un ricostruzione degli anni precedenti che pare dettata dallo stesso Ballestrazzi. La riproduciamo integralmente, riservandosi di redigere apposite schede per i singoli nomi citati: «Anno 2009. Quattro consiglieri grillini in Comune a Modena (Vittorio Ballestrazzi), Bologna (Giovanni Favia), Ferrara (Valerio Tavolazzi), Reggio Emilia (Matteo Olivi). Oggi del quartetto solo uno, Olivi, è rimasto dentro il movimento a Cinque Stelle. Gli altri hanno cambiato maglia e non, come spesso succede in Italia, per un passaggio di campo, ma perché il leader, Beppe Grillo, ha estratto il cartellino rosso e li ha espulsi dal movimento. A Modena, poi, Vittorio Ballestrazzi si è dimesso dal consiglio comunale per lasciare spazio a Sandra Poppi. Lei non ha avuto neanche il tempo di prendere le misure nell’’assemblea municipale che via blog il leader maximo ha emesso la fatwa: due righe due e la Poppi viene sbalzata fuori dai Cinque Stelle. L’’Emilia che ha dato le prime ed importanti soddisfazioni al movimento, i primi consiglieri e addirittura la presa del Comune a Parma, ha visto crescere i ribelli. Una rivolta ormai dilagata come dimostrano i 4 senatori espulsi dal movimento, la senatrice reggiana Maria Mussini ha presentato le dimissioni, e dal’l’Emilia sono arrivati i no al provvedimento: si tratta delle bolognesi Elisa Bulgarelli e Michela Montevecchi, dell’’imolese Mara Mucci e del ferrarese Paolo Bernini. A favore il modenese Michele Dell’’Orco («in questi palazzi le tentazioni sono tante e qualcuno perde la testa per strada») mentre gli attivisti cittadini si dividono in lunghe discussioni nei social network. Gabriele Grotti si adegua alla maggioranza, era a favore dell’’espulsione di due dei quattro senatori, ma solleva il problema: “Hanno vinto i si. Peccato, mi adeguo alla maggioranza ma ritengo che il tutto sia stato organizzato troppo male e in fretta”. Ovvero una scelta così importante non si può prendere in tempi così stretti e senza avere il giusto tempo per documentarsi. Quasi una condanna sommaria, sicuramente senza i tre gradi di giudizio dei processi. Si va per le spicce tra i grillini, ne sa qualcosa Vittorio Ballestrazzi. Il consigliere che aveva già previsto tutto: “Una scelta normale per persone con la testa sulle spalle. Quando si rendono conto che non sono state portate lì per il fine ufficiale cioè portare le istanze dei cittadini per cambiare il sistema. Ci sono però espulsioni ed espulsioni, quella di Favia era legittima perché voleva prendere il potere. Andava contro le idee del movimento”. Eppure ieri l’’interessato non ha mancato di dire la sua: “Nella pattuglia dei parlamentari emiliano-romagnoli ci sono i talebani, i dissidenti e quelli che prima erano dissidenti ma che con i soldi e la poltrona preferiscono stare nell’ombra. Magari nei loro uffici alla Camera giudicano populiste e fasciste le azioni di Grillo e Casaleggio, ma poi preferiscono tacere per non avere problemi”. Parole a cui non crede Ballestrazzi: “cerca solo di cavalcare la situazione”. L’’onda di malcontento sta comunque travolgendo il movimento, a questo punto c’è da chiedersi se si registreranno delle conseguenze a livello locale, alle elezioni amministrative di maggio: «Prenderanno sicuramente meno voti. Il successo era basato sulla novità e sul basso profilo della politica tradizionale. Ora la novità non c’’è più perché è un partito come gli altri, resta la disaffezione - spiega Ballestrazzi - il fattore decisivo è vedere se la politica tradizionale riuscirà a risolvere qualche problema e riprendere quota» (gbn) ». Pare emerga una divergenza di posizioni fra Ballestrazzi e Favia, sia quando erano entrambi dentro il M5s, sia quando entrambi ne sono stati espulsi.

7. Video e audio registrazioni. – Su YouTube Ballestrazzi consigliere modenese.

8. La diaspora silenziosa. – L’articolo del 2 marzo 2014, è un excursus sulle espuslsioni finora avute. Estraiamo quanto è riferito a Balletrazzi, al quale è dedicato questo capitolo. «…A loro si aggiungono i casi di Vittorio Ballestrazzi, conseigliere comunale di Modenam espulso con una raccomandata per aver denucniato i primi problemi dal punto di vista della deemocrazia. Al suo posto entra in Consiglio Sandra Poppi, ma il risultato non camnia. La consigliera non è ben vista dagli altri attivisti che la accusano di essere troppo assente. Quando rifonda la ec lista di Ballestrazzi la Modena5Stelle, per Grillo è troppo e parte la diffida.» L’articolo ha 808 commenti.

MU Modena e Provincia
9. Dossier esplicativo. – Si tratta di un meetup che ha questo titolo: «Dossier esplicativo sui rapporti fra la base degli attivisti meetup modenesi, Vittorio Ballestrazzi e Sandra Poppi», ed è una sorta di processo pubblico. È curiosa a data di fondazione del meetup: 18 luglio 2005, lo stesso giorno in cui veniva costituito un mu napoletano, che poi in data 9 aprile 2012 avviava una discussione sulla natura giuridica del M5s. La discussione mu è pure dello stesso anno 2012: quella di Napoli è stata postata il 9 aprile 2012 e quella modenese di 30 settembre 2012. Tocca leggerle entrambi per vedere se sono contestuali e trattano gli stessi problemi. Dico subito che la lettura iniziale di quello che dovrebbe essere un chiarimento della questione non solo mi interessa poco, ma mi chiarisce pure poco, essendo il mio angtolo visuale la questione della democrazia interna e della liceitò delle espulsione. Che possano esservi visioni diverse e contrapposizioni di punti di vista mi sembra del tutto fisiologico alla democrazia, non invece l’espulsione del dissenziente. Pertanto, salterò tutte le diatribe modenesi del 2012 per soffermarmi su quelle che mi paiono questioni di principio, se ne trovo.

10. Ballestrazzi critica il comizio di Grillo. - Espulso nell’aprile del 2010, Vittorio Ballestrazzi non ha più nessuna remora nel poter dire ciò che pensa anche su Beppe Grillo e sui suoi comizi ed in particolar uno svoltosi in Piazza Grande il 3 febbraio 2013 a Modena. «Beppe ripete sempre le stesse cose. I candidati sono delle semplici comparse e meno parlano e meglio è». Il reddito di cittadinanza verrà a costare più di quel che si dice: non 14 ma 34 miliardi. «Si appropria senza citarle delle idee altrui». Una frase detta il 4 febbraio 2013 da Ballestrazzi a proposito di Renzi è profetica: «Oggi la fortuna di Grillo la fanno Berlusconi che con le sue trovate (vedi restituzione dell'Imu) distrae la massa votante, Ingroia sembra Robespierre che usa le presunte affermazioni degli eroi morti come le lame della ghigliottina e Bersani che è senza dubbio l'utile idiota infatti ha fatto fuori l'unico candidato del suo partito che poteva sconfiggere Grillo e Berlusconi senza se e senza ma: Renzi». Il cronista che intervista Ballestrazzi aggiunge in chiusura la seguente spiegazione: «Ricordiamo che nei mesi scorsi Beppe Grillo era intervenuto di persona e aveva espulso dal suo movimento il consigliere comunale Vittorio Ballestrazzi: "Lo diffido dall'usare il nome del mio movimento". Lo scontro era nato dalla rivedicazione di Ballestrazzi del diritto di Sandra Poppi, modenese, a sedere in consiglio regionale mentre i Grillini come secondo consigliere avevano indicato un altro candidato nonostante avesse meno preferenze».

11. Altri links e webgrafia.


Per una storia del Movimento Cinque Stelle: 2. Grillo, Montanari e il miscroscopio sottratto.

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«Per una storia del Movimento Cinque Stelle» vuole essere una storia in progress di un Movimento costituitosi ufficialmente il 4 ottobre 2009. Nato nel Nord Italia viene alla ribalta con le elezioni comunali di Parma nel maggio 2012, con le elezioni regionali siciliane dell’ottobre 2012, dove il M5s risulta essere il primo partito, lasciando prevedere il risultato delle elezioni politiche nazionali del febbraio 2013. La storia del M5s è costellata di “casi” e da domande sulla sua organizzazione e sul ruolo della Casaleggio Associati. Di certo non è un Movimento che erige barricate e occupa piazze, o partecipa a scontri di strada, ma ha come suo obiettivo principale se non unico la partecipazione alle competizioni elettorali: è dentro il sistema anche se ai suoi inizi amava apparire come anti-sistema, antipolitico, rivoluzionario. Tutto il potere dei vertici si concentra nella inclusione/esclusione dalle liste elettorali. Il suo successo politico ha delle analogie con ciò che seguì a Mani Pulite, fenomeno caratterizzato da una esplosione di scandali. Da allora è un succedersi di sigle politiche,  ma senza che la situazione complessiva del Paese sia andata migliorando, o abbia cambiato di segno. Poiché la Rete è stato il punto di partenza del M5s, è dalla Rete che attingeremo tutte le nostre notizie, cercando di discernere il grano dal loglio.
CL
 
Beppe Grillo e Stefano Montanari
È una storia esemplare quella dei coniugi Montanari/Gatti. Il titolo del post è tratto per intero da un libro che si propone di essere un “Libro nero” (di Mauro Carbonaro: vedi scheda di lettura) del Movimento Cinque Stelle ovvero del movimento fondato da Giuseppe Grillo in un momento critico della storia italiana. I partiti tradizionali collassavano e si trattava in fondo di succedere loro. Tra le tante aggregazioni ve ne erano due che avrebbero potuto riuscire concorrenziali rispetto al progetto Grillo-Casaleggio, fondamentalmente impostato sulla potenza della comunicazione e sulla capacità attrattiva di un comico, appunto Beppe Grillo. L’altro movimento, alquanto serio per programmi e figure dirigenziali, era “Per il Bene Comune”. E sembra* - a quanto si legge - che questa sia la spiegazione dello strano comportamento di Beppe Grillo verso i due coniugi: avevano aderito a “Per il Bene Comune”, quando il M5s ancora non esisteva ma doveva essere nella mente e nel cuore di Beppe, che non accettava che altri movimenti nascenti potessero insidiare la sua creatura. La webgrafia sul caso è davvero abbondante e sarebbe per noi dispersiva. A noi interessa una possibile spiegazione politica del fatto e le nostre analisi saranno orientate in questa ottica, intanto partendo dal libro che Montanari ha scritto: «Il Grillo Mannaro», scaricabile in Rete e finito di scrivere agli inizi del 2013, trascorso un intero anno alla ricerca inutile di un editore ed infine reso disponibile in pdf, con una prefazione datata dicembre 2013.

* Su questa mia congettura si leggano sotto, al n. 10,  le precisazioni nel frattempo giunte da Stefano Montanari. In ragione di queste Precisazioni pervenute, sul testo da noi redatto, non sono perciò più possibili modifiche del nostro testo che non siano mere correzioni di refusi. Eventuali integrazioni vengono da noi fatte in forma di annotazioni come queste, in corpo più piccolo. Le Precisazioni di Montanari si riferiscono perciò al nostro testo in corpo “normale” e non alle annotazioni in corpo “piccolo”.

Pdf scaricabile
Leggo il libro in pdf ”Il Grillo Mannaro”, cosa che può fare chiunque ne abbia il tempo e la voglia, essendo disponibile il rete. È di 158 pagine e si legge bene. Non ne faccio il riassunto, ma estratto i dati per me interessanti. Segnalo il giudizio di Dino Risi su Grillo a pag. 8 del pdf. In politica Grillo è un personaggio che riesce meglio di quando fa l’attore, ma attenzione: «non c’è niente di vero nel personaggio che interpreta» ed “è vuoto dentro”, se approfittando di qualche suo momento di distrazione si riesce a guardargli “dentro”: non si trova nulla. Altro particolare interessante è contenuto in una nota. Non è che Beppe Grillo, come una persona normale, se deve parlare a qualcuno, prende un telefono e chiama. No, lui si fa chiamare non direttamente, ma presso un suo intermediario, che poi gli passa il telefono. A chiamare Stefano Montanari “in nome e per conto di Beppe Grillo” fu un certo Marco Morosini che si presenta come membro di un prestigioso istituto scientifico svizzero, l’ETH, ma poi in nota si legge (p. 10): «Solo otto anni più tardi venni a sapere che Morosini lavorava per Grillo procurandogli nominativi di persone che avrebbero potuto essere utili al comico». Se due più due fa quattro, questo signore si presenta al telefono come «Marco Morosini dell’ETH di Zurigo», ma in realtà “in nome e per conto di Beppe Grillo”, come il famoso Staff che manda le lettere di espulsione dal M5s. E che fa Morosini? Dà a Stefano Montanari il numero di cellulare di Damiano, l’autista di Beppe Grillo, solo attraverso il quale Montanari avrebbe potuto parlare con Beppe Grillo, che cerca Montanari non per parlargli ma per essere da lui richiamato attraverso il suo autista. Un costume davvero democratico.

A pag. 11 mi fa riflettere questo brano di Montanari, che stava per cadere nella rete, anzi nella tragedia, rispondendo all’invito di Grillo, di andare al suo spettacolo al Palasport: «I miei figli rifiutano di accompagnarmi perché sono degli intellettuali e di Grillo non gliene frega niente…». E già! Chi fra gli intellettuali prendeva sul serio Grillo in quegli anni? Era solo un buffone! Un fenomeno da baraccone. Io che non sono del Nord, ma del Centro e del Sud non ho mai avuto la ventura, buona o cattiva che sia di imbattermi nel comico o di andare ai suoi spettacoli. Le prime notizie che mi giungevano del M5s era tramite televisione e mi apparivano simpatiche e divertenti manifestazioni di folclore. Il mio giudizio sul M5s cambiò di colpo, all’istante, nell’ottobre del 2012, all’irrompere nelle elezioni regionali siciliane di un nuovo soggetto politico. Percepii che qualcosa era avvenuto. Ma di ciò ho detto altrove. Qui trovo conferma che a Modena neppure i figli di Montanari prendevano sul serio un Beppe Grillo. Rinvio alle pagine di Montanari per la descrizione dell’impatto con Grillo che lo fa salire sul palco e indicandolo ai suoi fan ne sbaglia il nome presentandolo come Mantovani uomo “straordinario”, termine che mi fa ricordare un evento romano su temi mediorientali dove persone che potevano meritare il titolo di ”traditori” dei loro Paesi al soldo della CIA venivano presentati come “uomini straordinari”, che pubblicamente chiedevano più soldi di quanti ne avevano già ricevuti per attività di destabilizzazione dei loro Paesi. Evidentemente, con Montanari/Mantovani si seguiva un cliché comunicativo americano. Sulla sua “straordinarietà” (benché muta) servita sul palco di Grillo si interroga ironicamente lo stesso Montanari.

Raffaella Pirini
Montanari prosegue il suo racconto, giungendo all’invito a pranzo, nel ristorante dell’albergo, dove Beppe, scortese nel linguaggio e nei comportamenti, si dimentica perfino ogni cosa dell’uomo che sul palco aveva presentato come “straordinario”, ma del quale aveva probabilmente dimenticato ciò che il Morosini sopra citato aveva dovuto pur dirgli… Passarono mesi. Chiamò una certa Raffaella Pirini della quale alla nota 4 di pag. 15 si dice: «Poi diventata consigliere comunale a Forlì del Movimento 5 Stelle. A lei scrissi due mail chiedendo alcune risposte su quanto sarà riportato nel seguito di questo libro. Le risposte furono in linea con il progetto di Casaleggio: nessuno ne sa nulla e sono certo che Raffaella non mente. Va pure detto che Raffaella manifesta un certo disagio all’interno del Partito». Raffaella gli chiedeva di partecipare a uno spettacolo che si sarebbe tenuto al palazzo dello sport di Forlì… Era il 1° novembre 2005: «Grillo capì che gli potevo essere utile». Salto le pagine che riguardano la ricerca, il microscopio, i finanziamenti… Chi vuole,  può leggerli nel pdf. Io seguo un mio filo, cercando di essere il più breve possibile. Il fatto vero e proprio, nonché lo scandalo che esso poteva suscitare, figuriamoci: a due scienziati viene impedito di fare ricerca utile per l'umanità,  era ghiotto e Grillo voleva metterlo in scena. Esemplare: «Che Grillo volesse la mia presenza mi parve logico: che ne sapeva lui di inceneritori?» Ed ancora, sempre a pag. 19, che narra di Reggio Emilia dove ci si incontra con il sindaco Graziano Delrio*: «Sotto un sole splendente benché si fosse d’inverno arrivammo al parcheggio e, in un trionfo di popolo, procedemmo a piedi verso il municipio. Addirittura c’era chi, lungo la strada, ci salutava dalle finestre come fossimo stati i bersaglieri del 15-18 e la piazza straripava di gente che voleva vedere. Ammetto che, da principiante, trovai tutto molto divertente. Un po’ di spirito critico mi era rimasto, abbastanza per accorgermi di quanto fondamentalmente stupida fosse quella folla, lì non per evitare che le si mettesse un inceneritore dietro la casa ma per vedere da vicino nientemeno che Beppe Grillo». Questi i fatti dai quali isoliamo ciò che a noi interessa, ossia il fenomeno Grillo.

* È del 28 febbraio 2006 l’incontro col il sindaco Delrio e poco dopo il 13 marzo 2016 viene dato ufficialmente inizio sul blog di Grillo alla campagna di raccolta fondi, il cui obiettivo sarà raggiunto un anno dopo.

Antonietta Gatti
Veniamo al punto (pag. 20 di 158), sperando di superarlo ed andare rapidamente alla fine. Dopo che il microscopio ottenuto dalla consorte di Montanari, la signora Antonietta Gatti, su fondi europei, era stato incamerato dal CNR, si poneva il problema di reperirne un altro per poter continuare le ricerche. A quel che ho capito, leggendo velocemente, la signora Gatti è una ricercatrice universitaria, ma senza occupare all'interno dell’Università una posizione apicale. E chi conosce l’ambiente sa come vanno spesso a finire queste cose. Il M5s di scuola e di università non si occupa e non ha mai avuto una sua politica in quest’ambito. Il marito della Gatti, Stefano Montanari subito dopo la laurea non ha mai avuto nessun rapporto organico con le università, pur essendo uno scienziato con notevoli riconoscimenti internazionali. Questo sommariamente descritto è il sottofondo della storia che andiamo narrando, nella quale si perde la disponibilità di uno strumento, un microscopio, necessario per fare le ricerche, e si pensa di procurarsene un altro, che finalmente acquistato diventata subito di nuovo indisponibile per le uniche persone in grado di usarlo: tutte le altre che ci girano intorno, lo fanno solo per specularci e non per uso scientifico.  Il colloquio è fra Beppe Grillo e Stefano Montanari, sempre al ristorante, dove mangiano delle ottime tagliatelle:
Stefano Montanari
– “Quanto costa un microscopio nuovo?”
– “378.000 Euro IVA, compresa”, gli risposi.
– “Lo compriamo noi. Lancio io una raccolta fondi e ti diamo il microscopio”.
«Le condizioni furono che io avrei dovuto partecipare agli spettacoli raccontando delle polveri sottili e che il microscopio non sarebbe stato intestato a me ma ad una onlus o ad una fondazione. Nessuna obiezione da parte mia: a me essere proprietario dell’apparecchio non interessava un fico secco. Io dovevo solo poterne disporre sempre e comunque». Fu in quel momento che venne introdotto, quasi di soppiatto, un personaggio del dramma, una certa Marina Bortolani, fino a quel momento del tutto sconosciuta a Stefano Montanari e a sua moglie Antonietta Gatti. L’avvocatessa Bortolani era già titolare di una Onlus, intitolata in onore del padre Carlo Bortolani, ed avente per oggetto non la ricerca scientifica, ma la lotta contro la pena di morte. C’entrava come i cavoli a merenda, ma Beppe avallò.

Montanari, Grillo, Gatti
Una notazione di Stefano Montinari mi trova concorde per averla io stesso verificata in altro contesto, del tutto autonomo, a pag. 22: «…Nei suoi spettacoli, Grillo raccontava fandonie, a tutto spiano cambiando ogni volta versione a secondo di quello che casualmente gli usciva dalla bocca in quel momento». Lo stesso Grillo in una intervista del 5 aprile 2016 a Pasquale Elia dice espressamente che lui prima parla e poi pensa a quel che ha detto. Fantastico, anzi “meraviglioso”, come dice lui, e perfino “straordinario”. Di recente, sullo stesso stile, è stata perfino cambiato il punto 10 di un documento politico riguardante la posizione politica del M5s sull’Europa. Lo ha notato Paolo Becchi nel suo Blog sul Fatto Quotidiano. Ma sono incredibili, anzi “straordinari” gli insulti che Paolo Becchi si prende dai fanatici grillini, per avere solo detto verità documentali. Del pari “fasulli” sono in Grillo: «i suoi innumerevoli incontri con economisti e scienziati di livello mondiale, incontri che, almeno per fortuna degli economisti e degli scienziati, non avvennero mai, non fosse altro che perché non ci sarebbe stata comunicazione possibile». Lo scopo di Beppe era quello di trascinare il suo pubblico al delirio. Sempre più tempo passa e sempre più sembra volersi identificare con Gesù Cristo, distribuendo ai suoi attivisti certificati grilli caramellati al posto dell’Ostia consacrata e camminando sulle acque per fortificare la fede in Lui nei suoi adepti. La faccenda del microscopio e dei due ricercatori se la doveva giocare da par suo e ai suoi fini. Stefano Montanari era diventato, quasi per contratto, parte dello spettacolo inscenato dal comico Beppe Grillo.
È proprio lui: il microscopio!

So per esperienza che una onlus non è cosa facile da costituire e da gestire. Poiché può chiedere i fondi del 5 per mille deve avere una gestione che quasi impone di avvalersi di un commercialista. Sarebbe poi indice di serietà avere una sede autonoma, distinta dall’abitazione del fondatore e presidente, come nel caso della Bortolani, il cui oggetto - a quel che si legge nel “Grillo Mannaro” - era la lotta contro la pena di morte in quei Paesi nel mondo che ancora la praticano, non certo l’acquisto di un microscopio. Il ragionier Beppe Grillo queste cose avrebbe dovuto saperle e capirle. Ma per ragioni che ci sono ignote, decise di sponsorizzare il microscopio dei coniugi Montanari-Gatti per un verso, e la onlus di Marina Ortolani* per l’altro. La cosa andava avanti e la ditta olandese produttrice del microscopio era disposta con un modesto anticipo a consegnare il microscopio, senza aspettare che si raccogliesse per sottoscrizione la somma necessaria per l’acquisto, purché qualcuno garantisse il pagamento della fattura finale. Il milionario Beppe Grillo si defilò subito. E meno che mai pensò di doversi sobbarcare l’onere dell’acquisto la presidentessa della Onlus cui sarebbe stata intestata la proprietà del microscopio. Come un fesso, è il caso di dirlo, se ne assunse l’onere lo stesso Stefano Montanari, al quale fu poi addirittura inibito l’uso del microscopio, che comportava anche elevati costi annuali di manutenzione. “Fesso” lo dico io mentre sto leggendo il pdf, ma poco dopo, quando arrivo a pag. 26 me lo dice lui stesso, Stefano Montanari: «Sì, lo so da me: è inutile che qualcuno mi faccia notare quanto sono fesso». Per consolarlo, possiamo dire che ognuno di noi, almeno una volta, lo è nell’arco della sua vita. E se lo è stato lui, uno scienziato, possiamo non disperarci noi.

Matteo Incerti
* Per la delicatezza della faccenda, del valore di 378.000 euro, pare del tutto improbabile che Marina Bortolani si trovasse lì “per caso” e che pure “per caso” fosse saltato in mente al giornalista Matteo Incerti di proporre Marina Bortolani non solo come intestataria di un patrimonio di 378.000 euro, ma di tutta la pubblicità e i vantaggi indotti nella annuale raccolta del 5 per mille. Detto diversamente: e perché mai Marina Ortolani doveva prestarsi come presidente di una Onlus a una operazione che a quanto possiamo giudicare proprio nulla poteva avere a che fare con le ragioni statutarie della abolizione della pena di morte? Non immaginava possibili controlli di legittimità? Non ne esistono? Chiederò io qualche consulenza, a titolo di curiosità. Ed è lo stesso Montanari che riconosce la sua leggerezza nell’accettare condizioni a titolo interamente gratuito che erano per lui gravose: lui e sua moglie era solo bestie da soma; mentre tutti gli altri stavano lì in qualche modo per un loro lecito utile, fosse anche solo il piatto di tagliatelle, solo Montanari e Gatti non dovevano pensare per principio al loro utile, dando per scontato il loro sacrificio per la scienza e per l'umanità, salvo poi in seguito sulla Rrrete sentirsi pure fare le pulci sul loro “curriculum” e sulle loro “referenze scientifiche”.  Si fosse almeno consigliato con un legale di sua fiducia, riservandosi di dare conferma ad un successivo pranzo con tagliatelle. Ma gli si poteva anche lasciare il tempo per una riflessione e ponderazione e rinviare la decisione a successivo pranzo di tagliatelle in trattoria. Lo hanno messo nel sacco? Giudichi ognuno. Se il problema a monte era quello di assicurare a due ricercatori i mezzi e le risorse per condure le loro ricerche, allora chi aveva progettato la cosa, doveva pure progettare la forma giuridica che meglio doveva garantire i due ricercatori e solo loro, non altri: o si aveva piena fiducia in loro o non la si aveva e non li si andava a cercare! Di Matteo Incerti si legge nel Profilo della sua pagina facebook che è oggi «responsabile dell'Ufficio Stampa presso Gruppo parlamentare Movimento Cinque Stelle - Senato della Repubblica». Tutti questi personaggi di cui si leggono in nomi in anni remoti li si ritrovano poi spesso in buone posizioni. Naturalmente, non facciamo illazioni di nessun genere. Ci limitiamo a fare semplici constatazione e poi a collegarle fra di loro: un'operazione mentale che ci sembra lecita ed innocente. Tutto accade “per caso”. Il giornalista Matteo Incerti irrompe nel mezzo della scena in un video che abbiamo trovato nella nostra ricerca webgrafica e che compare può sotto in altro contesto.

Ahimé! Stiamo andando per le lunghe ed io ho voglia di chiuderlo il racconto, che ognuno si può leggere nel pdf. Assicuro che la lettura non è pesante. È perfino gradevole, anche se non è per nulla gradevole la storia. Procedo così: evito di fare annotazioni in corso di lettura. Ed invece farò un’estrema sintesi a lettura finita, ponendo in evidenza ciò che a noi qui interessa ai fini di una Storia generale del M5s. È davvero impressionante che editori grandi e piccoli, per timore del Grillo Mannaro, e dei suoi lupetti, abbiano avuto paura di pubblicare un testo editorialmente così leggero e di poco onere o rischio. Ma questo avviene anche a beneficio del Lettore che lo può scaricare gratis dalla Rete, non essendo riuscito l’Autore in tutto un anno a trovare un editore e non avendo per lui senso attendere oltre. Il testo si riferisce in buona parte a una situazione precedente il febbraio del 2013, ancora prima alla stessa formale dichiarazione di fondazione del M5s il 4 ottobre del 209. Oggi il M5s è quasi al governo del Paese, dopo la conquista dei comuni di Roma e di Torino. Mettersi apertamente contro il Grillo Mannaro può comportare dei rischi per chiunque... Siamo dunque giunti alla fine del testo, ricavandone una sensazione di grande lucidità da parte di Montanari, che argomenta e documenta ogni cosa che dice e ben sostiene le sue ragioni e la sua versione dei fatti. Dall’altra parte vi è diffamazione allo stato puro, consapevole, premeditata, confidando sulla massima goebbelsiana del ripetere un milione di volte la stessa menzogna affinché diventi verità. Il principale, se non unico slogan del M5s, è stato e rimane “onestà, onestà!”, ma la vicenda narrata da Stefano Montanari non è affatto marginale e isolata e ben dimostra come in ciò che gli è stato fatto e da parte di lo ha fatto di onestà non ve ne è proprio per nulla. Si tratta ora di vedere, se lo si vuol vedere e se se ne vogliono trarre le conseguenze, quali esse siano e quali possono essere le lezioni da trarne e i rimedi da apportare. Il nocciolo della storia è abbastanza semplice: una sottoscrizione e raccolta fondi per una causa giusta. La cosa è stata però gestita male fin dall'inizio: per leggerezza? per sciatteria? in malafede? per calcolo? per secondi fini? Si può porre rimedio? Esiste una volontà della parti di uscirne fuori? Vedremo. Noi seguiamo la storia.

Alberto Medici
1. Montanari, Grillo e il microscopio. - Il link è una recensione del libro di Montanari, che o si deve leggere o è meglio tacere su tutta la faccenda senza dare facile credito alla maggioranza diffamatoria. Infatti: «In estrema sintesi, anche per non togliervi il piacere della scoperta e della lettura, si può affermare tranquillamente che Grillo e Casaleggio ne escono parecchio male, da questa vicenda». Dice il proverbio che bisogna sentire sempre in tutte le cose anche l’altra campana, solo che qui la prima campana è quella dello stesso Montanari, che bisogna sentire per prima, e poi le altre campane non sono una, ma sono cinque, mille, un milione e dicono tutte la stessa cosa. Se si odono queste campane, certamente maggioritarie, Montanari e sua moglie resteranno dei diffamati. Sentire la campana di Montanari non significa essere “contro” il M5s. Anzi, significa esattamente il contrario: volere un M5s pulito dentro, onesto nei suoi vertici. Significa chiedere una pulizia interna. Ad esempio, a me verrebbe adesso in mente di chiamare al telefono o scrivere a un nostro “portavoce” ora parlamentare. Penso però che sarebbe cosa vana: non si compromettono con il Capo Massimo, con il N. 1, come lo si chiama nel romanzo di Koestler. Il suo nome compare nel libro come di uno che allora aveva una chiara visione delle cose ed aveva anche fatto ciò che era giusto, interpellando uno degli avvocati mandalettera di Grillo, anzi suo nipote stesso che fa pure l’avvocato oltre che il nipote. Gli disse che la lettera proprio non ci azzeccava nulla con lo specifico episodio. Ma poi altro non fece ed è oggi in parlamento. Insomma, questa “onestà, onestà” mi sembra che sia una “straordinaria” e non “meravigliosa” scuola di disonestà: sui suoi banchi vengono allevati i futuri disonesti che governeranno l’Italia, se ancora ne resterà qualcosa.

Il link del sito ”Ingannati” è del 13 aprile 2014 ed ha un Forum con 37 commenti sul testo di Alberto Medici con titolo: “Montanari, Grillo e il microscopio elettronico (e il voto al 5s). Ne facciamo una rapida rassegna. Si inizia con un si, va bene, ma vi sarebbe dei ”risentimenti personali”. Trovo inaccettabile questa argomentazione tipica. Ognuno di noi ha dei legittimi “risentimenti personali” ogni volta che subisce o ritiene di aver subito delle ingiustizie. Io più che di ”risentimenti” parlerei di reazioni, appunto legittime. Il problema sorge solo se e quando questi ”risentimenti” o “reazioni” diventano essi causa di altre ingiustizie. Ma non comprendo di cosa si possa incolpare il “risentimento personale” se questo si limita a una mera denuncia dell’ingiustizia subita e nella richiesta di giustizia e di riparazione del torto. Avendo però letto il libro, non trovo traccia di malsano ”risentimento” che offusca la serenità del giudizio, anche severo e la pacatezza d’animo. Sorvolo e ignoro altri commenti stupidi e provocatori: ahimé, nelle rete ve ne sono a bizzeffe, direi sono la norma, da quando potendo ognuno pigiare tasti crede di essere esente da quel principio di responsabilità che Antonio Gramsci attribuiva a chiunque si mettesse a scrivere qualcosa. La rete è normalmente popolata da irresponsabili: è la sua ordinaria utenza interattiva. Nel Forum per fortuna interviene lo stesso Montanari che rimbecca uno che gli tira addosso le “scie chimiche” per screditarlo. Altri interventi vanno sul tecnico ingegneristico ignorando la sostanza che è giuridico-penale e sostanzia una truffa, un inganno, una manipolazione relativa a una sottoscrizione pubblico di fondi per l’acquisto di una strumento destinato a due figure di ricercatori, non a favore di istituti universitari pubblici o privati che hanno loro propri finanziamenti pubblici o privati. È poi un pugno nell’occhio la presenza di una Onlus, la cui ragione costitutiva avrebbe dovuto essere la lotta per l’abolizione della pena di morte nel mondo. Proprio quanto di più lontano possa esserci da una sottoscrizione fondi per l’acquisto di un microscopio da mettere a disposizione di due ben individuati ricercatori. Il formulario giuridico avrebbe dovuto essere compatibile con la sua destinazione ossia dare certezza ai due ricercatore sulla disponibilità ed uso perpetuo dello strumento. Ed invece sembra fatto apposta per impedirne loro l’utilizzo. Ovviamente, io non so nulla di nanoparticella, ma sono bene in grado di comprendere la “truffa” e so ancora meglio che le ricerche, tutte le ricerche, in qualsiasi ambito le si conduca, sono appunto “ricerche” volte a un risultato che non può essere certo già in partenza. Se poi queste ricerche sono innovative, mai tentate, inesplorate, a maggior ragione bisogna dare libertà, fiducia e garanzie ai ricercatori che tentano nuove vie. Curiosa la tizia che nel Forum pensa di saperla lunga… Ha tutta l’aria di una Emissaria o di una Psicopatica che però occupa la scena… Il Forum è chiuso. Altrimenti avrei detto la mia.

2. Blog di Stefano Montanari. - È la pagina ufficiale di Stefano Montanari che appare in questo momento aggiornato al 28 giugno 2016 con un articolo sui “vaccini alla brexit”. Gli mandiamo un saluto da blogger a blogger e con segnalazione del nostro post su di lui, stabilendo eventualmente un canale diretto di comunicazione. Naturalmente, sul suo blog il “Lupo Mannaro” è ancora presente. Ma vi è anche un articolo del 7 giugno sulle elezioni romane dal titolo: «A Roma la grillina del tango», da cui estraiamo un brano eloquente che non mi offende se anche io dopo il mio “reintegro” giudiziario nel M5s dovessi venir considerato un “grillino”: «Chiamarla antipatia è del tutto inesatto. I grillini non mi sono antipatici: mi fanno schifo, il che è fondamentalmente diverso». Direi che sia questo il punto: si può essere del M5s senza essere “grillini”? Io penso di si e questo mio progetto di una storia generale del Movimento Cinque Stelle, al quale oltre al simbolo io cambierei anche il nome dovrebbe andare in questa direzione. Se si pensa a quante volte l’attuale PD abbia cambiato nome e simbolo, e lo stesso altri partiti, la cosa non dovrebbe apparie strana. Certo, occorre essere in tanti. La potenzialità, la disponibilità dentro il M5s io credo esista. È forse difficile darle una voce e visibilità, ma esiste ed è destinata a rafforzarsi. Credo che sia vitale per lo stesso M5s evolvere non già nella mutazione da Movimento in Partito ormai evidente, ma nel vero irrompere di un dibattito interno e nella rivendicazione concreta dei suoi principi e del suo spirito originario. Come nel caso del microscopio di Montanari, non si può abusare della pubblica fede e non si può costruire un Movimento su principi che poi si scoprono falsi e truffaldini. Nessuno vuole essere ingannato, e se ha deciso di proseguire su una determinata strada di democrazia e trasparenza, su quella strada continuerà ad andare malgrado inganni ordini da gatti, volpi e lupi mannari o meno.

3. Blog di Beppe Grillo: un microscopio a servizio dell'ambiente. - È un link che immette nel blog di Beppe Grillo dove è appunto data la versione beppiana della storia. Per la delicatezza della faccenda non resta che invitare a una comparazione di tutte le fonti e di tutti i documenti da parte di quanti abbiano interesse a formarsi un loro proprio autonomo giudizio su tutta questa vicenda. La data del post è del 21 luglio 2010. Un breve testo introduttivo si rivolge ai sottoscrittori che hanno concorso alla raccolta dei fondi, ringraziandoli per la “fiducia” che avrebbero accordato non a Stefano Montanari e a sua moglie, ma a Beppe Grillo quasi che le ricerche con il microscopio avesse dovuto farle lui e non i coniugi Montanari. Quanto poi alla “sottoscrizione” manca qualsiasi documentazione sui fondi versati e raccolti. Io ricordo di altre sottoscrizioni dove si dava conto giorno per giorno, se non ora per ora, di ogni lira che veniva donata insieme con il nome del donatore, salvo che questi non avesse scelto lui l’anonimato. Nel suo video il Prof. Papa cita spesso la Onlus Bortolani che nulla ha mai avuto a che fare con la ricerca scientifica di nessun genere e sembra faccia con grande rammarico i nomi dei ricercatori nel cui nome appunto la sottoscrizione veniva fatta e che si erano resi disponibili senza essere attori né tragici né comici a salire sul palco insieme a Grillo per fare spettacolo finalizzato appunto alla raccolta fondi. Il Prof. Papa mai ebbe a salire su quel palco a cui ora rende grazie e mai mosse un dito per la raccolta fondi, o anche soltanto per certificarne la trasparenza. Nel libro di Montanari si parla comunque del prof. Papa ed a ciò che ne dice si rinvia. Altro è ciò che a noi interessa e che andiamo a cercare nell’area commenti del blog, al quale anche io dovrei poter accedere, ma qualcosa non funziona ed io sono stanco a dover ritentare ogni volta. I commenti segnati sono 733. Facciamo un rapido excursus. Sono ordinati dal più recente al meno recente e si incomincia dal 29.10.12, ben quattro anni fa. Provo ad inserirmi con un Test: nulla! Essendo i commenti anteriori al 2012, di essi Stefano Montanari ha potuto tener conto nel suo libro. Lo ha fatto. Se il Forum fosse ancora aperto si sarebbero dovuti poter leggere i commenti sul libro-pdf di Monanari terminato nel dicembre del 2013. Ma ciò non è stato reso possibile ed è un fatto in sé inquietante.

4. "Messina ora" sulla vicenda controversa. - L’articolo a firma Federica Arena è del 18 dicembre 2013 e non fa menzione del libro-pdf “Il Grillo Mannaro”, terminato di scrivere in questa data e non so quando messo in rete e distribuzione gratuita. Ma vale anche il contrario: Montanari non ha potuto neppure lui tener conto di questo articolo di Federica, che salomonicamente così sentenzia: «Il merito di aver scoperto la presenza di tracce di metallo nei cibi va a due ricercatori modenesi: Stefano Montanari e Antonietta Gatti, esperti in nanoparticelle e nanopatologie. Ma c’è anche un demerito: la verità, assoluta o relativa che sia, va cercata percorrendo una sola via, ché altrimenti il rischio è di perdersi. E così è stato per i due ricercatori, che avrebbero fatto meglio a mantenersi sulla retta via della scienza, senza incamminarsi mai nel viale della politica». Per chi abbia letto il pdf, sarebbe facile replicare. Il nostro intento qui è però di tipo storico, non polemico. Il Dott. Montanari dal suo blog può facilmente replicare a Federica, se ritiene di volerlo e doverlo fare.

5. You Tube: Intervista del 24 febbraio 2014 a Stefano Montanari. Il video è stato pubblicato il 24 febbraio 2014. Non è specificata la data dell’intervista, ma Montanari parla del suo libro ”Il lupo Mannaro”, che è del dicembre 2013. Si parla della dichiarazione del Prof. Papa e del passaggio del microscopio da Urbino a Pesaro, nella disponibilità dell’ARPAM. Si parla anche di una sentenza del Giudice che impone la clausola per la quale è condizione essenziale l’uso del microscopio da parte dei coniugi Montanari Gatti. Nel giugno 2009 arrivava una lettera a Montanari nella quale la Bortoloni informava che il microscopio veniva donato all’università di Urbino, dove è rimasto sempre inutilizzato per un anno e mezzo, per poi essere spostato a Pesaro, dove si dice che verrà studiato l’amianto, ossia in modo del tutto improprio. A Pesaro il microscopio resta pure fermo. Grazie al Giudice si ordina la riattivazione del microscopio, ma la causa al momento dell’Intervista è ancora in corso e non se ne conosce l’esito.

- Altri video: “Sporchi da morire”. Il video è pubblicato in YouTube 12 maggio 2012 e riprende una tvlocale detta Tele1, con trasmissione ”Zoom” del 27 aprile 2012. Parlano i due coniugi Montanari/Gatti per 52 minuti. In YouTube i commenti sono disabilitati. Il video è divulgativo e non riguarda lo “scandalo” della sottrazione del microscopio. Montanari dice en passant di essere all’epoca consigliere comunale. Sui temi oggetto di questo nostro post, cioè la politica, vi è solo qualche battuta, ma il video è rigorosamente divulgativo delle problematiche ambientali.

- Compare Matteo Incerti: in tutta questa storia finisce per avere un ruolo decisivo tal Matteo Incerti, di professione giornalista, che trovandosi casualmente a pranzo con Stefano Montanari e Beppe Grillo, trovandosi pure casualmente invitata a pranzo tal Marina Bortolani, totalmente sconosciuta fino a quel momento a Stefano Montanari, si trova proprietaria di una strumentazione scientifica del valore di circa 400.000 euro, sulla base di una casuale proposta di Matteo, casualmente invitato da Beppe Grillo ad un pranzo di lavoro dove il partner necessario ed insostituibile era Stefano Montanari: se Matteo Incerti e Marina Bortolani non fossero stati presenti, non ne sarebbero derivati tutti i brutti guai di questa storia, che ancora non si è conclusa.

- Il disinformatico sul caso del dottor Montanari. - Trattasi di un articolo del 5 settembre 2009, sollecitato dall’attività giornalistica della Rossi.  Si riattualizza con l’occasione  una intervista radiofonico condotta da Paolo Attivissimo risalente al 2 agosto 2007 ed incentrata su un appello partito dal sito di Beppe Grillo sulla pericolosità dei cibi avvelenati da inquinamento industriale. Attivissimo è noto come avversario di quanti trovano non credibili le versioni ufficiali sull’11 Settembre, ma si occupa abitualmente di “bufale” vere o presunte: uno strano mestiere dove ci si propone come certificatore di ciò che è vero o falso. Dell’intervista radiofonica del 2 agosto 2007 esiste anche la trascrizione che si può scaricare come pdf. La pagina web ha un suo Forum con 81 commenti, di cui leggo solo il primo. Paolo Attivissimo non mi era già simpatico per le Torri Gemelle e non mi è simpatica la cerchia dei suoi fan. Il primo inizia con una valutazione dello “spessore scientifico” della Signora Gatti. Mi sembra di essere al mercato delle vacche e non mi permetterei mai in pubblico di fare apprezzamenti sulla qualità delle vacche, figuriamoci delle persone. Il “caso” legato ai nomi di Montanari e Gatti, dove per istinto politico ci si è ficcato per Beppe Grillo,  è relativamente semplice e vecchio: la condizione umana e professionale dei nostri ricercatori, che mancano di risorse finanziarie e di tutela giuridica. Nella ricerca in qualsiasi àmbito i “risultati” non piovono dal cielo e richiedono condizioni favorevoli, ed anche quando queste vi siano non è certo il risultato e non lo si deve pretendere a frustate. Esercitando violenza morale sui ricercatori in qualsiasi àmbito lavorino, se ne coarta la libertà e spesso li si riduce ad automi capaci di ogni cosa venga loro ordinata, anche di preparare un'atomica per uccidere milioni e miliardi di persone. Condizionati poi da chi?  Nella Repubblica platonica era i filosofi - Ricercatori Massimi - che erano posti al governo dello stato. Oggi scienziati e filosofi vengono posti alle dipendenze delle Multinazionali, della Finanza, dei politici privi di scienza, coscienza e scrupoli. La spontanea generosità di popolo che era stata sollecitata e promosso era quella di fornire direttamente dal popolo i mezzi di cui due scienziati, ostacolati in tutti i modi, avevano bisogno: erano soldi ben spesi e non si doveva chiedere altri, augurando lunga vita e salute ai due ricercatori e concedendo loro tutta la libertà, la fiducia ed il riconoscimento di dignità loro dovuto. Invece, fin dall’inizio si è tramato il contrario, a quanto pare finora dalla nostra ricostruzione che vuole essere pure “ricerca scientifica”, anche se non sulle nanotecnologie, per le quali non avremmo le competenze necessaria e soprattutto il tempo oltre che l'ingegno per poterle acquisire. Ciò che dispiace sommamente in molti Forum è la mancanza di rispetto per chi dedica la sua vita alla scienza e al servizio dell’umanità che della scienza può beneficare. Di chi poi pensa su questo di specularci politicamente, non parliamone oltre.

6. Byoblu: il microscopio maledetto. - La data è 3 settembre 2009. La firma di Claudio Messora, che ne fa questa ricostruzione: «Montanari si rivolge a Grillo. Grillo ne fa un cavallo di battaglia e chiama a raccolta la rete. La rete mette mano al portafoglio e ricompra il microscopio a Stefano Montanari e ad Antonietta Gatti. Scroscio di applausi. Pacche sulle spalle. Come siamo bravi, come siamo belli. Foto ricordo e tutti a casa. La ricerca è salva. Oggi, la Onlus Bortolani, cui era stato intestato il microscopio, prende  accordi con l’Università di Urbino e decide di riconvertire la preziosa attrezzatura ad altri scopi». Una ricostruzione che però non corrisponde alla documentazione sincronica e diacronica finora raccolta. Falso il dato iniziale, da cui tutto si diparte: È Beppe Grillo che chiama Stefano Montanari, non viceversa. Ed inoltre la Montanari, ossia una Onlus che avrebbe dovuto occuparsi statutariamente di abolizione della pena di morte a suffragio dell’anima di Carlo o per sua maggior gloria, cui era intestata l’Associazione, nulla aveva a che fare con la ricerca scientifica e con la raccolta di fondi per l’acquisto di un microscopio. Chi l’ha chiamata? Chi ce l’ha fatto entrare e perché? Perché mai non si è tenuto un rendiconto quotidiano, in rete, dei fondi che quotidianamente venivano raccolti? Quale era il bisogno, la necessità di integrare sul palco uno scienziato negli spettacoli comici di Beppe? Era Beppe che aveva bisogno di Montanari sul palco? O era Montanari che sentiva la passione del teatro nel far da spalla al comico Beppe Grillo? La faccenda la si può girare come si vuole, ma più la si rigira più viene fuori la verità: Beppe ha fiutato l’affare mediatico-comunicativo nel servirsi di una coppia di scienziati, lui che scienziato non è, ma sempre parla di argomenti scientifici, tecnologici che deve mutuare da altri. Niente di male nell'idea di fornire a dei ricercatori lo strumento e le risorse di cui avevano bisogno, ma non bisognava strumentalizzarli e costringerli a un compito improprio: fare gratis da spalla a un comico di mestiere.

7. La questione. - La data è del 13 febbraio 2013. Dal suo blog Fabio Pupulin rivolge una richiesta di chiarimenti a Stefano Montanari che risponde con un testo di pagine 17 da scaricarsi come pdf. Sono anticipati i temi del libro ”Il lupo mannaro” che sempre in forma di pdf verrà chiuso nel dicembre dello stesso anno 2013. A smentire ciò che nelle 17 pagine afferma Montanari non si fa avanti nessuno, neppure nel forum commenti del blog, credo tuttora attivo, come vado subito a sperimentare. Funziona. È attivo. Caspita! Il mio commento compare subito senza necessità di approvazione da parte di un Moderatore e si aggiunge all’unico commento già presente: dello stesso Montanari, ma... di tre anni fa!

8.  Il MU di Napoli sulla faccenda. – Siamo su «Gli amici di Beppe Grillo di Napoli», di più pagine e con titolo: “Scippato il microscopio a Stefano Montanari». Non so se quel MU è ancora attivo e non ho adesso interesse a verificarlo con un intervento che sarebbe di disturbo. Passo in rassegna. La prima data è del 3 luglio 2009 e parte con un testo ripreso dal blog dello stesso Montanari. Si parte da quando la Onlus Bortolani toglie ai coniugi Montanari/Gatti la disponibilità del microscopio. A Napoli vi è protesta e indignazione. Tra i napoletani, sempre focosi, vi è addirittura chi propone di andare ad Urbino e rismontare il microscopio e riportarlo nuova ai coniugi Montanari/Gatti. Il microscopio è anche dei donatori napoletani. Si parla di mandare email: la notizia corrisponde con altra riportata da parte dell’Avvocato di Urbino (credo un Avvocato dello Stato) di cui in altro documento - una video intervista di Montanari - dove si menzionano numerose lettere di protesta da parte dei cittadini donatori. Risponde la Ortolani, dicendo che i coniugi sapevano che il microscopio doveva essere donato “a qualche ente idonee a loro gradito” e che vi sarebbero dei testimoni. In altri documenti, qui in CL riportati, non solo Montanari nega di aver mai saputo questo, ma dice che se lo avesse saputo non si sarebbe per niente prestare a contribuire in modo  determinante alla sottoscrizione e raccolta fondi. Ma direi resta sospetto perché mai la Onlus Ortolani si sia voluta immischiare un’impresa totalmente estranea alla sue ragioni statutarie. Oltretutto si pone sempre come controparte di quelli che dovevano essere i beneficiari della raccolta fondi, cioè i due ricercatori: non fa nulla per aiutare la ricerca dei due coniugi o per assecondare i loro intendimenti, ma fa tutto per essere di ostacolo. Poteva farla la Ortolani stessa la ricerca, se ne era capace, modificando l’intestazione e l’oggetto della Onlus, se la legge lo consentiva. Ed invece sembra che il microscopio potesse funzionare tutto da solo e che i due ricercatori erano un disturbo per il microscopio e per la Ortolani Onlus, la quale dichiara di aver agito sempre correttamente sia dal punto di vista legale sia da quello etico. Dal punto di vista legale si tratta di sapere sulla base di quali norme. Se suo fine era di occuparsi di ”pena di morte” bisognerebbe che venisse indicato dalla Ortolani sulla base di quali norme si occupava di ricerca fondi per l’acquisto di un microscopio. Quanto poi al punto di vista “etico”, ognuno di noi può fare le proprie valutazioni.

Carlo Sibilia
Troviamo una posizione, genuflessa di Carlo Sibilia, che oggi acquista per noi un grande significato per la sua posizione di Uno del Cinque del Direttorio: «Il microscopio va all’Università ed è giusto così, a mio modo di vedere e dalle informazioni che ho. I Signori ricercatori che lo hanno utilizzato fino ad ora cosa hanno prodotto con quello strumento? Se hanno prodotto qualcosa è giusto che venga messo a disposizione di tutti. Per il momento non ci sono tracce di pubblicazioni. Il microscopio costa e non può essere di dominio esclusivo. Vorrà dire che la signora Gatti e il signor Montanari andranno ad Urbino quando gli servirà di utilizzarlo. All’Università molta più gente, compresi i ricercatori che lo stavano già utilizzando potranno usufruire dello strumento. Quindi non firmo. Quindi chiedo alla Dott.ssa Gatti e Montanari di fare un passo indietro e uno avanti per andare fino ad Urbino ad utilizzarlo insieme agli altri ricercatori. Cortesemente non prendete sempre la palla al balzo per spalare merda sui meetup etc., fate la guerra a chi prende i soldi (magari le nostre tasse) e se li frega senza neanche pensare…». Lo cose che dice sono smentite dalla documentazione qui riportata, ma è intrinsecamente contraddittorio il suo ragionamento. Parla di “signori ricercatori” come se si trattasse di comuni portieri di albergo fungibili e sostituibili a piacimento. Ed invece, a quanto pare di capire, si tratta di ”infungibili”, cosa che non sono i diretti interessati a dover dichiarare, ma quanti hanno versato i loro soldi affinché il microscopio andasse esattamente a quelle persone “infungibili” per i quali si erano mobilitati ed il cui nome era stato fatto espressamente. Il testo di Sibilia è decisamente insolente. Esilarante: «…insieme agli altri ricercatori». Non ve ne è stato nessun altro in grado di utilizzarlo e di fare quel genere di ricerca. Per un anno e mezzo in Urbino il microscopio è stato del tutto improduttivo ai fini di qualsiasi ricerca e la responsabilità di questa improduttività non può certo ricadere sugli stessi coniugi Montanari/Gatti ai quali l’uso dello strumento è stato loro sottratto contro la loro volontà e con grande loro costernazione. Se mai il loro torto è di non aver fisicamente impedito che il microscopio venisse smontato e trasportato Urbino. Questa operazione avrebbe richiesto un atto giudiziario e in Tribunale avrebbero potuto chiarirsi molte cose. Un anno e mezzo, e più, di ricerca scientifica avrebbe potuto essere salvata. Carlo Sibilia ha conseguito una laurea triennale in biotecnologie, ma dubito che ampia le competenze necessarie per sostituire i coniugi Montanari/Gatti nelle loro ricerche.

Sto procedendo nella lettura dei testi del MU: non tutti meritevoli di menzione, e del resto tutti liberamente accessibili. Mi sorge poi un dubbio. Se per strada decido di fare un’elemosina a qualcuno, non devo passare attraverso una Onlus. Lo posso fare direttamente e senza burocrazia di sorta. Se siamo una comitiva di amici e vogliamo fare una colletta per aiutare una persona in difficoltà, non abbiamo bisogno di una Onlus. Se si aveva fiducia e stima nelle ricerche dei coniugi Montanari/Gatti, si donava a loro personalmente il microscopio che solo loro erano in grado di usare. Non è che donando a chiunque un pianoforte, questo diventi uno Chopin perché gli è stato donato un pianoforte, o uno diventi un Paganini perché gli è stato donato un violino. Il lato più oscuro e meno convincente di questa storia è il ruolo di un terzo soggetto: la Onlus Bortolani. Alla pagina 20 del pdf ”Il Grillo Mannaro” narra le condizioni poste da Grillo: «Le condizioni furono che io avrei dovuto partecipare agli spettacoli raccontando delle polveri e che il microscopio non sarebbe stato intestato a me ma ad una onlus o ad una fondazione… Per puro caso, perché così doveva sembrare, a quel punto Incerti [Eccolo, compare qui nel corso del video YouTube, un personaggio di nome Matteo: Il microscopio della discordia] che, forse facendo violenza a se stesso e alla sua connaturata invadenza, se n’era stato zitto per mezz’ora, fece la proposta: “Si potrebbe intestare a Marina. Lei è presidentessa di una onlus e…”. Grillo vide subito l’eccellenza della proposta, la Bortolani assunse l’espressione che poi avrei conosciuto bene di “se Dio vuole così…” e io, nella mia terribile, rovinosa, imperdonabile, irritante ingenuità, non trovai nulla a che ridire ma, anzi, pensai che si era risolto un problema». Con il senno del poi, penso tutti possiamo concludere che la cosa era stato preordinata. Non si invitavano a pranzo due personaggi, Incerti e Bortolani, che nulla avevano a che fare con il microscopio e la ricerca sulle nanotecnologie. E il giornalista Incerti poteva ben tenere la bocca chiusa. La Bortolani era a quell’epoca del tutto sconosciuta a Montanari e non vi era motivo che ”casualmente” mangiassero tagliatelle insieme a una stessa tavola di trattoria. Concertazione e pianificazione vi fu e Montanari fu messo nel sacco.

9. Lettera di Montanari a Grillo. - La lettera è del 26 settembre 2010 ed è apparsa su un sito che ha per titolo «Vaf… Beppe Grillo!!!». Vi sono 8 commenti. Per il testo della lettera si rinvia chiaramente al link. Posso confermare che è costante l’atteggiamento da parte di Grillo di sottrarsi “ad ogni tipo di confronto”, salvo apparire quando vuole lui e con chi vuole. Si sottrae particolarmente a quelli ai quali avendo fatto presumibilmente qualche torto, proprio per questo non dovrebbe negarsi. Ripeto: è costante e potrei elencare almeno tre casi, ma credo siano molti di più. Uno è appunto questo di cui nella lettera di Montanari. È da considerare che le famose Cinque Stelle altro non sono che un programma ambientalista: acqua, energia, ecc. Mancano significativamente i temi propriamente politici: sovranità, indipendenza, pace e guerra, democrazia, costituzione, ecc. Ma per i temi ambientali il punto di riferimento è uno Stefano Montanari, sua moglie, che in tutta la loro esistenza professionale si sono occupati. Se parlano di queste cose, sanno di cosa parlano. Se ne parla Grillo, non può fare altro che ripetere cose apprese e forse non comprese: capita ad ognuno di noi su temi complessi e tecnici. Dei suoi fan poi siamo all’assurdo: si accalorano tantissimo, quanto meno sanno e comprendono. E pretendono pure di tenere sotto frusta gli scienziati di cui hanno bisogno: usa e getta. Era ovvio che Grillo cercasse Montanari e non viceversa. Ma pretenderne la sudditanza è altra cosa. Nella sua lettera Montanari parla di ragazzi* di Firenze, che reagirono all’inizio seguendo un sano impulso di giustizia, ma poi subito si chetarono, anziché pretendere con forza quella giustizia che la loro coscienza aveva riconosciuto. È da chiedersi perché ciò sia avvenuto e chi fossero questi ragazzi e quale sia poi stato il loro percorso politico dentro il Movimento. La lettera è corredata da un video dove Stefano Montanari si rivolge a Beppe Grillo.

* Un nome è fatto nel libro: Alfonso Bonafede, di professione avvocato, oggi deputato in Parlamento per il Movimento Cinque Stelle. Abbiamo aperto, più avanti, una scheda su di lui, e forse faremo un tentativo di intervistarlo sulla faccenda del microscopio, per sentire la sua versione dei fatti.

10. Riservato a eventuali interventi diretti di Stefano Montanari, che ringrazio per aver risposto a una mia email inoltrata dal form del suo blog. Pubblico di seguito, per patto espresso, le Precisazioni che mi giungono per email, lasciando immutato il testo ricevuto e racchiuso fra virgolette («») di apertura e chiusura. La nostra intenzione è quella di fare storia di fatti contemporanei, dei quali io stesso sono partecipe e protagonista, e dove quasi tutte le persone di cui si parla sono viventi e perfettamente in grado di intervenire nella scrittura di una storia nella quale di loro si parla. Da parte mia avranno sempre la massima disponibilità nel dar loro voce e ogni diritto di replica in tutte quelle parti dove al di là dell’impianto narrativo non potrò sottrarmi a un mio personale giudizio o a una presa di posizione. La neutralità assoluta, cosa diversa dalla oggettività ed equanimità del giudizio, non è cosa sempre possibile e/o augurabile ed apprezzabile. Il Dott. Montanari ha sempre facoltà di togliere, modificare, aggiungere la parte compresa fra le due due virgolette («»):

« Precisazioni:

1. Quando io fui cooptato dal senatore Fernando Rossi all’interno del partito Per Il Bene Comune non ne parlai con Grillo per almeno due motivi equivalenti per importanza: il primo è che, fortunatamente, allora non avevo più alcun contatto con Grillo, e il secondo è che non esiste ragione per la quale io abbia bisogno del permesso di qualcuno (a parte mia moglie, naturalmente) per fare ciò che faccio. Aggiungo, poi, che non avevo idea di che cosa stesse combinando Casaleggio (che conoscevo personalmente e che, in tempi non sospetti, trovavo allarmante) e che Grillo non mi aveva mai proposto nulla né di un progetto politico mi aveva parlato. In fondo, visto che il personaggio stava preparando la sottrazione del microscopio, se io fossi in qualche modo entrato nel M5S forse gli sarebbe stato difficile portare a termine il progetto di privarci dell’apparecchio.

2. Marco Morosini era effettivamente impiegato presso l’ETH di Zurigo e, fuori del lavoro, a Grillo segnalava persone che reputava in qualche modo interessanti. È certo che quando mi telefonò non lo faceva per l’ETH. Comunque, conoscendo Grillo, dubito che Morosini abbia ricavato un centesimo dalla sua attività di segnalatore.

3. Oggi penso che Raffaella Pirini fosse perfettamente al corrente di tutto e certamente sapesse tante cose prima che io fossi costretto a sperimentarle di persona. Di sicuro non ha nessuna voglia di parlare della questione.

4. Per verità di cronaca, nel 2012 mia moglie, la dott.ssa Antonietta Gatti, fu inserita all’interno del “college of fellows” dei biomaterialisti dove, in quell’anno, erano stati selezionati i 32 scienziati del settore di maggiore spicco a livello mondiale.

5. Appena conseguita la laurea, ottenuta in prima sessione e, dunque, il più in fretta possibile, io fuggii dall’università semplicemente perché mi faceva pena il sistema ed ero del tutto conscio del fatto che, se mai fossi restato al suo interno, la massima probabilità sarebbe stata quella di una grigia carriera fatta d’inchini e di rospi ingoiati.

6. Oggi, a distanza di anni, il fatto che Grillo e Bortolani si conoscessero prima di quell’incontro “casuale” è evidente. A ben pensarci, non capisco come io abbia fatto a cascarci con tanta ingenuità. Un fesso.

7. L’oggetto sociale della Onlus Bortolani non contiene alcun accenno alla ricerca, di qualunque genere la ricerca sia.

8. L’editore per Il Grillo Mannaro l’avevo trovato e c’era pure un contratto firmato. Secondo quanto mi telefonò lui stesso, fu il distributore a rifiutare la distribuzione. Prima avevo contattato un altro editore il quale mi disse che il libro era molto bello ma che lui voleva fare carriera politica (di fatto arrivò al grado di consigliere comunale di una città di provincia) e quel libro avrebbe potuto inimicargli qualcuno che poteva, vedi mai, tornargli utile.

9. Ciò di cui all’inizio mi stupii maggiormente fu la totale mancanza di reazione credibile non solo da parte di Grillo (che restò sempre accuratamente nascosto) ma da parte dei grillini. Se io avessi raccontato fandonie, qualcuno avrebbe dovuto insorgere a suon di documenti. Invece, niente: la “versione” contraria, quella che avrebbe dovuto smentirmi, al di là di esternazioni stravaganti e sempre prudentemente lontane dal confronto e dall’esibizione di documenti, non arrivò mai. E la cosa è ovvia: che cosa si sarebbe potuto dire? Molto più saggio starsene quieti e zitti, aspettando che la buriana, se mai buriana ci fosse stata, passasse. Questo mi confermò che avevo capito benissimo quale fosse e resta il livello intellettuale, culturale e, soprattutto, morale dei grillini. Il “grillismo” è una fede e, come tutte le fedi, non è analizzabile e valutabile in termini di onestà: un concetto che è del tutto estraneo. Insomma, se ci credi ingoi qualunque veleno.

10. Parlare di “risentimenti personali” tra Grillo e me è quanto meno ridicolo e dimostra l’imbarazzo di chi cerca a tutti i costi  una giustificazione per l’ingiustificabile parlando di qualcosa che non conosce. Mai, in nessun momento, Grillo ed io, pur passando molte giornate insieme, abbiamo avuto modo di discutere sostenendo punti di vista diversi. Questo anche perché Grillo non è in grado di sostenere nulla se non lo si aiuta almeno con un canovaccio.

11. Ad oggi nessuno ha mai chiesto quali siano stati i risultati scientifici ottenuti trasferendo altrove il microscopio. Dopo un anno e mezzo di apparecchio spento e, per questo, senza risultati possibili, il microscopio finì all’ARPAM di Pesaro, ente rispettabilissimo ma mai entrato nelle ipotesi. Comunque sia, i risultati scientifici promessi sono stati zero.

12. Di me si occupò a lungo una tale Valeria Rossi, giornalista espulsa dall’ordine professionale che poi si vide chiudere il blog dalla Polizia dopo una perquisizione con risultati imbarazzanti. La signora ebbe non solo a partorire teoremi la cui logica lascia a dir poco interdetti ma addirittura ad inventare interviste che c’incastravano alle nostre responsabilità. Quali queste responsabilità fossero restò sempre da definire, ma erano certamente terribili. Senza sorpresa, la signora Rossi svanì nel nulla, ma questo solo dopo aver raccolto numerosissime adesioni da parte dei grillini che altro non cercavano se non qualcuno disposto a scaricarci addosso palate di fango. Malauguratamente ancora oggi, a distanza di anni, c’è chi riesce a trovare almeno parte di quelle stramberie e a servirsene come se fossero verità rivelata.

13. Ovviamente liberatisi di Grillo, si può essere all’interno del M5S senza essere grillini ad una condizione: che si ponga rimedio alle malefatte commesse. Questa filosofia è del tutto analoga a quella relativa al sacramento della confessione: Dio ti perdona, ma tu ti devi pentire. Altrimenti mi stai prendendo per i fondelli. Ad oggi non un solo grillino seduto in parlamento ha nemmeno vagamente tentato di mettere una pezza alla voragine. Nessuno nemmeno ne parla, pur conoscendo a menadito il caso. Giusto un episodio: tempo fa un amico scrisse ad un parlamentare stellato che, anni prima, aveva fatto ricerca con noi. La sua domanda era, più o meno, “Perché lei, che è al corrente di tutto, non tenta di porre rimedio al guaio?” E, sempre più o meno, la risposta fu: “Perché quando si è in certe posizioni si perde la voglia di lottare.” Ora, al di là del ribrezzo e della pietà umana, dove starebbe la lotta? Un partito che fa dell’onestà la sua bandiera non dovrebbe aver bisogno di sollecitazioni, meno che mai di lotta interna, per riparare ad una porcheria che il loro stesso capo ha commesso. O no? A me pare che nel M5S l’onestà sia rimpiazzata dalla più becera ipocrisia con l’aggravante di pretendersi onesti. Ma forse la logica non è più di moda così come non lo è più la dirittura morale e, allora, tutti trovano allegramente una scusante per il proprio comportamento, per sozzo che quel comportamento sia. Se è così, chiedo venia: io ho sbagliato pianeta.

14. A tutt’oggi la onlus Bortolani non ha mai presentato i conti a dispetto delle nostre richieste insistite oltre che della più elementare trasparenza. Stranamente, nessuno del M5S le ha chiesto di farlo. Una ragione ci sarà. O no?

15. La censura nel blog di Grillo è sempre stata feroce, per poi diventare ferocissima quando si trattava di me o del microscopio. Per divertirmi io ho provato più volte a mandare commenti utilizzando vari espedienti. Al massimo entro qualche ora il censore di turno scopriva tutto e tutto cancellava. Un concetto di onestà piuttosto curioso.

16. La tesi di questa Federica è bizzarra: tu fai politica (peraltro una campagna durata meno di tre mesi, solo per me e non per mia moglie che non fece nulla, con impegni a dir poco saltuari e senza aver ottenuto il minimo per essere eletti) e, quindi, ti togliamo il microscopio. Non so chi sia Federica, ma al di sotto di un certo livello fatico ad andare. Per inciso, nel 2009 un gruppo di persone mi chiese di presentarmi alle elezioni comunali a Nonantola (Modena) perché lì si abbattono con una certa gravità i fumi dell’inceneritore di Modena. Eletto (senza mai tenere nemmeno un comizio), ho fatto quello che potevo, da consigliere di opposizione, per cercare di dare una mano a chi non era d’accordo con la devastazione ambientale cui il territorio era e resta sottoposto. Finito il mandato, non mi sono ripresentato.

17. Grazie a un giudice, noi a Pesaro andiamo normalmente una volta la settimana (400 km di andata e ritorno) e continuiamo a lavorare con il nostro microscopio. È ovvio che una volta la settimana è diverso da tutti i giorni, domeniche e feste comandate spesso comprese. Ma, in  fondo, è sempre meglio dell’imbavagliamento che voleva Grillo e che i grillini, con il loro silenzio, coccolano.

Saluti,

Stefano Montanari»

11. Altri links. Webgrafia. - La letteratura sul “caso” è alquanto estesa e noi non potremmo andare avanti nel nostro progetto di Storia generale del M5s se ci fermassimo sempre al 2° capitolo, ossia su questo post. Ci siamo formati un nostro giudizio che resta tale fintantoché non emergano fatti nuovi che ci facciano ricredere. Riteniamo che sia stato fatto un torto ai coniugi Montanari/Gatti e riteniamo pure che questo torto debba essere riparato. Ma non possiamo andare oltre in quella che resta una nostra privata opinione. Della faccenda avrebbe forse dovuto occuparsi fin dall'inizio un giudice, risparmiando a tutti e ognuno polemiche successive e dissapori che non avranno mai fine. Ci convince assai poco che fin dall’inizio della storia qualcuno avesse pensato di affidare il timone di comando a una Onlus istituita per l’abolizione della pena di morte nel mondo, o meglio per onorare la memoria del suo intestatario, ma senza nessuna relazione con il microscopio e il suo utilizzo. Se mai, avrebbe dovuto istituirsi una Onlus ex novo finalizzata all’acquisto del microscopio e alle ricerche da farsi con una siffatta attrezzatura. Oltre alle “tagliatelle” non mi sembra che ci sia stata quella riflessione e considerazione che avrebbe dovuto esserci: non si affrontano così le questioni complesse e delicate, in una trattoria, fra piatti di tagliatelle e con commensali trovati “per caso”. Fosse in me la decisione, dei tanti milioni destinati alle piccole e medie imprese a titolo risarcitorio comprerei un nuovo microscopio che lascerei interamente nella proprietà e disponibilità dei coniugi Montanari/Gatti e a beneficio di quanti possono trarre utilità dalle loro ricerche, i cui “risultati” non possono essere garantiti a priori. Lascerei perfino un budget annuale per le elevate spese di manutenzione della strumentazione. Di altri link che ho casualmente reperito ne riporto in numero chiuso dalla lettera a/z: a) In questo link si pone in dubbio la “buona fede” dei coniugi Montanari/Gatti sulla base di quanto asserito dalla “giornalista” Valeria Rossi (da poco venuta a mancare), le cui tesi sono stata ampiamente replicate e discusse dallo stesso dott. Montanari. - b)

(segue)